Il lavoro inutile

Solitudine, emarginazione, discriminazione, omofobia...
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Birdman
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Il lavoro inutile

Messaggio da Birdman » domenica 22 settembre 2019, 14:58

Come ho raccontato in passato ho speso quasi tutta la giovinezza nello studio universitario (nemmeno fatto come avrei voluto), perché ci ho impiegato molto più tempo del previsto, ma nonostante tutto senza riuscire a conciliarlo con nessun'altra attività o passione. Questo perché non ho mai avuto troppe energie o spirito di iniziativa. Ci si potrebbe aspettare che uno ci metta tanto a laurearsi perché probabilmente ha voluto spendere più tempo per divertirsi, invece sono riuscito a rimanere paralizzato sotto ogni aspetto. Il risultato è che adesso mi mancano un sacco di esperienze, anche le più basilari, e sono fortemente indietro rispetto a tutti i miei coetanei, ma anche rispetto a persone molto più giovani di me.
Ma la cosa più spiacevole è stata realizzare che dopo tutti questi anni da studente sia arrivato al punto da non provare quasi più interesse per le materie che studio, sono semplicemente esausto. Tutto questo servirebbe ad avviarmi ad una professione, ma questo vale solo in teoria, perché alla fine conta tantissimo la tempistica con cui si porta a termine il percorso di studi, quindi in questo io sarò fortemente limitato, avendoci impiegato eoni. E in tutto ciò non sto nemmeno considerando le qualità caratteriali e l’intraprendenza richieste nei colloqui di lavoro, tutte qualità che non ho mai avuto.

Ma al di là di tutti i discorsi su quanto sarà difficile trovare lavoro dopo la laurea nella mia situazione, degli eventuali contratti di lavoro improntati allo sfruttamento -che non ripagherebbero per niente tutti gli sforzi fatti- o del fatto che in pensione non ci andrò mai, il nodo fondamentale di tutta la questione è che mi sono reso conto di non voler fare niente nella vita. Non voglio lavorare. Non me ne frega niente di sgobbare per almeno 8 ore al giorno, ogni giorno. Ho pochissime energie fisiche e mentali per poterle dedicare al lavoro, e qualunque esso possa essere, mi farebbe schifo in ogni caso. Lavorare significherebbe per me fare lo schiavo a vita, guadagnare il tozzo di pane che mi permetterebbe solo di campare per continuare a lavorare. Perderei tutto il tempo, che altrimenti impiegherei per dedicarmi alle mie passioni, per occuparmi della mera sopravvivenza. A che mi serve? Si tratterebbe di dannarsi ogni santo giorno per arrivare distrutto al fine settimana, che trascorrerei nel letto (perché mi conosco, so che finirebbe così).
Anche nella fantasiosa ipotesi di essere ben retribuito, lavorare non mi servirebbe a niente, perché avrei più soldi, ma non avrei tempo per godermeli.
Gli anni che ho davanti mi appaiono orrendi.

Quel che volevo fare davvero nella vita non l'ho potuto fare, perché lì sì, mi servivano soldi, e in una famiglia umile non c'era la possibilità. Potrei abbandonare questa strada e iniziare quel che avrei voluto? Ma oramai ho trent'anni, è molto difficile azzerare tutto quel che si è fatto per cominciare da zero un percorso. Questa è un'età in cui bisogna concretizzare ciò per cui si è spesa la giovinezza, ma ammesso di fare un passo così coraggioso, la condizione per farlo sarebbe comunque di avere soldi che non ho, quindi si ritorna allo stesso punto.

Addirittura mi sembra che sia più conveniente tornare a vivere dai miei e restare disoccupato, tanto vivere da solo non sposterebbe di una virgola la mia situazione, che infatti non è affatto migliorata in questi anni da studente fuorisede: non ho guadagnato nuove amicizie significative, non ho conosciuto nessun ragazzo gay con cui valesse la pena di creare un rapporto (di qualsivoglia natura), non sono entrato in nessun “ambiente gay”. Non sono riuscito a crearmi un hobby o seguire alcune mie passioni, anzi, quei pochi interessi che avevo sono andati via via diradandosi, al punto che adesso non riesco più ad interessarmi quasi a niente. Insomma, non c’è stato nessun cambiamento significativo, se non in peggio forse. Tutto è rimasto uguale, ma questa volta non posso dare la colpa all’ambiente sfavorevole o a chissà quale agente esterno. Stavolta è stata tutta colpa mia, perché in teoria le possibilità c’erano pure, ma non sono riuscito a coglierle.
Ma in ogni caso le scarse energie non mi permetterebbero di conciliare un’eventuale vita lavorativa con quella sociale o altro.

Gli scenari possibili quindi sono:
- Tentare la vita da lavoratore e passare il tempo come un automa, a lavorare e dormire e nulla più;
- Tornare a vivere dai miei e quindi tornare a vegetare come facevo un tempo, con tanto tempo a disposizione, ma senza soldi per far nulla e in un posto che non mi offre niente.

In pratica non vedo vie d’uscita ad oggi, in futuro potrò solo sopravvivere, ma non potrò realizzarmi in nessun modo come desidero. Non so cosa farmene di una vita del genere. Posso solo vivere a patto di provare disgusto per quello che faccio controvoglia.

AlbusDumbledore
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da AlbusDumbledore » domenica 22 settembre 2019, 16:15

Nella vita facciamo tantissimi errori, troppi, ma non è mai troppo tardi per prendere in mano la situazione e ottenere ciò che si vuole.
Io ho 22 anni, sono molto più giovane di te, lo so, però considera che mi sono sentito così già dai primi anni universitari.
Ho frequentato una scuola superiore che non mi piaceva, che non mi portava a un lavoro soddisfacente e soprattutto la qualità delle nozioni da lì apprese sono davvero scarse.
Al mio quarto anno avevo scoperto la programmazione ed ero più che convinto che sarebbe stata la scelta giusta da fare all'uni, ma ovviamente senza soldi non si va da nessuna parte.
Ho cercato lavoro invano per un anno, ho trovato un corso regionale l'anno dopo, l'ho frequentato, ho dato l'esame e ho iniziato a lavorare. Dopo qualche mese e all'età di 21 anni mi sono licenziato e ho dato l'esame di ammissione per l'uni. Da lì o capito che per me, che non avevo le conoscenze scolastiche per affrontare quella scuola, sarebbero stati anni pesanti e infatti all'esame di ammissione non sono passato. Che ho fatto? Ho ripreso a studiare come un matto e ho dato l'esame un mese dopo e sono passato.
Purtroppo ho avuto seri problemi familiari che mi hanno fatto saltare un anno e ora dovrei essere al secondo ma di esami fatti del primo ne ho solo uno. Pazienza, si riparte, si ristudia e si va avanti perché cascasse il mondo io devo arrivare a ottenere ciò che voglio.

La determinazione e la tenacia nella vita sono essenziali. Questo tempo è il tuo, sei tu che decidi come gestire la tua vita. Potrebbero esserci tutti i problemi del mondo, non ti dirò che sarà facile ma ti dirò che è possibile!
Che lavoro vuoi fare? Quale obiettivo vuoi raggiungere? Cosa vuoi ottenere?
Non ci credo che non hai ambizioni o quantomeno desideri e niente che tu dica è impossibile. Bisogna solo spaccarsi la schiena per arrivarci ma ci si arriva!
Ne vale la pena? Sì, mille volte sì! Vale sempre la pena sacrificare del tempo per vivere bene, felicemente e intensamente anche solo un attimo piuttosto che buttare l'intera propria esistenza arrangiandosi... Troppo facile così, troppo stupido sarebbe.

La tua età... Aho, a 30 anni mica sei vecchio! E mica sei l'unico che sta tentando di realizzarsi a quell'età!
Al corso di cui prima avevo il mio tutor 29enne che stava, pensa, al primo anno di università. Dopo qualche mese in azienda si è licenziato per passare in un'azienda nuova, non totalmente affine à quello che voleva fare ma ci si stava avvicinando e nessuno l'avrebbe smosso dal tentativo di migliorare la propria vita. Se lui ha questo ottimismo e questa voglia di realizzarsi, perché tu dovresti essere diverso?

Hai perso del tempo? E allora? Tutti lo perdono, giorni, mesi o anni, tutti noi perdiamo tempo. Per usare una citazione "bisognerebbe sempre perdere del tempo quando non se ne ha abbastanza"... No okay, forse meglio non seguirla questa citazione :?
Ad ogni modo non pensare che la tua vita sia già finita e che è troppo tardi per far tutto perché non è così e te ne ho dato la prova.
Io ci ho messo mesi per riprendere l'ambizione che avevo alle superiori perché l'avevo persa dopo aver buttato il primo anno. Non ho intenzione di mollarla un'altra volta e se vuoi riuscirai ad ottenerla di nuovo anche tu, per cui alzati da quel letto e dimostra a te stesso cosa sai fare!

https://youtu.be/xGEl--dJm5k
"La causa fondamentale dei problemi è che nel mondo moderno gli stupidi sono sicuri di sé, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi."

Bertrand Russell

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agis
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da agis » domenica 22 settembre 2019, 16:19

Ussegnùr Birdie! Ma tu il bicchiere mezzo pieno proprio mai? : O )***
E vabbè avrai studiato una cosa che non era proprio la tua cup of tea ma, da come scrivi, sembra che, nonostante tutto, alla fine, tu abbia avuto successo nella tua impresa di studio e, quindi, questa "volontà nonostante", tu sia riuscito a trovarla e a mettercela.
Mi dici poi che a 30 anni (!) ti senti anacronistico, invecchiato ed in ritardo per determinate esperienze ma, per quelle cose che avresti voluto e non hai potuto fare, non ti sentiresti, invece, evergreen a prescindere dall'età se potessi praticarle secondo il tuo piacere e desiderio? Il segreto di Pulcinella sta tutto ovviamente nel non considerare mai sesso e sentimento come doveri o fatti performativi ma come fatti ludici per i quali non si è mai vecchi abbastanza fino a che quel caldo buco che tanto ci ama non si sia definitivamente impadronito di noi ( e poi dopo chissà... :? 8-) )
Comunque se, vinto dalla depressione, decidi di aprire il tombino e buttarti dabbasso, drop me a line before ed hai visto mai se vecchio e spelacchiato come sono, non ti metto ancora su qualche giochino creativo con le maniglie dell'amore? (ah, a proposito, non sarai mica dimagrito? :evil: )




P.S. Guardate un po' cosa mi tocca fare... dritto a Canossa passando sotto le Forche Caudine... :evil: :evil: :evil:

Vabbè, vabbè maledetto Project hai vinto io ti perdon sebbene tu ancor alligni nel campo di Agramante. Sbloccami 'sti maledetti messaggi privati grazie ^ _ ^

Lao
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da Lao » martedì 24 settembre 2019, 22:21

Ciao Birdman,

Mi sembra che tu ti sia costruito un'impalcatura razionale per autoconvincerti che la tua situazione non ha via d'uscita. In realtà ciò che scrivi di te, almeno in parte, potrebbe riguardare molte persone: chi lavora lo fa per molte ore al giorno, raramente per piacere, investendo parecchie energie, stancandosi, sacrificando il tempo da dedicare alle proprie passioni.
Io sto svolgendo un lavoro a cui la laurea mi ha in parte preparato. Nel periodo universitario mi sono dedicato anima e corpo allo studio, di fatto riducendo ai minimi termini il tempo e le energie da rivolgere ad altri interessi. Anch'io - e sono più grande di te - non ho vissuto esperienze significative che ragazzi più giovani hanno vissuto, né ho mai avuto una relazione. L'importante è uscire dal circolo vizioso dei propri pensieri. Il mio lavoro attuale assorbe la maggior parte delle mie energie fisiche e mentali, mi crea di frequente preoccupazioni, mi rende irrequieto, ma qualche soddisfazione me la dà. Ho vissuto diverse disavventure, ma ho anche ricevuto apprezzamenti. Meglio lavorare che essere disoccupato (ho provato anche questo). Il lavoro, per quanto possa essere impegnativo, è un ambito importante di realizzazione di sé e di vita di relazione, un'occasione per sentirsi gratificati padroneggiando ciò che si è in grado di fare. Ma poi, oltre a questo, può offrire la possibilità di ottenere l'indipendenza economica e di costruirsi una vita propria, dal punto di vista sia materiale che relazionale. Anche lavorando 8h al giorno, è possibile trovare il tempo per coltivare qualche passione, a meno che non si lavori in miniera. La vita di tutti noi funziona così.
Ti consiglio di reagire, di concludere gli studi con la prospettiva di inserirti nel mercato del lavoro, anche se non è facile. Probabilmente proprio questi traguardi potrebbero farti ritrovare la motivazione. Se l'idea di proseguire gli studi adesso ti sembra insensata, magari puoi provare a trovare qualche lavoretto per breve tempo, per poi decidere con maggiore consapevolezza del tuo futuro. Però, se ti restano pochi esami, vale la pena di concludere.
L'idea di interrompere tutto per intraprendere una vita d'inerzia a mio avviso non può che produrre esiti deleteri qualora venisse realizzata, incrementando la tua sensazione di estraniazione e di frustrazione. Un conto è essere disoccupato per ragioni estranee alla propria volontà, un conto è non voler fare nulla per partito preso perché, secondo questa concezione, la vita non sarebbe poi peggiore di quella del lavoratore-automa. Beh, se si hanno le possibilità economiche per non lavorare, tanto meglio, ma non mi sembra il tuo caso. I tuoi genitori non potrebbero neanche mantenerti in eterno. Per realizzare ciò che si desidera bisogna trovare il proprio posto in questa società. Per farlo occorre apporre un nuovo tassello ogni giorno con la giusta disposizione mentale. Non ti rassegnare.

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riverdog
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da riverdog » domenica 6 ottobre 2019, 16:47

Ciao Birdman,
posso capire bene il tuo sconforto, anch'io durante la Magistrale ho avuto una serie di problematiche extra-accademiche che mi hanno rallentato molto; ad un certo punto, più o meno a metà percorso, ho praticamente messo da parte gli studi e non ho dato esami per circa un anno e mezzo... non ti dico poi riprendere, con gli esami più duri ad aspettarmi al varco... delirio. Non di rado, mi sono sentito sostanzialmente fregato anch'io per 'ste questioni, sostanzialemente simili alle tue, legate agli studi, al lavoro, allo strutturare - innanzitutto in via ipotetica - uno progetto di vita consono ai miei desideri che si andavano delineando e l'annessa difficoltà a trovare poi una strada percorribile che mi ci potesse portare il più possibile vicino.
Oggi posso dire che con qualche scelta azzeccata ed un po' di fortuna mi è andata bene, e spero che tra non troppo tempo tu possa dire altrettanto, ponendo nel dimenticatoio le vicissitudini e trasformando in un punto di forza un cammino incidentato, che ti avrà segnato profondamente, rallentato, ma non immobilizzato come avrebbe potuto.
In buona parte condivido quanto ti è stato già detto da Lao, adesso vedi tutto a forti tinte noir, sono preoccupazioni in parte condivisibili ma da contestualizzare nel momento cupo che stai attraversando, adesso puoi abbandonare la partita o fare all-in e andare a vedere se l'avversario il punto in mano ce l'ha davvero.
Sei come un viandante che ha intrapreso un ripido sentiero di montagna in cerca della leggendaria valle incantata di cui tutti narrano. Hai percorso tanta strada e fatto sacrifici, avresti potuto goderti di tanto in tanto il paesaggio, ma non ti è venuta fatta e star lì a chiedersi per come o per cosa ormai non ha più senso... arriveranno altri panorami mozzafiato e lì potrai avanzare qualche riflessione anche rivolta agli accadimenti passati, non ora... ora devi camminare e basta.
C'è la fatica, certo, ed anche nuvoloni neri in cima che non promettono niente di buono, ma in montagna il meteo cambia in fretta e lassù un riparo potresti sempre trovarlo, ma se ti fermi... la tempesta te la stai chiamando te... sarai stato un buon profeta ma nessuno ti darà una medaglia per questo.
Ci sta che tu adesso possa essere meno convinto del significato di tutto ciò, della praticabilità e del senso dell'impresa, ma sono alibi che non reggerebbero manco se a difenderti ci fosse perry mason.
Non mollare, devi farlo innanzitutto per te stesso, ma anche per chi c'ha creduto in te. Dici di avere poche energie... molto bene, allora vedi di non dispenderle inutilmente e chiudi 'sta storia.
Se poi la valle facesse davvero schifo si vedrà, potrai pensare di tornare indietro o di spostarti altrove, ma questi sono pensieri sui quali adesso devi premere il tasto posponi... ripetutamente.
Spero possa arrivare presto qui sul Forum una tua bella cartolina d'alta quota. Non vedo alternative, adesso è la cosa più ragionevole che tu possa fare, e pazienza se non sarà stato un mirabile percorso universitario, sarà stata una splendida prova di resistenza, e non credere che questo sia meno importante.

NickElf
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da NickElf » lunedì 7 ottobre 2019, 13:24

Ciao Birdman,

mi aggrego anch'io nelle risposte... Sostanzialmente condivido quanto scritto da AlbusDumbledore, Agis, Lao e Riverdog.
Il percorso universitario non è facile, si può cadere, incespicarsi, stancarsi... un po' come una salita continua in montagna, per poi giungere ad una vetta, fermarsi, godere e meravigliarsi della visione panoramica, ma per poi comunque ridiscendere, salire un'altra montagna, etc... anche poi nella fase lavorativa. E ci sono montagne fantastiche e montagne brutte... il percorso, un po' per nostra scelta, un po' per casualità della vita, un po' dai eventuali compagni di viaggio, può cambiare rotta e portarci lontano... L'importante è non fermarsi.
Penso che nel tuo caso sia necessario prima di tutto guardare il bicchiere mezzo pieno. Comunque hai in mano dei risultati (e ognuno ce li ha con i suoi tempi): hai accumulato esperienza di studio sia alle superiori che all'università e penso che non abbia senso gettare via tutto ciò. Sicuramente hai dei valori accumulati con l'esperienza di vita e di conoscenza, sarebbe un vero peccato disperderli.
Cerca di rivedere la vita in positivo, prima di tutto per te stesso, per andare avanti e continuare il percorso, magari coltivando le passioni che dici di avere, pur con i limiti di tempo. Un domani il lavoro che troverai comunque potrà darti la possibilità, soprattutto economica, di portare avanti i tuoi progetti, certo con i limiti che lo stesso impegno lavorativo impone. La vita, in fondo, è un gioco e vale la pena di giocarla con le carte che la sorte in qualche modo ci ha dato... fino in fondo!
Nel frattempo anche i sogni aiutano... Sognare fa muovere le nostre volontà, ognuno a suo modo.
Al prossimo tuo post, spero più positivo e almeno con un pizzico di entusiasmo (è difficile, lo so...).

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Birdman
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da Birdman » martedì 7 gennaio 2020, 1:42

Ritorno sul topic che ho aperto qualche mese fa, innanzitutto per ringraziare chi mi ha dato un parere o un consiglio sulla mia situazione (mi avete aiutato tanto e vi ringrazio), inoltre per darvi qualche doveroso aggiornamento (in un certo senso è la mia cartolina di alta quota, come avete detto). Infatti nel frattempo sono riuscito a laurearmi. Quando avevo aperto il topic ero già vicino alla conclusione, sebbene non l’avessi specificato. Prevedibilmente questo mi ha in parte cambiato la prospettiva con cui guardo al futuro. Da più direzioni ho avuto dei segnali incoraggianti, che mi fanno non dico ben sperare, ma almeno essere un po’ meno pessimista su quelle che potranno essere le possibilità future. Adesso mi tocca entrare nel mondo del lavoro, forse uno dei passaggi più complicati da affrontare nella vita, in particolare per uno come me, intrappolato come sono stato per lunghissimi anni in un mondo alienante come quello universitario. Quasi non mi sembra vero di esserne uscito, finalmente.

Rispetto alla visione plumbea e fatalista che avevo qualche mese fa, adesso mi sento più realista. So bene che quella che mi aspetta non sarà una vita meravigliosa in ogni caso, ma sarà la noiosa vita da lavoratore. Prima non accettavo l’idea che non avrei potuto dedicarmi come avrei voluto alle mie passioni, adesso mi sono quasi rassegnato. Siamo intrappolati in un sistema che esige il sacrificio della quasi totalità del nostro tempo per attività che non ci interessano, in cambio della possibilità di soddisfare i nostri bisogni primari ed avere un tetto sopra la testa. In pratica dovrò spendere tutto il mio tempo per avere quel che mi veniva garantito restando dai miei. Ma non ho scelta, restare dai miei equivarrebbe a rivivere il giorno della marmotta. Farò come fan tutti, mi cercherò un lavoro e farò la triste vita di chi passa la settimana attendendo il venerdì, per poter svaccare sul divano nel weekend. Per dare un senso a questa esistenza vuota dovrò impiegare i ritagli di tempo (mi resteranno solo quelli) per i miei interessi, ben sapendo che non potrò mai apprendere fino in fondo ciò che voglio (non mi basterebbe la vita intera in queste condizioni). Ma per far questo dovrò fare uno sforzo sovrumano, date le mie limitate risorse. Non ci sono altre possibilità e questo è tutto quel che posso fare (puoi star tranquillo Agis, non mi ammazzo).

A questo punto del discorso vorrei però specificare un aspetto che riguarda un po’ il nocciolo della questione: il mestiere che probabilmente svolgerò non avrà niente a che fare con la mia passione. Nemmeno per sbaglio o di sfuggita. Per questo mi intristisce l’idea di dover spendere troppo tempo per il lavoro. Non c’è nessun percorso laterale che possa portarmi anche vagamente in prossimità dei miei interessi tramite il lavoro. Due mondi opposti. La scelta che ho fatto in gioventù era stata fatta senza tener presente i miei limiti. Mi sono sopravvalutato, in pratica. Avrei dovuto essere un genio, perlomeno, per tenere insieme questi due mondi. Non è il mio caso.

@Albus, ti ringrazio per ciò che hai scritto, il tuo esempio e quello che mi hai portato del tutor possono risultare incoraggianti in molte situazioni, ma non hanno molto a che vedere con la mia. Tu hai dovuto affrontare enormi difficoltà da quel che ho capito, ma hai trovato la tua strada. All’università studi esattamente ciò che ti interessa. Sarai uno dei pochi al mondo che potrà fare della propria passione un mestiere. Per quanto mi riguarda, solo un caso fortuito o un incontro inaspettato o chissà cosa potrebbe “sviarmi” e condurmi sul percorso che desidero davvero. Ma non c’è verso di riuscirci con il mio solo impegno, perché nel frattempo devo pensare a sopravvivere. Quindi l’idea che ci si possa realizzare come si desidera indipendentemente dall’età non è realistico. Se una persona fosse appassionata ad esempio di danza classica, e per tutta una serie di circostanze non avesse potuto praticarla, non potrebbe mai cominciare da zero ad esempio a cinquant’anni, non avendo più il fisico adatto. Potrà al limite accontentarsi di raggiungere un livello molto modesto, ma non potrà seguire il suo desiderio secondo la propria volontà. Allo stesso modo, per quanto mi riguarda, dovrei cominciare a seguire la mia passione partendo da zero a trent’anni, visto che gli anni universitari hanno fatto tabula rasa del mio tempo e dei miei interessi. I progressi che avevo fatto dieci anni fa sono stati annullati. Posso anche ricominciare da zero adesso, vero, ma arriverei ad un livello insoddisfacente, rispetto a quel che avrei voluto, e lavorare mi costringerebbe ad avere finestre di tempo limitatissime per seguire la mia passione. Spero di non essere ripetitivo, ma il problema è questo.

Avevo anche accennato all’argomento vita sentimentale/sessuale inesistente, dal momento che riempire questo vuoto potrebbe in parte compensare le frustrazioni del non potermi realizzare come desidero. Però, contrariamente a quello che poteva sembrare da quel che ho scritto, Agis, non lo vedo come un ostacolo insormontabile, per il semplice fatto di essere totalmente inesperto a questa età o di aver superato la soglia massima per fare certe esperienze. Non si può negare però che io sia fuori dalla statistica, e che avrei bisogno come minimo di trovare delle rare persone empatiche che non mi vedano come un caso umano. E non qui, ma nella vita reale. Quindi per me la ricerca è decisamente difficile, e se ci aggiungiamo le grosse difficoltà che ho ad espormi su social, chat ecc – unici canali possibili, non essendoci alternative- comincia a diventare tutto quasi impossibile. Diciamo che, arrivato a questo punto, tenterò quel che potrò, se capiterà bene, se non capiterà andrà bene lo stesso. Ho smesso di crucciarmi per qualcosa che non dipende esclusivamente dalla mia volontà. In questo momento non mi interessa avere una relazione, mi basterebbe il sesso, e comunque nella mia situazione attuale anche questo sembra estremamente difficile da ottenere.

Come avrete capito dal tono di ciò che scrivo, sostanzialmente non ho cambiato idea sulla visione che ho della vita, che mi sembra abbastanza oggettiva purtroppo. Infatti non mi avete dimostrato il contrario, semplicemente, in un modo o nell’altro, mi avete indicato come tutto quel che si possa fare sia rassegnarsi e cercare compromessi a ribasso, perché ci sono dei limiti oggettivi e bisogna sempre tenerli a mente.

In generale, mi sembra che il passaggio all’agognata vita adulta e indipendente si compia attraverso una sostanziale resa dinanzi all’impossibilità di realizzarsi come si desidera, con poche eccezioni. Le parole che ho scritto a settembre possono essere sembrate quelle di un bambino viziato, ma è stata la semplice espressione di un’insoddisfazione che probabilmente non mi abbandonerà mai.
Ultima modifica di Birdman il giovedì 10 settembre 2020, 22:49, modificato 1 volta in totale.

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agis
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da agis » giovedì 9 gennaio 2020, 18:04

Birdman ha scritto:
martedì 7 gennaio 2020, 1:42
(puoi star tranquillo Agis, non mi ammazzo).
:?: :o

No, dico, ma tu guarda questi... 8-)

Se nessuno si butta giù nei tombini che cosa pretendete? Che vengano le talpe a broccolarvi su in superficie? :P

E' pure vero che a buttarsi nei tombini capitano più spesso pantegane ed occasionali coccodrilli albini che talpe sexy ed avvenenti ma, anche in questo caso, si potrà almeno vedere la vita come una serie di salti nel buio piuttosto che come un vuoto a perdere. Right babes? ^ _ ^

Alyosha
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da Alyosha » martedì 4 febbraio 2020, 12:16

Leggo con interesse questo topic nel quale penso che molti "giovani" si riconoscerebbero. Io al contrario di te non ci ho messo chissà quanto a laurearmi, ma allora mi ritrovai in una profonda crisi all'indomani del giorno fatidico che mi portò qui dentro e a prendermene una seconda. Vengo da una terapia durata 8 anni che ha solo toccato di striscio gli argomenti della sessualità e si è molto concentrata proprio sul difficile passaggio all'età adulta. Abbiamo molto lavorato sulla natura dei legami genitoriali e l'emancipazione. Tante delle cose che scrivi sono vere. Da un lato l'allungamento dei percorsi formativi (diploma, laurea di primo livello, laurea di secondo livello, master ecc.) studiati apposta per ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro, dall'altro una dimensione lavorativa sempre più rivolta allo sfruttamento non rendono facile l'ingresso dei non più giovani nel mondo del lavoro, che finisco presto o tardi con l'accontentarsi della prima cosa che trovano.

Però non è di questo che vorrei parlare. Solo far riflettere sul fatto che l'inizio dei percorsi è sempre una salita, ma che superata la vetta comincia la pianura. Non bisogna cioè mai fare l'errore di pensare "se questo è l'inizio figuriamoci il resto". Inserirsi nel mondo del lavoro è dura, ma come vedi bene tu l'alternativa è continuare a farsi mantenere dai genitori, sempre più anziani. L'alternativa che poni è in sostanza una non alternativa. Il tempo passa e per qualche po' ci si può anche illudere di trattenerlo, ma presto o tardi sfugge via. Puoi continuare a vivere in questa sorta di bolla eterea di eterno adolescente, ma presto o tardi dovrai fare i conti con le esperienze non vissute. Proprio come adesso rimpiangi un'adolescenza rimasta a metà nonostante tu ci sia rimasto incastrato per così dire molto più del previsto, finirai con il rimpiangere la tua maturità, quando ti accorgerai di non aver vissuto nemmeno quella. Vivere da soli ed essere indipendenti sono due cose diverse e la prima forma di indipendenza sarà banale dirlo è quella economica.

La malinconia che provi è in realtà verso non luoghi, esperienze non vissuti, relazioni non avute. E' un restare fermi e solidi verso ciò che non c'è stato. Il bello delle cose che non ci sono mai state è che uno se le immagina esattamente come vuole. Gli amici, le feste, gli amori ecc. In non luoghi sono utopie, sono dei desideri che nel tuo caso piuttosto che essere proiettati in avanti verso una progettualità realizzabile sono buttati indietro per così dire come rimpianto, frustrazione e rassegnazione. Diventano così un peso da trascinarsi e non un rinforzo. Voglio dire non sei nostalgico per i meravigliosi anni del liceo passati a divertirsi, per le canzoni al chiaro di luna o chissà cos'altro. Questo è un modo sano di rivolgersi al passato. Sei aggrappato ad un'immagine che semplicemente non è mai esistita ed è l'immagine delle cose che avresti voluto ma che non ci sono state.

Non si riparano delle ferite procurandosene altre, non puoi tornare indietro a rivivere esperienze che non ci sono state, semplicemente perché non si può. Le cose sono andate nell'unico modo in cui potevano andare e quello è il modo giusto. Le cose che hai fatto erano le uniche se potevi fare. Il passato ha sempre la forma perfetta delle cose che non possono più essere modificate e andrebbe compreso non giudicato come fai tu. Comprendere il proprio passato, le ragioni per cui si sono fatte certe scelte e non giudicarle, questa è la via che porta verso se stessi.

Esiste un unica vita che hai vissuto, non le infinite vite che uno potrebbe immaginarsi, ed è quella che dovrebbe mancarti adesso che stai affrontando questo delicato passaggio. Uno può essere in un luogo solo non in molti luoghi contemporaneamente. Occupare un luogo pensando di voler essere altrove è in realtà un modo per restare fermi. Restare fermi al desiderio di quella adolescenza che non c'è stata e impedendosi allo stesso tempo di viversi bene almeno la fase che verrà che è la piena maturità. Si tratta di altri ritmi, altre esigenze. Ha la sua routine (proprio come ce l'ha quella dello studente) il suo sistema di relazioni, profondamente diverso da quello che si ha all'università. Insomma e un'altra fase della vita. Non vivere questa fase non ti farà rivivere l'adolescenza che non c'è stata, ma ti terrà soltanto dentro questo limbo senza tempo.

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Birdman
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Re: Il lavoro inutile

Messaggio da Birdman » giovedì 10 settembre 2020, 22:48

Torno ancora una volta su questo topic, più o meno a distanza di un anno dall’apertura, innanzitutto per rispondere ad Alyosha (ho molto apprezzato la sua risposta e mi sembrava ineducato lasciare in sospeso le sue osservazioni), ma anche per dare un segno di vita, visto che sono rimasto silente un po’ troppo a lungo in un periodo terribile come questo.

Premetto che, rispetto ad un anno fa, sento di essermi molto ammorbidito su parecchie questioni. La nostalgia per ciò che non è stato, a cui fa riferimento Alyosha, oramai non mi appartiene più. Guardo al passato quasi con distacco, con un approccio quasi esclusivamente “da storico”. Ho più interesse a ricostruire la sequenza di eventi in maniera asettica, che penare ad immaginarmi una storia alternativa che avrebbe potuto condurmi altrove. Oramai il passato l’ho accettato così com’è. Perlomeno spero che sia un sentire definitivo e non un’illusione derivante dal relativo isolamento che vivo (può darsi che l’assenza di termini di paragone ammazzi il confronto e quindi l’invidia).
Ma al momento mi sento così, direi quasi in pace con me stesso. Non mi tormenta più l’idea di essere single o di non avere esperienze. Sono più focalizzato sul costruire qualcosa da questo momento in poi. La fine dell’università mi ha regalato tanto di quel tempo che ho ripreso a coltivare alcuni interessi, ho ripreso a leggere e sentirmi curioso come non mi capitava più da tempo.

Qualcosa non va però in questo racconto, vero? Da dove viene tutto questo tempo a disposizione?
La risposta è ovvia: non ho ancora un’occupazione, così torniamo al nodo principale del topic. E questa è la classica ironia della sorte. Un anno fa formulavo una non alternativa (come scriveva Alyosha), ponendo un dubbio sulla reale utilità del lavoro nella mia situazione, che non poteva che risolversi nella ricerca di un impiego per tentare almeno di smuovere le acque. Però poi, laddove si erano create le condizioni per iniziare una vita normale, ci ha pensato la Storia a spazzare via le già poche possibilità che c’erano. È arrivata la pandemia, poi il lockdown, che ci ha portato con sé la più grossa crisi economica dell’era repubblicana, ed eccoci qua. Bisogna ammettere che in parte ci ho messo del mio, esitando quando i tempi mi erano favorevoli, per tutta una serie di resistenze che in parte ancora conservo, purtroppo. Ma chiaramente dinanzi al disastro che è capitato ho poco da rimproverarmi.

L’ironia della sorte: nel momento in cui decido di iniziare a muovermi, vengo risbattuto indietro, come nel gioco dell’oca. Si ricomincia da qui: a casa con i miei genitori, in un remake intristito della non adolescenza di cui si parlava sopra. Stessa sceneggiatura, con qualche variazione che ha conferito a questi ultimi mesi un tono più drammatico. Ci sono stati grossi problemi economici in famiglia ad un certo punto, ma per il momento la situazione sembra essere tornata sotto controllo, fortunatamente. Se adesso posso anche tornare a preoccuparmi solo per me, lo scenario che ho di fronte appare via via più desolante. È andata così: adesso vorrei ardentemente avere un lavoro (magari lontano da qui, meglio ancora), ma ecco che per me non sembra esserci più nulla. La mia situazione appariva complicata già prima di questo disastro, ma adesso comincia a sembrarmi irrecuperabile. Temo proprio che a breve il mio CV diventerà carta straccia, oltrepassato un certo limite temporale. Ed è la beffa finale che mi mancava, dopo una vita gettata all’università.

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