Stupro maschile, questo sconosciuto

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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RomeuzBoy
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Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da RomeuzBoy » giovedì 10 novembre 2016, 17:53

Vorrei aprire una riflessione che non so se sia mai stata fatta qui, probabilmente sì... Il tutto nasce dalla mia lettura di questo articolo: http://www.bossy.it/discriminazione-e-s ... gazzo.html (Non è mia intenzione fare pubblicità o altro)
Si parla di due cose che sicuramente mi hanno colpito:
- La ghettizzazione del mondo gay dichiarato, cosa ormai nota e comune, non è una novità
- Il tema dello stupro maschile, il più delle volte anche tra gay, di cui mai si parla in giro, come se fosse una realtà assolutamente irreale, eppure ricerche dimostrano che una buona metà degli stupri solitamente è verso il sesso maschile. Non voglio con questo affermare che lo stupro femminile conti meno, anzi, solo magari mettere in luce questa realtà e rifletterci :)
Non so ragazzi, voi che ne pensate? Avete avuto brutte esperienze del genere? Se vi va di parlare...

P.S Spero di aver azzeccato la categoria!

Hospes91
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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da Hospes91 » giovedì 10 novembre 2016, 21:05

Mah, dubito che chi sia stato vittima di stupro (o di un suo tentativo) abbia voglia di scriverne. Questo sia per le estreme delicatezza e gravità della cosa, sia perché gli uomini, si sa, mediamente sono meno portati delle donne ad aprirsi. Aggiungo inoltre che forse (e sottolineo "forse", non vorrei risultare offensivo verso le donne) per un uomo è un'umiliazione ancora più bruciante, non a caso mi sembra che lo stupro maschile venisse praticato secoli orsono al termine di guerre e battaglie, ovviamente dai vincitori sui vinti. Chiaro, lo stupro femminile non mancava mai, ma credo che nell'ottica di quei tempi stuprare gli uomini sconfitti desse enfasi alla vittoria, come un rimarcare chi aveva vinto su chi.

Di più non so, probabilmente non tutti i popoli lo avevano come costume, oppure alcuni lo effettuavano più di altri, non so... Bisognerebbe interpellare uno storico.
Sul fatto che se ne parli pochissimo anche al giorno d'oggi, magari è proprio perché un uomo, ancora più che una donna, si rimprovererebbe di non essersi riuscito a difendere. Ragionamento stupido, ma lo capisco.

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progettogayforum
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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da progettogayforum » giovedì 10 novembre 2016, 21:41

Ho letto il post. Storie di quel genere ne ho sentite parecchie, è una forma di violenza certamente, in questa forma di violenza manca il consenso reale, c'è un approfittamento da parte del più forte nei confronti del più debole, ma non c'è costrizione fisica, non c'è ricatto, non c'è minaccia con le armi, non c'è l'uso di droga per vincere la resistenza della vittima, cose che nella realtà "criminale" esistono eccome.
Un capitolo del manuale Essere Gay è dedicato agli incontri gay pericolosi, i documenti acclusi a quel capitolo presentano anche esempi di violenza organizzata e di gruppo. Queste cose sono forme di delinquenza della peggiore specie e costituiscono delitti gravi contro la persona, che purtroppo restano quasi sempre impuniti. Il mondo gay, come ha i suoi santi ha anche i suoi delinquenti ed è fondamentale imparare a tenersene alla larga. Certo, più un ambiente è ghettizzato e marginalizzato più vi prospera la violenza in tutte le sue forme.

Hospes91
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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da Hospes91 » giovedì 10 novembre 2016, 21:43

Io invece il link non l'ho ancora aperto, perché stasera non ci riuscirei proprio.
Lettura rimandata, Romeuzboy; poi ti farò sapere.

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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da RomeuzBoy » venerdì 11 novembre 2016, 17:41

progettogayforum ha scritto:Ho letto il post. Storie di quel genere ne ho sentite parecchie, è una forma di violenza certamente, in questa forma di violenza manca il consenso reale, c'è un approfittamento da parte del più forte nei confronti del più debole, ma non c'è costrizione fisica, non c'è ricatto, non c'è minaccia con le armi, non c'è l'uso di droga per vincere la resistenza della vittima, cose che nella realtà "criminale" esistono eccome.
Un capitolo del manuale Essere Gay è dedicato agli incontri gay pericolosi, i documenti acclusi a quel capitolo presentano anche esempi di violenza organizzata e di gruppo. Queste cose sono forme di delinquenza della peggiore specie e costituiscono delitti gravi contro la persona, che purtroppo restano quasi sempre impuniti. Il mondo gay, come ha i suoi santi ha anche i suoi delinquenti ed è fondamentale imparare a tenersene alla larga. Certo, più un ambiente è ghettizzato e marginalizzato più vi prospera la violenza in tutte le sue forme.
Certamente, ho voluto aprire il topic anche per far sapere anche per ciò che posso io che lo stupro maschile è reale, non è un sogno, potrebbe potenzialmente succedere nella vita di ogni uomo, per questo serve sempre la massima prudenza, come hai detto tu :)

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Pugsley
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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da Pugsley » sabato 12 novembre 2016, 0:00

Ricordo chiaramente in proposito questo orribile fatto di cronaca risalente al 2007.
Pare un incubo.

http://www.corriere.it/cronache/07_otto ... tato.shtml

Pugsley

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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da Pugsley » sabato 12 novembre 2016, 5:50

Romeuz cmq trovo la storia dello stupro raccontata male.
Io sarei stato meno fiabesco e più pragmatico.
Il tipo l'ha forzato, ma come dice Project, trovo più che altro il ragazzo un po' più affettivo e meno istintuale. Aveva voglia, ma aveva paura. Se dobbiamo vedere queste cose allora anche io sono stato stuprato, perché ero insicuro e tremavo...avevo voglia, ma non era il momento giusto ed avrei voluto un po' più di tempo e conoscenza...ma di fatto la prima volta bisogna rompere il ghiaccio e ci sta sempre uno più a disagio dell'altro, uno più eccitato dell'altro.
Se tutti fossero come me alla fine nessuno scoperebbe...ci deve essere uno che prende l'iniziativa...in ogni modo mi vengono in mente le mie esperienze...devo dirti la verità io i tipi con cui l'ho fatto in quei momenti di mio estremo terrore, li rivedrei volentieri...più che altro saprei come comportarmi meglio questa volta e probabilmente godrei (cosa che all'epoca non è avvenuta). Uno di loro non mi vede più come oggetto sessuale, ma come amico. Il luglio scorso mi ero preparato...soli a casa sua io e lui, ma sono rimasto molto deluso...mi ero immaginato scintille...avrei dovuto forzarlo io, ma è lui che è abituato a condurre i giochi...ha voglia lui, bisogna giocare, ho voglia io, se lui non ha voglia non si gioca...possiamo chiamarlo effettivamente con l'appellativo di stronzo.
A presto

Pugsley

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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da progettogayforum » sabato 12 novembre 2016, 12:39

Ho letto anche il post che ha citato Pugsley e mi è tornato in mente l’omicidio recente di quel ragazzo di Roma. Non sottolineerò mai abbastanza che sesso e violenza si trovano insieme “solo in situazioni patologiche” (riconosciute o meno), in condizioni di normalità le due cose si escludono a vicenda. Aggiungo che in certi contesti esistono proprio autentici deliri di onnipotenza, esaltati dall’uso di stupefacenti e dall’idea che tutto si può comprare. Il sesso imposto come espressione di potere su un altro individuo esiste sia in ambito etero che in ambito gay. Non parlo mi maggiore o minore esuberanza o eccitazione nell’ambito di una coppia, ma di violenza nel senso specifico del termine, che nella maggior parte dei casi è esercitata in gruppo. Devo sottolineare che, da quello che ho potuto constatare parlando con ragazzi che sono stati oggetto di abuso sessuale in età infantile (cosa molto più frequente di quanto non si creda) e di violenza sessuale (cosa che si incontra più raramente anche perché i ragazzi vittima di violenza sessuale evitano di parlarne), i danni che la violenza sessuale può provocare possono essere veramente gravissimi e distruttivi della personalità di un individuo.

Sottolineo che, mentre ricevo facilmente le autorizzazioni a pubblicare mail su moltissimi aspetti della sessualità, le mail che affrontano il problema della violenza sessuale si concludono quasi sempre con la raccomandazione di “non pubblicare” la storia.

Negli archivi dei primissimi tempi di Progetto Gay ho trovato una lunga mail che racconta le terribili esperienze di un ragazzo che ha fatto la terza media come alunno interno in un convitto retto da religiosi nell’anno scolastico 1957- 58. Non ho mai pubblicato la mail, anche se l’autore me lo aveva chiesto perché gli elementi di violenza che conteneva mi hanno trattenuto.

Penso che sia ora il caso di pubblicarla. Ho omesso alcuni dettagli veramente raccapriccianti, otto righe in tutto, in particolare la descrizione dell’ultima scena di violenza, la cui brutalità sembra incredibile in ragazzi giovanissimi. Il lettore capirà.
_________

Caro Progetto,
non so se sei una persona vera o un gruppo di persone, farò come se tu fossi una persona. Intanto grazie per avere creato il blog, però te lo devo dire subito, le cose gay per me hanno uno strano sapore, sono parecchio complessato su queste cose e ancora adesso, che ormai sono vecchio, sono scombussolato da un sacco di paturnie e di pensieri assurdi. Non so se sono veramente gay, non so se voglio esserlo, certo è che nelle cose del sesso ho vissuto la vita di un caso patologico, di un nevrotico che non è mai riuscito a trovare un suo equilibrio. Detto così, non si capisce niente, e allora tanto vale la pena che ti racconti quello che è successo. Mi farebbe piacere che tu mettessi la mia storia sul blog, però se non vuoi farlo ti posso capire. In ogni caso mi piacerebbe ricevere una tua risposta.

Sono nato nel Nord Italia, in Veneto, e allora ci si faceva la fame. I miei genitori erano contadini e io ero l’unico figlio superstite. Mio fratello più grande era morto in guerra e dopo le elementari nel paese, i miei si sono trovati a decidere se mandarmi alla media o all’avviamento. Soldi ce ne stavano pochi ma hanno fatto uno sforzo enorme per mandarmi alla media, per farmi studiare e darmi delle possibilità in più. Di questo li ringrazio perché la mia tranquillità economica di oggi è frutto della loro scelta.

La prima e la seconda media le ho fatte in una cittadina vicino al mio paese. Mi dovevo alzare prestissimo la mattina per prendere la corriera, mia madre mi lavava e mi stirava ogni giorno la camicia, perché ne avevo solo due e a scuola bisognava andare in ordine, mi lucidava pure le scarpe, babbo mi foderava i libri , mi faceva trovare le cose buone da mangiare, che poi erano le castagne o i fichi, secondo la stagione. Alle medie c’era il latino e per me era un ostacolo grosso, ma c’era il parroco, don Antonio, che mi faceva lezione il pomeriggio e mi faceva fare tutti i compiti. Gli altri ragazzi della classe erano tutti di famiglie ricche o almeno borghesi ma allora io non me ne rendevo conto. Quando c’erano gli incontri coi professori ci andava don Antonio, allora io non lo capivo, ma i miei genitori non si facevano vedere per paura di farmi fare un brutta figura, perché non parlavano bene l’Italiano e avevano le mani rovinate dai lavori in campagna. Mio babbo aveva fatto solo le elementari e mia mamma non le aveva nemmeno finite.

Nonostante tutto, a scuola non ho avuto problemi seri di adattamento, i professori erano molto esigenti ma io avevo una certa voglia di studiare e con l’aiuto di don Antonio, che aveva una mezza idea di mandarmi, dopo, in seminario, riuscivo a cavarmela passabilmente.

Nell’estate del 57 ho perso entrambi i genitori a causa di una febbre tifoide che il medico non ha saputo curare e mi sono trovato, a 13 anni, praticamente solo al mondo. Sono stato affidato a un fratello di mia madre, zio Battista, che però viveva in un paesetto in mezzo alle montagne e aveva le bestie in un alpeggio. Se fossi andato a stare con lo zio Battista, che era pure vecchio, vedovo, e non aveva figli, non avrei potuto continuare a studiare. Lo zio mi disse che potevo o andare in seminario a Vicenza o andare in collegio a Roma, in una scuola che don Antonio conosceva. Io non volli andare assolutamente in seminario e scelsi di andare a Roma, dove non ero mai stato. Mi segnarono alla scuola e zio Battista si fece carico di pagare la retta, che non doveva essere nemmeno tanto bassa, perché io avrei mangiato e dormito in collegio.

Don Antonio mi accompagnò a Roma e mi presentò al rettore della scuola, a dire la verità un po’ maltenuta, ma pulita, era un convento di frati, c’era la chiesa, ma di frati ce n’erano pochi, non più di sette o otto, tutti vecchi. Il convitto era diretto dal frate prefetto che però non si vedeva quasi mai, tutta l’organizzazione interna era affidata a dei ragazzi, studenti universitari, che noi chiamavamo prefettini, erano ragazzi che stavano in collegio senza pagare perché in pratica lavoravano stando appresso a noi, erano loro che ci seguivano durante le ore di studio e ci facevano fare i compiti, ci sorvegliavano il pomeriggio, durante i pasti, e la notte dormivano nelle loro piccole stanze, una accanto ad ogni camerata, per controllare la disciplina. In genere di noi si occupavano poco perché avevano molto da studiare per i loro esami all’università.

Io ero nuovo, i miei compagni si conoscevano già da due anni. La scuola non era male, tutti professori erano laici, in pratica professori in pensione delle scuole statali, erano tutti vecchi ma erano bravi e ci mettevano l’anima per farci imparare le cose. Alcuni professori li ricordo ancora. Il professore di matematica al quale devo il mio interesse per questa materia, nella quale ero bravissimo, il professore di lettere che ci raccontava le storie dell’Iliade e dell’Odissea recitando come in teatro e anche il professore di ginnastica che in pratica ci faceva fare solo ginnastica premilitare, come si faceva al tempo del fascismo.

I primi giorni sono stato bene e l’ho scritto a don Antonio, che mi mandava una lettera ogni settimana, ma già dalla metà di ottobre ho cominciato a vedere delle cose strane. C’erano dei ragazzi che sparivano dalla sala di studio e non si sapeva dove fossero finiti e poi rispuntavano dopo una mezz’oretta, Io allora ero totalmente ingenuo, non sapevo nulla del sesso, non avevo ancora scoperto la masturbazione e mi potevano raccontare qualunque balla che ci avrei creduto. Gli altri ragazzi, che non mi conoscevano, tendevano a mettermi da parte e a tenermi al di fuori dei loro segreti, ma non ci misi molto a capire che nel collegio c’era una vita invisibile, sotterranea.

Per una regola interna, le camerate erano distinte per anni di scuola, in modo da tenere separati i ragazzi di età diversa. Noi vedevamo i ragazzi della prima e della seconda media solo a colazione, a pranzo, a cena e nelle occasioni speciali, per esempio in chiesa, ma la ricreazione si faceva per gruppi separati, quindi in pratica io potevo familiarizzare solo coi ragazzi della terza media.

All’epoca ero un bel ragazzo per la mia età, ma ero molto delicato e molto educato. Dopo le prime settimane di scuola uno dei ragazzi, uno tra i capetti più rispettati, cominciò a chiamarmi uomo-donna e a farmi battute che all’inizio non capivo, tipo; “Tu sì che sei un uomo, non tua sorella!” Poi l’idea che io fossi l’uomo-donna cominciò a spargersi tra tutti i miei compagni.

Un giorno, durante le ore di studio, uno dei ragazzi si rivolse al prefettino per un chiarimento di matematica, quello gli disse che lui studiava lettere e che, se voleva, poteva andare da un altro prefettino che stava studiando ingegneria nella sua stanza. Il ragazzo tornò nell’aula di studio dopo circa mezz’ora tutto arrossato e spettinato, fu lì che ebbi il primo sospetto che le mezze ore di assenza di certi ragazzi non fossero dedicate a ricevere chiarimenti scolastici. Ma fu solo un’impressione, io non dissi nulla e tutto proseguì come prima.

Una sera, prima di andare a dormire, quando il prefettino non c’era, il capetto bullo, che si chiamava Silvano, mi si avvicinò e mi diede una carezza e poi mi mise le mani in mezzo alle gambe e disse: “è solo per vedere se sei uomo o donna!” mi sentii la faccia bruciare, volevo andare dal prefettino per denunciare la cosa ma Silvano mi disse: “Vai vai! Così pure lui ti dà una controllata!” e si mise a ridere. Col tempo mi hanno raccontato che uno dei prefettini, quello di ingegneria, in pratica quello della nostra camerata, faceva sesso coi ragazzi della terza media. Con me non ci ha mai provato perché non gli ho dato confidenza, ma stando ai racconti degli altri, con quelli che gli davano corda si lasciava andare proprio. Era un bel ragazzo, avrei voluto, forse , che succedesse anche con me, però nello stesso tempo avevo paura e non è mai successo nulla.

Le prime cose veramente brutte mi sono capitate poco prima delle vacanze di Natale. I ragazzi erano lasciati a se stessi, i prefettini erano quasi tutti partiti per le vacanze natalizie, salvo il nostro, quello di ingegneria. La faccio breve perché, anche se sono passati tanti anni, certe cose mi fanno un po’ senso. Insomma, mi bloccano sul letto in quattro, mi abbassano i calzoni e le mutande, e Silvano prova a penetrarmi, diciamo che fa la mossa, io strillo, ma mi mettono un fazzoletto in bocca e poi sono in quattro e non ho la forza di oppormi. La penetrazione non c’è stata ma l’umiliazione è stata terribile. Silvano mi dice: “Adesso hai capito che cosa ti succede se non fai tutto quello che vogliamo noi!” In quel momento, se avessi potuto lo avrei ammazzato.

Dopo quel fatto li tengo a distanza, mi faccio vedere il meno possibile, ma la cosa non può andare avanti così. Se non avessi fatto nulla sarei diventato lo zimbello di Sivano e della sua banda e le violenze si sarebbero ripetute. Ci penso molto, ma alla fine non ho altre soluzioni, prendo il coraggio a due mani e vado a parlare col nostro prefettino (quello di ingegneria), che mi ascolta, è spaventato soprattutto dall’idea che io vada a parlare col Rettore, e si vede, cerca di rabbonirmi e poi arriva a un compromesso che da lui non mi sarei mai aspettato ma che, nello stesso tempo, mi mise al sicuro e mi espose ai peggiori insulti da parte dei miei compagni. In pratica il prefettino avrebbe dormito nel mio letto in camerata e io nel suo, nella sua stanza chiusa a chiave. Tutta questa cosa avveniva, ovviamente senza che il vero prefetto del collegio ne sapesse niente e i ragazzi dovevano abbozzare, se non lo avessero fatto sarebbe venuto fuori quello che avevano fatto a me. Poi, per tenere buoni i compagni, che mi avrebbero ammazzato, ho finito per accettare che il preferttino venisse anche lui a dormire nella sua stanzetta. Ovviamente, dopo, i miei compagni mi davano esplicitamente della puttana.

A proposito del prefettino di ingegneria sentivo raccontate le cose peggiori: che spogliava i ragazzi, che faceva a gara con loro per vedere chi ce l’aveva più grosso e li picchiava per ottenere prestazioni sessuali da loro e cose simili e certi ragazzi giuravano che era vero e che era successo pure a loro, ma il prefettino, con me non ci aveva mai provato. Un giorno, mentre stavo nella sua stanzetta mi metto a frugare e tra il materasso e la rete del letto trovo un pacchetto con delle lettere, le leggo, sono dirette a un ragazzo ma sono lettere d’amore e pure focose. Penso che allora tutto quello che i miei compagni dicono di lui è vero e comincio ad avere paura.

E qui ho fatto una cosa di cui mi vergogno ancora oggi, ho raccontato a un mio compagno delle lettere del prefettino, e lui ha cercato di spingermi a rubargli le lettere per averlo in pugno e magari per portarle di nascosto al rettore. Io questa cosa non l’ho fatta, mi sembrava infame e poi il prefettino mi piaceva e non volevo che lo cacciassero o forse volevo averlo in pugno io. Ma adesso un altro ragazzo sapeva delle lettere e presto lo avrebbero saputo tutti e le lettere gliele avrebbero rubate gli altri, allora sono entrato in camera del prefettino, le ho prese io, e le ho nascoste da un’altra parte (in chiesa).

Quando è tornato il prefettino ho detto che gli dovevo parlare e gli ho raccontato che i ragazzi sapevano delle sue lettere, l’ho visto proprio sbiancare all’idea, ma gli ho detto pure che le lettere le avevo fatte sparire io e che erano nascoste in un posto sicuro, dove nessuno le avrebbe trovate. Lui le voleva indietro ma non gliele ho date e gli ho detto che le avevo lette. Lui mi guardava impietrito ma io gli ho risposto che lui con ne non aveva niente da temere perché con me si era comportato bene, poi gli ho detto di tutte le cose che avevo sentito su di lui e gli ho chiesto se erano vere. Ha ammesso di avere fatto un po’ di giochi sessuali coi ragazzi ma solo cose consensuali e me lo ha giurato. Io gli ho raccontato di quello che Silvano e la sua banda avevano fatto a me e lui mi ha detto che loro non lo facevano per sesso ma solo per infliggere una umiliazione terribile a un altro ragazzo, e poi mi ha chiesto se mi piacevano i ragazzi, io ci ho pensato e gli ho risposto onestamente che non lo sapevo e lui mi ha detto: peccato! Poi ha capito di avere detto una stupidaggine e mi ha chiesto scusa e dopo molte esitazioni mi ha chiesto dove stavano le lettere e io gliel’ho detto ma gli ho chiesto di lasciarle lì perché erano al sicuro, magari poteva andare a vedere che c’erano veramente, ma volevo che le lasciasse lì e lui lo ha fatto.

La storia del prefettino comunque è finita male e forse proprio per colpa mia. Il ragazzo al quale avevo parlato delle lettere, andò a riferire la cosa al rettore. Il prefettino negò tutto, io fui chiamato come testimone, giurai il falso e dissi che il mio compagno si era inventato tutto. I fatti non risultavano provati, ma il rettore non ne volle sapere e il prefettino fu cacciato, o meglio allontanato per motivi opportunità, a pochi mesi dagli esami finali. Prima di andarsene si riprese di nascosto le lettere e mi avvisò che le aveva prese lui.

Il nuovo prefettino era un emerito imbecille. Negli ultimi mesi prima degli esami ho subito dalla banda di Silvano angherie e violenze di ogni genere, e questa volta, siccome si dovevano vendicare su di me che ero stato il “cocco del frocio” ho subito veramente la violenza sessuale di Silvano e di un altro ragazzo. [- omissis - ] La sensazione di repulsione è stata totale, non ti racconto come mi sono sentito dopo, il ricordo di quella scena me lo porto ancora dentro perché quello non era sesso ma solo violenza come le bestie e anche peggio. I miei compagni avevano 14 anni e alla fine non riesco a odiarli o ad augurare loro la morte, perché non hanno nemmeno capito quello che stavano facendo. Insomma, io, dopo, sono stato ossessionato de quei ricordi per decenni e la mia vita sessuale ne è uscita rovinata. Il ricordo del prefettino invece era positivo, poi l’ho capito: quello era un ragazzo gay, e mi piaceva pure, non si era comportato da stronzo, ma l’idea che io potessi essere gay proprio per effetto della iniziazione violenta subita mi ha rovinato la vita. Non mi sono sposato e non ho un compagno, sono rimasto solo e per quanto possa sembrare assurdo il sesso gay mi sembra ripugnante, ma non so, e non lo so veramente, se questo succede per effetto della violenza subita ma penso di sì. Chi usa violenza sessuale su un’altra persona la uccide dentro, uccide la sua dignità, le sue sicurezze, sporca per sempre la sua sessualità. Bisognerebbe che i ragazzi ricevessero un’educazione seria e imparassero il vero rispetto del prossimo, ma purtroppo, anche se sono passati cinquant’anni, siamo ancora molto lontani da tutto questo.
Grazie Progetto, almeno mi sono sfogato un po’.

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Pugsley
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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da Pugsley » domenica 13 novembre 2016, 2:44

I "prefettini" mi fanno venire in mente questa notizia dell'agosto scorso, rilanciata da più fonti.

http://www.gay.it/attualita/news/irland ... ici-grindr

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Re: Stupro maschile, questo sconosciuto

Messaggio da Pugsley » domenica 13 novembre 2016, 2:48

Cmq col senno di poi io avrei ricercato dopo il collegio il "prefettino" ingegnere. Chissà perché il tipo della storia non l'ha fatto.

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