RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

La realtà dei gay, storie ed esperienze di vita gay vissuta
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progettogayforum
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RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da progettogayforum » venerdì 17 dicembre 2010, 21:50

Ciao Project,
qui fiocca che è una bellezza, sembra il paese di Babbonatale, bello ma frustrante, non posso nemmeno uscire di casa. Sto a casa e mi deprimo, leggo un po’ su internet poi mi metto a pensare alla mia vita, ormai ho 40 anni, non sono ancora vecchio ma non sono nemmeno giovane, coi giovani veri ho poco da condividere. Ho anche amici ventenni ma lo sento benissimo che è un altro mondo, mi devo adattare alla terrificante quarantina, quando ancora erano 30 e passa la cosa era più accettabile ma adesso sono 40. Guardo avanti al mio futuro e mi piglia la malinconia. Diciamo che è da almeno 25 anni che so di essere gay, ma che è successo in questi 25 anni? Tanti pensieri a vuoto, tanti desideri ma poi in concreto sempre rinvii e nulla di reale e non è stato nemmeno un male, in certi casi, se si fossero realizzati i miei sogni allora, dopo sarei finito nei guai. Le persone vent’anni dopo non sono come te le immaginavi 20 anni prima e allora la solitudine è il male minore e forse è anche per questo che uno alla fine i sogni li mette da parte e cerca di vivere tranquillo. Leggevo su internet di una esecuzione capitale ieri negli usa, queste notizie mi creano una profonda sensazione di disagio. Mi veniva in mente che la vita umana non è tutta quella sequela di meraviglie e di opportunità che si dice, ma è una cosa terribile nella quale si capita per caso e bisogna andare avanti solo perché ci si sta, forse sono pessimista. Oggi ho rivisto un mio vecchio professore di quando andavo al liceo, adesso ha 70 anni, era ed è una brava persona, è stato contento di vedermi, siamo andati a fare colazione insieme al bar e mi ha parlato un po’ dei suoi guai, io me lo ricordavo di 48/49 anni, era una forza della natura, rivederlo adesso mi ha fatto proprio male, è invecchiato, insicuro, ha avuto un sacco di guai, ed è sposato, ha figli grandi e tutto sommato dovrebbe fare una vecchiaia felice ma i guai li ha lo stesso. Mah, io adesso mi sto incamminando per quella strada. Sono gay, sì, è vero, ma in fondo non è affatto la questione fondamentale, il tempo passa per tutti, anche per quelli che pensano di poterne non tenere conto. Oggi non cerco più un compagno ma una tranquillità, che in parte già ho, potrebbe sembrare rassegnazione, ma per parlare di rassegnazione bisognerebbe credere di aver perduto qualcosa. Ci sono persone (ragazzi) ai quali voglio bene e con i quali ho anche vissuto una mezza storia ma non siamo mai stati la scelta definitiva l’uno per l’altro, li stimo, siamo amici e anche qualcosa di più forse, ma non abbiamo una parte di vita in comune e molto probabilmente non l’abbiamo mai avuta. Vedo i sogni di tanti ragazzi e penso che in effetti ci ho messo anni per staccarmi da quei sogni. Non so che pensare di quei sogni ma ho l’impressione che per me quella fase sia archiviata. Adesso penso ad altro, penso al lavoro, nel senso che siccome dovrò lavorare ancora parecchi anni devo cercare di mettermi in una condizione che non mi schiavizzi ma mi lasci la mia liberà che è in fondo il vero valore al quale ancora credo. Mi piace la natura, la montagna, mi piacciono le sensazioni fisiche di quando ti svegli la mattina e intorno sei circondato dalla natura. Il mondo umano lo sento vicino ma solo in un certo modo molto teorico ormai non desidero più di unire la mia vita a quella di un’altra persona. Mi spaventa la vecchiaia, quella sì, la vecchiaia di un gay, quando non sei più autosufficiente e il cervello comincia ad abbandonarti, la vedo proprio con timore, ma è anche inutile pensarci, se ci arriverò verrà tutto da sé.
Ciao Project (se vuoi, pubblica la mail)

Alyosha
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da Alyosha » venerdì 17 dicembre 2010, 23:40

Questo post mi spinge ad una riflessione, che più passa il tempo e più diventa chiara. La nostra è una societa violenta che impone modelli e non lascia spazio a nient'altro che a quella perfezione esteriore, che il corpo umano si concede solo per pochi anni e solo a poche persone. Pensavo leggendo questo post, che se la cinematografia che tratteggia il mondo gay è scarsa, quella che affronta il tema degli "anta", del divario generazionale lo è ancora meno. I protagonisti dei film e dei cartoni sono sempre giovani aitanti, le presentatrici in tv devono tirarsi tutte per far andar via le rughe... Niente rappresenta un'età che invece ha una sua dignita e purtroppo chi la vive ha pochi modelli di riferimento e pochi centri di aggregazione. Penso che scoprirsi entrato negli "anta" per molti generi smarrimento, confusione e paura (più o meno come lo scoprirsi gay), proprio perché non vede nulla attorno. Niente e nessuno gli parla di lui e vinisce presto per sentirsi una vecchia cartolina ingiallita. Viviamo in una società che ti spreme fino all'osso e ti butta via. Centra molto poco l'omosessualità, come si scrive nel post. Sapete quanti vecchietti vedo buttati nel fondo dei reparti? Uno pensa che facendosi una famiglia vecchio stile non soffra la solitudine, ma non è così... Ci sono persone che muoino in casa e si scopre che sono morte solo dopo mesi (per la puzza), perché nessuno le cerca... La domanda è: siamo tutti cattivi, perfidi,? esuli figli di Eva? Non lo so. Però penso che non ci siano spazi sociali per queste persone, non c'è recupero della persona con le sue qualità e il suo enorme bagaglio di esperienze. Questo vuoto socio-culturale è infondo un negare l'esistenza della vacchia. Quante cose potrebbero essere diverse se si mettessero un giovane e un adulto accanto? Quanti errori si potrebbero evitare? Quanta soddisfazione potrebbe avere un uomo vissuto a comunicare, educare, dialogare? La nostra è una società violenta lo ripeto. Viviamo in microcelle che chiamano case. L'architettura dice già tutto (pensate le vecchie case con cortili enormi all'interno delle abitazioni). Abbiamo un antenna satellitare, una connessione wireless, una televisione (almeno), un telefono etc etc. per ogni appartamento. Non sappiamo condividere più nulla. Ogn'uno deve avere la propria cosa e usarla in solitudine, consumarla e gettarla, che tristezza! Se ci fossero più spazi di condivisione, ogni età avrebbe il suo valore. Più vado avanti e più mi rendo conto che l'uomo ha solo bisogno di sentirsi riconosciuto e in verità ha solo bisogno di relazionarsi con l'altro uomo, porsi in contatto. Ecco perché la nostra società individualista è violenta, perché snatura l'uomo e la sua unica vera esigenza...

editore
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da editore » sabato 18 dicembre 2010, 1:22

@boy-com temo che il tema centrale della mail sia semplicemente la "solitudine": una solitudine che, ahinoi, per i gay più probabile - in prospettiva coll'anzianità - che per gli etero; ma non per la solita tiritera del fantomatico edonismo che caratterizzerebbe la comunità omosessuale, ma per il fatto che per un gay è più difficile avere una famiglia di supporto in anzianità. Pochi sono - percentualmente parlando - i gay con un compagno, e ancora meno quelli più in là coll'età; così come pochissimi sono i gay con figli che potranno occuparsi di loro durante vecchiaia - fermo restando che è assurdo ed egoistico anche solo ipotizzare di avere dei figli solo per avere una "stampella per la vecchiaia".

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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da progettogayforum » sabato 18 dicembre 2010, 8:40

Beh, in effetti il problema non è essere gay e se ci si guarda intorno il panorama che si vede è spesso di desolazione e di abbandono anche per gli etero, specialmente vecchi, per i gay il problema della vecchiaia esiste eccome, è un problema oggettivo del quale non si parla mai, come se la vecchiaia non dovesse arrivare, come se la vita fosse ridotta solo alla prima fase, a quella fase in cui i problemi sono la consapevolezza, il coming out e trovarsi un ragazzo, il fatto è che poi, comunque sia andata la prima parte della vita, c’è anche la seconda da affrontare e la solitudine esiste e spesso diventa vero e proprio abbandono al quale si resiste finché il fisico lo consente, poi bisogna affidarsi agli altri. Per gli etero vecchi gli altri sono i figli, quando ci sono e quando si vogliono prendere carico degli anziani, per i gay gli altri sono parenti più lontani o addirittura estranei per i quali l’anziano è sostanzialmente un estraneo. Anche quando non manca il sostegno materiale perché le condizioni economiche lo permettono, viene spesso a mancare il contatto affettivo che potrebbe permettere di vivere meglio la vecchiaia. Quando la prospettiva è quella del tramonto, si cerca, finché si può, di restare attivi, di darsi da fare, poi piano piano anche quella fase finisce. Mi sono chiesto spesso se la vita di coppia gay sia analoga alla vita di coppia etero nella fase finale della vita. Tra gay non ci sono vincoli legali, questa motivazione dunque viene meno, quando c’è un affetto vero non c’è bisogno di altro e spesso un affetto vero ci potrebbe essere. È anche in questa prospettiva che le coppie gay possono avere una enorme utilità sociale.

Alyosha
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da Alyosha » sabato 18 dicembre 2010, 10:10

Mi dispiace forse sono stato frainteso... Non stavo dicendo che le due cose sono sullo stesso piano... Ancora una volta avevo allargato un po lo sguardo per potermi inserire nella discussione, che comunque mi aveva colpito. Avevo colto spunto dal post per una mia era una riflessione sul perché un anziano si trova ad essere un peso (gay etero che sia), quando invece potrebbe essere una risorsa. E su quanto poco si è accompagnati ad affrontare questa fase della vita, comunque importante... E' chiaro che per un gay lo scenario si complica soltanto. Anche per me il problema era della solitudine... Su tante delle cose che scrive Project invece non avevo affatto riflettuto e devo dire che un pò di angoscia me la mettono... Che devo dire è probabile che si muoia in un fondo di letto, tra i fastidi di un dottore che non ti capisce quando parli e orecchie troppo lunghe per sapere ancora ascoltare... conviene attrezzare lo spirito per l'inverno...

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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da barbara » sabato 18 dicembre 2010, 10:28

Ah! Il "giro di boa" dei quarant'anni lo ricordo bene... Ti senti a metà di un guado e dall'altra parte vedi soprattutto la vecchiaia. L'età matura ti appare all'improvviso , come se non l'avessi mai messa a fuoco, inesorabile nella sua concretezza.
Uno scombussolamento, non c'è dubbio. Devo dire che per quanto mi riguarda , poi è andata meglio. Credo anzi che certe fasi siano necessarie per farci capire che è il momento di prepararci a ciò che ci attende.
Se è vero che non possiamo fermare il tempo, è altrettanto vero che c'è una bella differenza fra l'attesa incosciente e l'uso intelligente delle nostre potenzialità per attrezzarci al meglio.
Se la malinconia arriva a volte, anche questa è una novità da accogliere come una sfida . Si può imparare a convivere con questi momenti, senza farsi sommergere. I modi sono tanti : c'è chi va a correre , che chi, come me, prende carta e penna. Soluzioni di ripiego, che se vogliamo, possono diventare delle vere e proprie passioni , alle quali ancorarci nel presente come nel futuro. Quello che avremo in abbondanza è il tempo.
Il lavoro , lo stress ci hanno disabituati a gestirne grandi quantità. Il rischio è quello di restare disorientati , di scivolare nel senso di inutilità.
Ma viceversa l'avere tempo per ciò che realmente desideriamo fare può rivelarsi un'opportunità incredibile di crescita personale.
Un mio amico, che ha quasi sessant'anni ed è in pensione da diversi anni, mi ha detto di recente che non stava così bene nemmeno quando era sposato. E' single da molto tempo e il pensionamento all'inizio per lui è stato un momento molto difficile , che ha saputo trasformare in un'occasione per dare una svolta alla sua vita.
Oggi abbiamo la fortuna di poter contare su tecnologie , capaci di compensare la difficoltà di movimento e le limitazioni fisiche, perfino quando ci sono delle disabilità importanti. Al contrario ci sono paesi del mondo dove un ragazzo disabile , anche se è giovane, non ha alcuna opportunità di vivere una vita minimamente dignitosa.
Il nostro è un vantaggio non da poco. Sono molte le cose che possiamo fare sin da ora per migliorare il nostro futuro
Se siamo preoccupati delle degenerazione del nostro cervello, dobbiamo sapere ad esempio che anche quella è un'eventualità che possiamo prevenire.

http://archiviostorico.corriere.it/2008 ... 1034.shtml

Non vorrei correre il rischio di banalizzare il discorso . Al contrario , quanto più un problema è serio , tanto più ci dobbiamo preparare.

Buona salute a tutti!!!

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konigdernacht
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da konigdernacht » sabato 18 dicembre 2010, 10:44

Un commento veloce: ogni età ha le sue potenzialità, aspettative e possibilità: non proiettarti in un futuro che non conosci quando puoi fare ancora tanto per il presente e del tuo presente!

Un augurio a te che scrivi questa mail :mrgreen:
Zerchmettert, zernichtet ist unsere Macht
wir alle gestürzt in ewige Nacht

ilune
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Re: RIFLESSIONI DI UN GAY QUARANTENNE

Messaggio da ilune » domenica 19 dicembre 2010, 2:03

Abbiamo la stessa età, e da quello che leggo intuisco anche un vissuto con tanti punti in comune.
La solitudine è per me una dolce compagna, che a volte sa essere spietata.
E' vero: i 40 sono un giro di boa, forse il primo vero momento in cui si può tracciare un bilancio, riesco a mettere in fila le mie esperienze, e ho la consapevolezza che quel (tanto) che la vita ha ancora da offrirmi dipende nel bene e nel male dalle scelte che ho fatto sino a oggi; posso godermi i frutti delle mie scelte coraggiose, e rimpiangere le occasioni perdute per tutte le volte che il coraggio mi è mancato.
Io sono quello che ho scelto di essere, e non parlo delle pulsioni sessuali, su cui non penso sia possibile scegliere, ma parlo del modo in cui alla mia sessualità mi sono voluto rapportare.
La mia dignità e la mia libertà sono il bene più prezioso di cui dispongo, se per preservarli devo pagare il prezzo della solitudine lo pago volentieri.
Mi guardo allo specchio e sono orgoglioso dell'uomo che vedo, ed è questa la molla che mi fa andare avanti.
Un abbraccio, e spero che i tuoi pensieri malinconici si possano sciogliere presto come la neve fuori dalle tue finestre.

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