Un dialogo inutile

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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pavloss
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Un dialogo inutile

Messaggio da pavloss » lunedì 24 aprile 2017, 11:07

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progettogayforum
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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da progettogayforum » lunedì 24 aprile 2017, 12:24

Ciao Pavloss,
vorrei fare una premessa. Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica sintetizza così i risultati del primo studio epidemiologico sulla prevalenza dei disturbi mentali in Italia, rientrante nel progetto europeo ESEMeD:
“In conclusione, circa tre milioni e mezzo di persone adulte hanno sofferto di un disturbo mentale negli ultimi 12 mesi; di questi, quasi due milioni e mezzo hanno presentato un disturbo d’ansia, 1 milione e mezzo un disturbo affettivo e quasi cinquantamila un disturbo da abuso di sostanze alcooliche. Rispetto ai tassi di prevalenza lifetime trovati nel campione italiano, si può stimare che più di otto milioni e mezzo di adulti hanno sofferto di un qualche disturbo mentale nel corso della propria vita.”
Questo significa che i disturbi mentali sono una realtà molto più comune di quanto non si creda e con la quale bisogna fare i conti.
Quando Benedetto XVI, il 31 Agosto 2005, approvò i criteri di discernimento vocazionale riguardanti le persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al Seminario e agli Ordini sacri, identificò un rischio per la chiesa nell’ordinazione di preti omosessuali, confondendo probabilmente omosessualità e pedofilia, ma il vero rischio non sta nell’ordinazione di preti omosessuali ma nell’ordinazione di preti che presentino problemi mentali seri. Ci sono tantissimi omosessuali che non hanno alcun disturbo psichiatrico e che potrebbero benissimo essere preti (lascio qui da parte i problemi legati al celibato e alla condanna dell’omosessualità). I problemi non derivano dall’orientamento sessuale ma da tutta una serie di patologie che possono presentarsi sia negli etero che nei gay.
Un gay equilibrato non è un rischio per nessuno, ma un gay con seri disturbi psichiatrici può creare problemi enormi a se stesso e agli altri, esattamente come li può creare un etero con disturbi psichiatrici analoghi. Il problema per la chiesa, come per qualsiasi istituzione, non è includere o meno gli omosessuali, ma evitare di affidare compiti che richiedono equilibrio e stabilità psichica e emotiva a persone che non possono offrire garanzie adeguate in tal senso perché ne sono impedite da disturbi psichiatrici.
Le persone come il prete di cui parli dovrebbero essere curate da esperti estremamente competenti, se necessario anche con supporto farmacologico, e certamente con un’assistenza psicologica specialistica. Le questioni legate alla salute mentale sono spesso, ancora oggi, un tabù insuperabile. L’idea che uno psichiatra è un medico come gli altri, che si occupa di un particolare settore della medicina e non il medico degli irrecuperabili fa ancora fatica ad entrare nei cervelli degli Italiani e tutto questo comporta la sottovalutazione dei disturbi psichiatrici, che in moltissimi casi non arrivano agli specialisti, e la trasformazione in discorsi morali di questioni che sono tipicamente psichiatriche, cioè sanitarie.
Il problema che tu evidenzi in rapporto ad un prete si può presentare anche per gli insegnanti, per gli educatori, per tantissime persone che hanno funzioni delicatissime nel campo dell’educazione o dell’assistenza. Il problema non è mai “gay sì – gay no” perché ci sono moltissimi insegnanti, moltissimi educatori, moltissimi preti gay che sono persone ottime che svolgono la loro funzione con delicatezza e competenza, senza invadenza e con il massimo senso di responsabilità, in questi casi l’essere gay può essere addirittura un valore aggiunto, ma è chiaro che se si mette in cattedra o nel confessionale un individuo con delle patologie psichiatriche serie è difficile aspettarsi che non crei problemi e non certo per sua colpa. La valutazione dell’attitudine al sacerdozio non dovrebbe essere legata all’orientamento sessuale ma all’equilibrio generale della personalità e all’assenza di patologie psichiatriche.
Chi si trova insieme con queste persone può incorrere in situazioni imbarazzanti, ma purtroppo, il vero problema non è di chi frequenta queste persone, ma di quelle stesse persone, che avrebbero bisogno ci cure specialistiche e che sono del tutto abbandonate a se stesse.

pavloss
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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da pavloss » lunedì 24 aprile 2017, 12:56

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pavloss
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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da pavloss » lunedì 24 aprile 2017, 12:57

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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da progettogayforum » lunedì 24 aprile 2017, 13:48

Beh Pavloss, il problema è molto complesso, non sappiamo che vita può avere fatto questa persona nell’infanzia o nell’adolescenza, non sappiamo come sia arrivato all’idea del sacerdozio, che per un gay non è certamente una scelta ovvia e nel XXI secolo neppure obbligata, non sappiamo nulla dell’evoluzione della sua sessualità che sembra avere un carattere ossessivo-compulsivo. La dipendenza dal sesso arriva a un punto tale da mettere in crisi tutta la struttura della personalità. In situazioni del genere ci vuole un intervento competente e in ogni caso ci vuole il massimo rispetto per la persona, quest’uomo può fare anche le cose più assurde ma non penso proprio che tutto questo sia un gioco o una scelta fatta per puro piacere. Da quello che hai scritto sembra di capire che nella sua vita ci siano stati anche periodi di depressione profonda e depressione vuol dire sofferenza, disagio esistenziale grave. Non andrebbe colpevolizzato, ma indotto a riflettere sulla necessità di curarsi per recuperare il suo equilibrio interiore e per stare meglio. Il problema del sacerdozio e anche quello dell’omosessualità mi sembrano oggettivamente secondari di fronte all’esigenza di recuperare la propria salute mentale. In questi casi un supporto farmacologico può essere indispensabile. Bisognerebbe capire che ambiente familiare ha quest’uomo, se ha accanto qualcuno che si occupi di lui e che sia veramente in grado di farlo, cosa assolutamente non facile. Le persone che gli sono più vicine dovrebbero dargli un sostegno forte e lo dovrebbero aiutare ad affrontare una terapia. Devo dire che ho visto qualche volta realtà in qualche modo assimilabili a quella della quale tu parli e il beneficio che è derivato da interventi specialistici è stato veramente notevole. Anche solo a livello psicologico, intervenire presto significa poter avere prospettive nettamente migliori, quando certi disturbi sono lasciati a se stessi per anni e anni, l’approccio terapeutico rischia di diventare molto difficoltoso e scarsamente utile. Io penso che sia un uomo che ha bisogno di aiuto e di un aiuto molto competente e in tempi brevi.

pavloss
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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da pavloss » lunedì 24 aprile 2017, 16:24

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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da progettogayforum » lunedì 24 aprile 2017, 16:57

Francamente non sono molto esperto di vescovi e di preti, però l’atteggiamento tipo scaricabarile è diffuso ovunque perché la gestione di queste situazioni richiede competenze specifiche e risorse notevoli. Non so di quali mezzi possa disporre un vescovo ma se i mezzi non sono adeguati la tendenza a scaricare, per quanto pericolosa, è almeno comprensibile, se non giustificabile, in fondo è quello che fanno anche le famiglie, quando si trovano a gestire problemi troppo grossi senza nessun mezzo serio per affrontarli. C’è una tendenza che andrebbe corretta ed è quella a lavare i panni sporchi in casa, cioè, in casi del genere, a ricorrere all’aiuto di uno psicologo interno alla struttura ecclesiastica, per evitare chiacchiere e commenti malevoli. In casi come quello di cui hai parlato dovrebbe intervenire la struttura sanitaria pubblica, cosa peraltro non facile perché le competenze richieste sono almeno quelle dello psichiatra e dello psicologo e le terapie sono lunghe e gravano significativamente sul servizio sanitario nazionale, ciò non di meno, solo una struttura pubblica specializzata può gestire al meglio situazioni del genere.

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Re: Un dialogo inutile

Messaggio da agis » lunedì 24 aprile 2017, 21:24

Essai caro pavloss... noi potremmo intrattenerci quasi ad libitum, spaccare il capello in quattro, chiamare in causa dotti, medici sapienti, psicologi e psichiatri in relazione alle psicopatologie individuali. Le sociopatologie, purtroppo, sono invece estremamente più pericolose. Perché tendono a presentarsi come normalità. Una normalità che le patologie le produce? :)

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