UN MODO SOFT DI ESSERE GAY

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
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progettogayforum
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UN MODO SOFT DI ESSERE GAY

Messaggio da progettogayforum » lunedì 4 febbraio 2019, 11:24

Caro Project,
seguo da anni Progetto Gay e devo dire che mi è stato utilissimo, prima per capire un po’ più seriamente che cosa è l’omosessualità, perché è un argomento tabu per tantissime persone e all’inizio lo è stato anche per me, e poi anche per capire come l’atteggiamento dei ragazzi gay verso l’omosessualità cambia nel tempo.
Ho 30 anni, sono cresciuto in un ambiente ufficialmente laico ma permeato di perbenismo quasi cattolico. In pratica ho sentito parlare di politica da quando ero bambino ma di politica moderata, più di teoria della politica che di passione politica, comunque in questo campo un’educazione l’ho avuta e posso dire che a 30 anni condivido ancora tanti dei principi che mi sono stati trasmessi. Per quanto riguarda la sessualità, invece il tabù è stato praticamente totale. Tutto era dato per scontato al punto che non se ne parlava affatto. Io sapevo che avrei incontrato una ragazza e che ci saremmo sposati e avremmo avuto due bambini, esattamente due, non uno solo né più di due. Gli amici dei miei genitori che io vedevo spesso per casa erano della stessa pasta dei miei genitori, tutte coppie con figli e molto standardizzate, i discorsi erano sempre gli stessi, come se più o meno si recitasse un copione. Quando avevo 19 anni persi letteralmente la testa per un ragazzo, figlio di amici dei miei genitori, cosa che mi mise in crisi perché mi sentivo molto condizionato dal fatto che i miei genitori si sarebbero accorti facilmente di quello che stava accadendo, ma alla fine il problema non fu quello. Lui aveva un anno meno di me ed era, o sembrava l’unico non standardizzato del gruppo degli amici di famiglia. Era un bellissimo ragazzo. Io l’idea mitica del trovarmi una ragazza l’avevo già messa da parte da un pezzo e mi ero dedicato solo a studiare. Vivevo di due cose: studio e pornografia, tutto sommato ero abbastanza contento così, non mi facevo troppi problemi e l’idea di trovarmi un ragazzo vero non la prendevo nemmeno in considerazione. Ma da quando ho cominciato a pensare a Marco (lo chiamerò così), il figlio degli amici dei miei genitori, mi è cambiata la vita. In pratica lui è diventata una fissazione, ne ero innamorato perso, fantasticavo su di sui, ero talmente coinvolto sessualmente che quasi non facevo più uso di pornografia. Come puoi immaginare sono cominciati i classici dubbi: è gay o non è gay? Non aveva mai avuto una ragazza, ma era pure giovanissimo, era il classico bravo ragazzo sempre perfetto in tutto: bravissimo a scuola, sportivo, informato di tutto ma entusiasta di niente, prudentissimo nel parlare, apparentemente privo di emozioni e di sentimenti. Un bel giorno usciamo insieme per una passeggiata, mentre i nostri genitori parlano di cose loro. L’imbarazzo è totale. Gli avrei chiesto: “Ce l’hai una ragazza?” Ma chiedere a Marco una cosa del genere non era possibile. Abbiamo parlato di letteratura, io cercavo di portare il discorso su una letteratura con almeno qualche ventura gay ma lui schivava il discorso e rispondeva come un libro di scuola: solo letteratura neutra, con al massimo qualche minima concessione alla politica. Immaginavo che saremmo arrivati presto a rompere il ghiaccio ma non succedeva affatto così. Le nostre passeggiate in città si ripetevano ma il copione era sempre lo stesso: pH 7, assolutamente neutro. Insomma, nessun argomento neppure lontanamente riferibile non dico alla omosessualità, ma neppure alla sessualità. Il rapporto con Marco andò avanti in questi termini per tre anni: io lo cercavo, lui non mi diceva di no, uscivamo, ma poi tutto finiva lì. Francamente cominciai a stancarmi di quel ragazzo tutto perfetto; cominciava a sembrarmi un bambolotto telecomandato dai genitori. Io ormai mi ero staccato dalla dipendenza dai miei e non cercavo nemmeno più la loro approvazione. La relazione con Marco si raffreddò e svanì nel nulla. Due anni fa ho saputo che era gay e che aveva avuto un compagno, col quale però la storia era durata poco. Al tempo in cui mi ero innamorato di lui, non aveva un ragazzo ma evidentemente era ancora troppo giovane o semplicemente non era interessato a me. Dopo, lui se ne era andato a studiare all’estero e non se ne erano avute più notizie. Dopo la storia di Marco ho messo da parte l’idea dei grandi amori e del ragazzo bellissimo che ti cambia la vita, ho finito gli studi e ho cominciato a lavorare in modo stressante, o meglio stressante sì ma anche ben pagato e sono diventato realmente autonomo. Ho conosciuto due ragazzi gay, una coppia ma non in ambienti gay, li ho conosciuti sul lavoro, non erano dichiarati, fisicamente non mi attraevano affatto e con loro stavo bene perché non ero il terzo incomodo. Conoscendo a fondo questa coppia mi sono reso conto di come può essere vario il modo di vivere l’omosessualità. Loro in coppia stavano bene e ci stavano da anni senza problemi, io stavo bene da solo e ci stavo senza problemi. Mi hanno raccontato della loro vita, di come sono arrivati a mettersi in coppia. Per tanti aspetti vengono da un mondo lontanissimo dal mio e hanno fatto esperienze che io non vorrei mai fare, eppure mi sembrano bravi ragazzi, non li considererei mai come possibili compagni di vita, ma in fondo, fino adesso, di possibili compagni di vita non ne ho trovati proprio. Un po’ di esperienze sessali le ho fatte anche io ma solo con due o tre ragazzi, tranquillo, Project, sempre stando attento alla prevenzione, qualcuna di queste esperienze ha portato anche ad una mezza relazione, ma molto rilassata, non sono mai stato geloso di quei ragazzi, o forse sì, ma solo un pochettino, erano ragazzi gradevoli, educati, coi quali stavo bene ma non li avrei mai considerati compagni di vita e lo stesso valeva per loro nei miei confronti. Ho avuto anche un’amica, cosa che non avevo assolutamente messo tra le cose possibili, ci si sentiva di rado, ma quando accadeva era una cosa gradevole. Pensavo allora, e lo penso ancora adesso, che quella ragazza non fosse affatto innamorata di me ma di una sua amica della quale mi parlava. In pratica lei cercava l’amicizia, se non l’amore, di quella ragazza perché pensava che quella ragazza non sarebbe mai stata bene con un ragazzo e avrebbe finito per sposarsi solo per compiacere la famiglia e trovare un ruolo sociale. Con la mia amica non siamo mai arrivati ad un discorso esplicito ma che il nostro rapporto non aveva niente a che vedere con l’attrazione sessuale era un fatto evidente: non c’è mai stato un momento di intimità nemmeno a livelli minimi, e anzi c’era da entrambe le parti la massima attenzione a mantenere le distanze. Ovviamente lei ufficialmente non sa che io sono gay, ma probabilmente lo intuisce. Amicizie vere con ragazzi posso dire di non averne avute. I miei colleghi di lavoro erano e sono tutti etero, sposati o con una ragazza fissa da anni. Quelli che chiamavo amici erano i tre ragazzi coi quali avevo anche qualche esperienza sessuale, con loro si parlava abbastanza seriamente e ci si capiva. Uno potrebbe dire che queste cose sono banali, che la vita affettiva vera non è questa e compagnia bella, ma in effetti con questi ragazzi stavo oggettivamente bene senza aspettarmi la luna. Quando ho passato momenti difficili non mi hanno lasciato solo e questo mi ha stupito e ha rafforzato quel legame, se vogliamo superficiale ma autentico, che ci univa. Tu credi che possa essere questa la mia vita gay? Cioè che non ci sarà niente di diverso in futuro? Attualmente io non sogno altro, un po’ di sesso ce l’ho, e anche un po’di affetto e nello stesso tempo non ho vincoli, non ho obblighi, non sono tenuto ai rituali della vita da innamorato, tipo: regalini, messaggini, telefonate di ore, incontri coi genitori, cosa particolarmente odiosa, che non sono mai riuscito a sopportare. Sul tuo sito ho letto diversi post in cui mi sono un po’ riconosciuto, probabilmente i 30 sono l’età della ragione per i gay, l’età in cui si prende coscienza della realtà e si esce dal mondo delle favole. Leggere quelle storie mi fa sentire meno strano. Certe volte, parlando di sfuggita in chat (la tua chat) con qualche ragazzo gay, avverto che mi trattano come uno strano, come uno che deve crescere, che si deve liberare dai complessi, ma loro non capiscono che io sto bene così, questo è il modo soft di essere gay ed è il mio modo.
Un caro saluto.

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riverdog
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Re: UN MODO SOFT DI ESSERE GAY

Messaggio da riverdog » lunedì 4 febbraio 2019, 23:27

Ci mancava soltanto l'essere gay in modo "soft"!!! Adesso l'album è quasi completo! ahah! :) Dai, scherzo...
Mah, secondo me non significa nulla... e dico questo proprio perché non ci vedo niente di così anomalo in questo scritto. Fondamentalmente, setacciando un po', di cose rilevanti non ne restano poi moltissime, soltanto un giovane uomo senza tanti grilli per la testa, che vive la sua dignitosa vita senza sapere, e quindi ovviamente interrogandosi, su cosa gli riserverà il futuro, esattamente come avviene per i gays "hard"!!! :) Vabbè dai, capisco benissimo che la distinzione la si vuole accollare proprio all'atteggiamento di fondo che accompagna il cammino verso l'ignoto avvenire... ma poi la partita si gioca anche con le carte che ti mette sul tavolo la sorte... Esempio pratico: se in questo preciso istante ti piombasse sulla testa - a mo' di buondìmotta - un marco II un po' più interessato/risolto/intraprendente (quale/i dei 3 poteri speciali sia/siano mancato/i un decennio fa, ahinoi, non ci è dato sapere!) cosa ne sai di quello che potrebbe avvenire nel giro di qua a poco?! Credimi, pure io ero piuttosto contrario a tante cose, urca, ad esempio all'idea della convivenza... mmh... son passati 3 anni e manco me ne sono accorto (e soprattutto non c'è ancora scappato il morto...)! Non cerchi una storia in maniera compulsiva, d'accordo, ma nello stesso tempo nemmeno vivi recluso chissà dove... se qualche frequentazione è nata vuol dire che delle opportunità qua e là te le sei concesse... Fondamentalemente se non raspi per terra in maniera inquieta vuol dire che già un tuo personale equilibrio l'hai raggiunto ed evidentemente consideri la tua esistenza più che soddisfacente così... e allora, di cosa dovresti mai preoccuparti? ...di esser considerato "strano"?! Suvvia, fossero queste le stranezze! Anzi, secondo me hai raggiunto la condizione ideale per poter affrontare al meglio future opportunità. Sarà, ma a me 'sta storia che bisogna essere pro coppia o portatori sani di legami deboli mi sembra un po' una scemenza.. ci può essere una certa inclinazione, okay, non lo metto in dubbio (ma poi certe evidenze le rimanderei un po' più in là con l'età, mi va bene che lo dica Project che ormai va per i 47, ma a 20/30 anni...!!), ma per il resto, oserei dire che un tantino deve - deve! - dipendere anche da chi ci si ritrova davanti... Questo, in linea generale, non sempre viene accettato: in un mondo migliore si vorrebbe nascere, come nei videogames, tutti con lo stesso livello di poteri, abilità, inventario, opportunità, o per lo meno il totale - seppur distribuito su più parametri - dovrebbe restare simile... ma spenta la play le cose vanno in maniera un pochetto diversa... può sembrare ingiusto, e difatti lo è, ma poi, a pensarci bene, non ci vuol molto a rendersi conto che - per lo meno se si è nati in un ritaglio azzeccato della Terra - la serenità il più delle volte è qualcosa di svincolato dalle varie skills distribuite un po' a ca##o ed è riconducibile in larga parte alla prospettiva con la quale ci si guarda e ci si pesa.

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