Ciao!
Non possiamo/dobbiamo comportarci come eterosessuali riguardo a parlare del nostro orientamento sessuale perché la società non è come tu la stai immaginando o, forse, desiderando.
Copio, modificandole, le parole di un famoso blog, perché non riesco a dirlo meglio:
"in una situazione ideale, dove la società non discrimina non ci sarebbe mai bisogno di dire che si è omosessuali. In una società dove se tu non dici nulla gli altri pensano che potresti essere etero, gay, lesbica, bisessuale, transgender, asessuale o qualsiasi altra cosa, non ce ne sarebbe bisogno. In questa società o dici di essere gay, oppure sei etero. L’omosessualità non è contemplata come possibilità. E il trattamento in quanto a diritti non è il medesimo. I neri hanno dovuto lottare per la liberazione, e così le donne con i movimenti femministi. Sarebbero stati fuori luogo dei movimenti dell’ “orgoglio bianco” o “potere ai maschi”, non trovate?"
Inoltre, io sono convinto che si tratti di accettare sé stessi, e dopo non ci si porrà più il problema di "dirlo". Ovviamente, all'inizio si prenderà da parte i propri amici e le persone importanti per parlarne in privato, ma poi la cosa passerà, quando davvero essere omosessuali non significherà più nulla di particolare per NOI.
Poco fa ero in piscina e due ragazzi mentre si facevano la doccia parlavano dei rapporti sessuali con una ragazza. Io perché, se fossi stato là a farmi la doccia con un mio amico, non avrei dovuto parlare dei rapporti con un ragazzo? Senza però anticipare che sono omosessuale, come hanno fatto quei due ragazzi. Se fossi stato a farmi la doccia in compagnia di un mio amico (etero o gay che fosse stato) avrei tranquillamente, forse, parlato dei miei desideri sessuali. Così come faccio quando mi trovo in compagnia di alcuni miei amici: loro parlano di ragazze, io di ragazzi; o, se sono amiche donne eterosessuali, parliamo tutti e due di ragazzi. Senza porci il problema di chi ci sia intorno o del luogo dove stiamo. (ovviamente se ci sono altri gay nel gruppo si parla di ragazzi!)
Questo significa non reprimersi, non nascondersi, non "fare un annuncio". L'annuncio è naturale all'inizio, quando ci si libera del fardello (avvertito) portato per tanti anni.
Tu stai dicendo che gli etero non dicono che sono etero; beh, ma loro parlano del fatto di esserlo; anzi, gran parte dei discorsi, anche nelle docce e negli spogliatoi, ruota intorno al sesso e alle ragazze. Questo significherebbe comportarsi come eterosessuali, dato che siamo uguali: parlare dei ragazzi cbe ci piacciono liberamente.
Il tuo ragionamento, secondo il mio parere, deriva dal non aver accettato la tua omosessualità, dal viverla male, e consiste nel cercare di giustificare una repressione e un nascondersi con paragoni fallaci. Io l'ho fatto PER ANNI

, poi ho capito di aver perso tempo e che i timori erano infondati e solo nella mia testa.
Su questa stessa linea, sento decine di ragazzi che sostengono di non dire di essere omosessuali perché sono "riservati".
Ma quindi i miei genitori, quando si sono sposati, non sono stati riservati dato che hanno celebrato una cerimonia che faceva intendere che erano, molto probabilmente, eterosessuali?
Poi, molti ragazzi gay affermano di dire di essere eterosessuali perché sono riservati, e qua io credo che il vero motivo sia solo vergogna e non accettazione. Magari giustificate, magari meglio vivere così, non lo so e non mi riguarda. Ma il motivo è quello per me.
In riferimento a ciò che ha detto Zetsuen, io penso che non sentire ( o affermare di non sentire) le necessità di fare coming out significhi trovarsi a un livello di repressione molto forte, tale da negare quasi completamente il proprio orientamento sessuale, la propria sessualità. Non credo possa significare non dare importanza all'essere gay, a meno di casi rarissimi. Però è solo una mia ipotesi. Accettarsi significa non nascondersi: non credete mai che a una persona piacciano i suoi capelli se indossa per tutta la vita un cappello che li copre completamente, magari anche tra le lenzuola della propria stanza da letto.
Ciao
