Vado avanti con la storia , grazie al valido aiuto di due consulenti , l'ottimo Green e l'ottimo Solitudo. Approfitto per ringraziare entrambi . GRAZIEEEEE!!!!!!
Riassunto delle puntate precedenti:
Diego, 18 anni , studente, subisce continue vessazioni dai compagni, in particolare da Alessio.
Marco, un altro compagno di classe, si sente a disagio, poichè pure essendo anche lui omosessuale, non l'ha mai difeso. Diego vive con sua madre, che non sa nulla di tutto ciò. Reagisce alla solitudine buttandosi nello studio . Durante una gita scolastica si ritrova a fare da "balia" ad Alessio, a letto con l'influenza, il quale inaspettatamente si mostra pentito del proprio comportamento.
(però se leggete le puntate è meglio....

)
-Uno due tre...- Con la faccia contro il muro, Diego teneva gli occhi premuti sul braccio. Non voleva imbrogliare. Qualcuno lo faceva, ma lui rispettava sempre le regole. Che senso avrebbe avuto vincere dopo aver sbirciato?
-quindici, sedici, diciassette...- gli altri erano sempre più lontani, sentiva a malapena le loro scarpe battere sul cemento. E intanto setacciava il buio, frugando con la mente gli angoli del cortile.
Avrebbe dovuto puntare verso la siepe che correva parallela al cancello. Ma, così facendo, avrebbe lasciato scoperta la toppa. Meglio andare verso l'entrata del palazzo, che era più vicina.
-trenta trentuno trentadue...- doveva guardarsi da Stefano, il più grande di tutti . Aveva dieci anni ed era il più veloce. Anna poteva anche lasciarla perdere. Si faceva sempre beccare, specie quando era sotto lui. Invece di arrabbiarsi, rideva e gli andava vicino.
-Sessanta! Chi è fuori è fuori, chi è dentro è dentro. Arrivo!- la luce del sole sembrava ancora più bianca. Il cortile era deserto, il silenzio innaturale. Eppure gli altri erano lì, da qualche parte, ad aspettarlo.
Un colpo di tosse accanto a lui , e Diego si ritrova con la faccia contro il vetro in una buia notte invernale. Mi ero assentato un attimo, direbbe a sua madre, se lei fosse qui. Hai sempre la testa da un'altra parte, gli risponderebbe.
Ma in questa stanza c'è solo Alessio e il suo respiro pesante e regolare.
Si è addormentato all'improvviso, con gli occhi ancora umidi di pianto.
Meglio così : non avrebbe molto da dirgli. O forse sì, e sarebbe questo il problema.
Cosa pretende adesso? che lo perdoni? Che gli dica: non importa , quel che è stato è stato? Se anche fosse, se mi fidassi di lui, una volta a casa, lui resterebbe la stessa persona di questa notte? oppure tornerebbe ad essere quello di prima?
Questo nuovo Alessio gli fa paura, lo deve ammettere. L'altro era prevedibile, lontano. Già da tempo non era più un compagno di classe, ma piuttosto una caricatura.
Questo invece non sa dove collocarlo; le parole che gli ha detto gli ronzano ancora intorno.come vespe ansiose di colpire...."Quanto sono stato stronzo in questi quattro anni.... Nessuna giustificazione.....Niente"
E poi quel tono di voce. Così sommesso. Anche triste. ... Triste? Uno come lui? Ti sei bevuto il cervello, caro mio.
E' quasi mezzanotte, lo dice il cellulare e il suo corpo conferma. All'improvviso si sente stanchissimo, come se avesse finito di giocare a nascondino proprio ora, e non dieci anni fa.
Era il loro gioco preferito. Tutta quella fatica per ritrovarli ogni volta, uno a uno. Che senso aveva? Li avrebbe persi comunque tutti quanti, uno dopo l'altro.
Qualcuno sta bussando alla porta. Diego si gira dall'altra parte e infila la testa sotto il cuscino. -Ragazzi! Sono già le nove. Diego, Apri per favore-
Le nove. Non è possibile. Gli sembra di aver dormito si e no un'ora.
-Arrivo, prof-
-E Alessio come sta?- chiede sottovoce l'insegnante, sbirciando in direzione del letto.
Il piumino, che avvolge Alessio, non si è mosso. -Bene, credo. Dormire ha dormito.-
-Allora, quando sei pronto, scendi pure. Salirò io a controllare.
-Va bene, prof.- e inizia a rovistare fra i vestiti .
-Ah! Comunque grazie per ieri sera. Mi spiace che tu abbia dovuto rinunciare a uscire-
-Non c'è problema, veramente. Non sarei uscito comunque.-
-Davvero? Allora ... non sapevo come dirtelo. I ragazzi hanno insistito per uscire ancora e perciò... ti scoccerebbe restare qui anche stasera?-
Diego raccoglie da terra il contenuto della trousse che gli è sfuggita dalle mani,
- Stasera? ok, prof..non c'è problema-
-Benissimo!- le sente dire tutta contenta . Non imparerò mai, pensa lui , trascinandosi in bagno.
Fuori oggi c'è un gelo che taglia la faccia. In coda allo skilift si rabbrividisce sotto le giacche a vento in attesa del proprio turno. Fa troppo freddo perfino per chiacchierare.
Sarà per questo oppure no, ma, dopo qualche "ciao", nessuno gli ha chiesto di Alessio.
Arrivati in cima alla pista, li accoglie un nevischio ghiacciato che si infila ovunque. Sara sta dicendo alle altre: -Io qua non resisto. Quando arrivo giù me ne vado.-
Non è passata un'ora e la maggior parte dei compagni si è dileguata.
L'unico bar che c'è sarà già pieno. Probabile che tornino in albergo. E una volta là, si piazzeranno in camera con Alessio. Dunque perché tornare?
Scende e risale, lungo la pista quasi deserta , fra i vortici di neve creati dal vento. Questo freddo gli fa ricordare le storie di suo nonno, sui contrabbandieri che si avventuravano di notte oltre il confine in pieno inverno, oppure quelle sui soldati dispersi in Russia.
Il suo corpo non è diverso dal loro corpo. La sua età anche. A diciotto anni ti mandavano a combattere. Cos'è in fondo qualche ora di gelo?
Se fosse stato là, in mezzo a loro, quasi assiderato, in marcia per giorni e giorni , con gli scarponi fradici , che avrebbe fatto?
Dicono che quando tutto è perduto, perfino la speranza di sopravvivere, solo allora viene fuori chi sei veramente. Diego si chiede se vorrebbe saperlo.
La gamba destra ha preso a fargli male. Forse dovrebbe fermarsi. Sono più di tre ore che scia senza sosta e allo skilift sente i muscoli caldi irrigidirsi sotto il gelo.
Invece va avanti. Sono le cinque quando il maestro di sci lo raggiunge in cima: - Cosa ci fai qua? Non vedi che sono rientrati tutti? Guarda che faccia ! Stai bene?-
Si. Sta bene. Mentre lo dice pensa che è la verità: è da anni che non si sentiva così bene.
La stanza é come l'ha lasciata. Alessio é ancora a letto; solo che è sveglio.
-Ciao. Stai meglio?-
-Rispetto a prima sì. Si é abbassata la febbre.-
E' ancora pallido in viso. I capelli arruffati gli danno un'aria infantile.
-Ah! Bene.-
-L'unico problema è la noia. Quando stai male, il tempo non passa mai. Gli altri? Sono ancora sulla pista?-
-Non sono passati di qua?-
-No. Non ho visto nessuno-
-Beh! Non lo so. Li ho persi di vista. Magari si saranno fermati al bar. Oppure saranno a prepararsi. Ho sentito dire che escono, stasera-
Gli ha indorato la pillola, ma, anche così, dalla faccia che fa non sembra averla presa bene. Se questa è l'amicizia, meglio perderla che trovarla.
-La prof ha un pc portatile. Magari posso andare giù a prenderlo e ci vediamo un film, sentiamo un pò di musica, che so...Ti va?-
-Ma tu non esci nemmeno stasera?-
-No. Sono troppo stanco.-
A Diego sembra di sentire tutto in una volta il caldo che c'è nella stanza. Ma quanti gradi ci saranno? E inizia a togliersi la parte superiore della tuta. Non vede l'ora di farsi una doccia.
-Se è per me, guarda che non sei obbligato.-
Certo che questo comincia a scocciare. -Non è per te. E' per me. Se ti dico che sono stanco- Che sollievo togliersi i doposci, i piedi già iniziavano a sudare.
-Dai veramente, non posso credere che preferisci restare qua.-
Devo stare, non devo stare, mi stanno tirando scemo questi.- Cos'è? Non vuoi che resto? Hai paura che ci provo? -
-No ... Non ho paura ...-
-Ah! Non hai paura? Vuoi dire che ci potrei provare?- gli dice rabbioso.
-No! Che provare? ....intendevo dire ...Ma che stai facendo?!-
Diego si guarda: nella foga di spogliarsi è rimasto in mutande e maglietta . Alessio lo fissa perplesso.
Veramente ha pensato che ...- Vorrei cercare di farmi una doccia, se permetti-
Sono le dieci e mezza. Sono seduti fianco a fianco sul letto, col pc appoggiato sulla gamba destra dell'uno e sulla sinistra dell'altro.
Hanno passato due ore a dire : Guarda questo video . Questa canzone l'hai sentita? E questa?
Alessio non ama la musica classica, ma gli fa un sacco di domande. Cos'è 'sta curiosità tutta in una volta? pensa Diego, sbadigliando. La stanchezza si fa sentire, ma risponde comunque.
-Ascoltare la musica classica non ti deprime?-.
-No. Affatto.-
-Io mi deprimo molto facilmente; penso che non potrei mai ascoltarla più di...cinque minuti.-
-Tu ti deprimi?-
-Perchè? pensi che uno come me sia troppo superficiale per deprimersi?-
-No. Frena! Non ti stavo giudicando. Dico solo che sembri sempre così allegro, che non è facile immaginarti depresso.-
-Niente è ciò che sembra.-
-Vuoi dire che quando sei su di giri è proprio in quei momenti che sei depresso?-
-Più o meno é così-
-Capisco.- dice Diego, anche se non è del tutto vero. Non capisce per esempio perché gli stia dicendo queste cose, perché non ne parli coi suoi amici, invece di fare sempre lo sbruffone con loro.E poi pensa: quali amici? quelli che oggi non sono venuti a trovarlo ?
-Non so perché ti sto dicendo queste cose-
-Appunto smettila, che sembri quasi umano-
-Anch'io mi detesto quando sono così. Poi faccio lo stronzo, col risultato che mi detesto ancora di più.-
-Mai quanto ti detesto io, però-
Silenzio. Ha una faccia così mortificata , che Diego riesce a malapena a guardarlo.
-Se ti impegni , potrei anche perdonarti-
-Davvero? mi perdoneresti? -
Lo sta fissando ansioso. No. gli occhi lucidi non li sopporto, pensa Diego.
-Ho detto : Se ... -
-Cosa dovrei fare? Dimmelo!-
-Lo sai cosa devi fare, tesoro...-
-No. Quello no ...-
-E invece dovrai .- gli sussurra Diego . Alessio ora ha la faccia più assurda che abbia mai visto . Diego non si tiene più e scoppia a ridere, senza riuscire a fermarsi, e riesce solo a dire:-Ma se non sei nemmeno il mio tipo!-
(continua)....