GAY E VIZIO DEL GIUDIZIO

Che cosa significa essere gay
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progettogayforum
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GAY E VIZIO DEL GIUDIZIO

Messaggio da progettogayforum » sabato 31 agosto 2024, 22:30

Un recente scambio di mail con un ragazzo mi spinge a scrivere qualche riflessione sui danni che il vizio di giudicare può provocare, anche del tutto inconsapevolmente. Procedo per ordine.

In tutte le relazioni a due (affettive o sessuali, ma non dettate da altri tipi di interesse) esiste uno scambio di confidenze tra le persone coinvolte che nasce spontaneamente quando si crea una dimensione di fiducia reciproca. Fidarsi uno dell'altro è la base di qualunque rapporto importante. Fidarsi significa due cose tra loro ben distinte:

a) arrivare a confidare all’altro alcuni aspetti del proprio mondo più intimo,

b) dare per scontato che quanto l’altro ci confida è vero o almeno che l’altro lo ritiene vero.

In un rapporto importante la fiducia nell’altro è molto forte ed è possibile che si arrivi a condividere anche aspetti privatissimi e talvolta scabrosi della propria vita. In questi casi, che non sono rari, chi si confida si aspetta dall’altra parte un atteggiamento analogo sostanzialmente speculare, cosa che non si può in nessun caso dare per scontata, cioè si aspetta livelli di confidenza della stessa portata o almeno che quanto viene detto dal partner sia vero (che è il minimo livello di reciprocità).

Spesso, quando ci si accorge che al proprio aprirsi di fronte all’altro non corrisponde un atteggiamento analogo, subentrano sensi di delusione e piuttosto di delusione di se stessi per aver creduto autenticamente reciproco un rapporto che lo era soltanto all’apparenza. Ma spesso la fiducia mal riposta, non solo non viene ripagata con la stessa moneta o viene ripagata in modo molto parziale, ma può addirittura portare alla fine del rapporto, perché chi ha ricevuto la confidenza non la considera un atto di fiducia ma un elemento per esprimere giudizi o valutazioni morali del tutto improprie.

Chi si è fidato e ha confidato all’altro qualcosa di privatissimo si sente pesantemente giudicato, e capisce di aver posto nella mano dell’altro un’arma: “il giudizio” e direi spesso il “pregiudizio”, capace di distruggere sul nascere qualsiasi rapporto affettivo.

Il dialogo serio con una persona non è un interrogatorio di polizia in base al quale emettere una sentenza di colpevole o innocente, di buono o cattivo, di desiderabile o indesiderabile. Ci sono ottime persone con un passato molto problematico e ci sono persone con un vissuto senza macchia che possono dimostrarsi alla prova dei fatti di una rigidità e di una violenza incredibile. Non si ama un individuo perché è senza difetti, perché la perfezione non è di questo mondo. Il presupposto per costruire un rapporto affettivo vero è la presenza di una fiducia reciproca vera e la fiducia reciproca vera non è compatibile con la tendenza a giudicare. Chi si pone nella condizione di giudice dei comportamenti altrui nega a se stesso perfino la possibilità di vivere un rapporto affettivo vero.

C’è un terreno sul quale i giudizi (o meglio i pregiudizi), espliciti o impliciti, possono fare danni terribili, questo terreno è quello della sessualità. È vizio comune considerare se stessi e il proprio metro come l’unico metro valido per la misura di tutto e tutti, e questo vale in particolare sul terreno della sessualità: “Tutto quello che penso io, che faccio io, che desidero io è giusto, tutto il resto è sbagliato, patologico, immaturo, stupido…” e chi più ne ha più ne metta!

Quando due ragazzi cominciano a costruire la loro relazione sono automaticamente portati a pensare di avere trovato nel proprio compagno uno identico a sé, è un po’ il mito di Narciso che non potendo innamorarsi di se stesso si innamora di uno che crede identico a sé, cioè di un’immagine di sé. Il procedere della relazione porterà piano piano a capire che l’altro è un altro e che è un ragazzo vero, con una sua storia assolutamente unica e particolare, con le sue abitudini, le sue debolezze, le sue dipendenze, le sue patologie e anche la “sua” sessualità.

Un mito che andrebbe sfatato in modo radicale è che esiste “una” sessualità “etero” e “una” sessualità “gay”. Questa idea si radica nella estrema semplificazione operata dalla pornografia che presenta dei modelli estremamente ripetitivi, se invece di vedere video porno si leggessero libri o racconti seri, o meglio autobiografie di etero e di gay (e ce ne sono tante molto serie, cioè molto oneste, non costruzioni di fantasia ma resoconti vi vita vissuta) ci si renderebbe conto che già nei comportamenti sessuali la variabilità è enorme. Se poi dal campo delle azioni concrete si passa al campo delle motivazioni e delle implicazioni affettive, si capisce facilmente che ogni generalizzazione è del tutto fuorviante.

Alcuni comportamenti sessuali che per alcune persone sono inconcepibili, sono per altri estremamente importanti, e sentirsi giudicato in una materia importante e intima come la sessualità può provocare sensazioni sgradevoli e reazioni del tutto imprevedibili. Un giudizio inopportuno, come risposta ad una confidenza spontanea, può essere vissuto come un’autentica coltellata, cioè come una forma di tradimento.

Amore significa assenza di riserve mentali, disponibilità ad agire sempre per il bene dell’altro, anche se non va nella nostra direzione. Un rapporto d’amore non è un contratto, è il risultato di una vera interazione tra persone, spesso complessa e contraddittoria. Chi si fida di noi e ci fa una confidenza scomoda “vuole essere capito e accettato per quello che è”, non ci sta dando un elemento per giudicare ma per capire. Quando alla confidenza si risponde col giudizio e addirittura col pettegolezzo si dimostra una sostanziale immaturità affettiva e, spesso inconsapevolmente e con la massima leggerezza, si fanno danni incalcolabili.

Alyosha
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Re: GAY E VIZIO DEL GIUDIZIO

Messaggio da Alyosha » giovedì 19 settembre 2024, 14:20

Nelll'esempio del mito di Narciso non a caso è Eco che si innamora di lui (Ovidio), Narciso è sedotto dalla parola e per la precisione dalle sue stesse parole, fuori da questa seduzione iniziale non c'è nessuno spazio per una relazione autentica o di reciprocità come l'ha descritta tu. Quello che spesso non si cita del racconto però è che Narciso viene punito dalla Nemesi e costretto ad innamorarsi della prima persona che avrebbe visto. Solo allora guardandosi allo specchio di un fiume si innamora di se stesso, di un amore che mai avrebbe potuto essere corrisposto. Guardandosi si accorge infatti che quello è il suo riflesso ovvero una persona incapace di amore. Innamorarsi di chi è incapace di amore è la punizione, per cui distrutto dal sentimento che tanto aveva evitato infine si lascia morire. Eco, ragione per cui era stato punito, non fa una fine migliore allo stesso modo, per via dell'amore non corrisposto, trascorre il resto della sua vita in solitudine finché di lei non rimase solo la voce.

Le lezioni da trarre dal racconto sono tante, occorre però ricordarsi che nelle relazioni si è sempre in due è che Narciso viene riflesso solo perché qualcuno gli rimanda indietro le sue stesse parole. In una relazione fatta in questo modo non ci sono vittime né oppressori, solo complici, accordi silenti, taciuti anche a se stessi di non scoprirsi mai per davvero, ma solo rimandare al mittente l'immagine del sé proposta.

Aggiungo che tutte le relazioni sono relazioni di potere (P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson). Le relazioni possono essere simmetriche o complementari. Le relazioni di coppia possono anche essere complementari a patto che non ci siano meccanismi disfunzionali (escalation, doppi legami, vizi di punteggiatura ecc.). E' cioè possibile accettare che l'altro sia in posizione "up" (non di vantaggio) e mettere se stessi in posizione down (non di svantaggio). Questo può succedere quando per esempio il gap generazionale è tanto (coppie intergenerazionali) o quando uno è in posizione di accudimento e l'altro di accudito. In altre parole si riflette la dinamica genitoriale per via surrettizia senza che necessariamente ci sia una patologia sistemica (della relazione, non dei singoli soggetti). La simmetria (reciprocità) è il target nelle relazioni d'amore, con delle posizioni che si intercambiano a seconda delle circostanze. Esempi di relazioni complementari sane sono invece la relazione genitore/figlio, che non dovrebbe MAI essere simmetrica per definizione, la relazione di cura medico/paziente, la relazione educativa insegnante discepolo.

Togliendoci dalle dinamiche relazionali e guardando ai singoli invece, mi preme sottolineare che l'intimità è metaforicamente una casa e più di preciso la casa del singolo. NON E' MAI la casa della coppia. Ci sono vale a dire degli spazi limitrofi nella quale la coppia si incontra, zone di intersezione se così vogliamo chiamarle, che però presuppongono sempre un LIMES, un confine tra le due individualità, che possono scambiarsi attenzioni, desideri, passioni, confidenze ecc. proprio perché non si fondono. I rapporti fusionali nei quali cioè le individualità vengono meno, sono aberrati e sottendono dinamiche di reciprocità surrettizia. Solitamente i sentimenti di amore, compassione e comprensione celano manipolatività, invidia, esigenza di controllo, frustrazione e rabbia.

Tutte questo spiegotto solo per dire che si può lavorare a costruire una propria casa separandosi da quella di provenienza (individuazione). Passando per questo processo si possono e devono stabilire i giusti confini con l'altro, che VANNO SEMPRE MESSI e modulati a seconda della persona, della situazione e dell'evoluzione della coppia. Cioè che si sottovaluta in continuazione e giuro non so proprio perché è il TEMPO. Le relazioni avvengono nel tempo, si trasformano nel tempo, nascono e finiscono. Restare nel tempo immoto dell'eterno amore, come spiega il mito di Narciso infondo, è un morire, di una morte lenta, invisibile, interiore. I confini nella relazione possono essere allargati o ritirati in un consenso reciproco che va contrattato volta per volta. Di certo c'è che la fretta di esporsi, la fame di amore, presuppone bassa autostima (da entrambe le parti) e un incapacità di sopportare la frustrazione. Di fatto i due soggetti sono il positivo di un negativo, il maschile di un femminile (ammesso che queste categorie abbiano ancora senso), ma condividono molto più di quel che credono, almeno in termini di visioni del mondo.

La repressione (si proprio la repressione dei propri moti irruenti), l'ironia, sono strumenti più evoluti nonché la premessa di un incontro autentico, raro devo dire di questi tempi gay o etero che siano.

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Re: GAY E VIZIO DEL GIUDIZIO

Messaggio da progettogayforum » giovedì 19 settembre 2024, 21:58

Bellissimo commento! Lo sento anche mio!

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