Caro Project,
noi ci siamo conosciuti di persona alcuni (parecchi) anni fa. Allora ero molto giovane e inesperto e quando ti ho scritto non sapevo che cosa aspettarmi. Prima c’è stato uno scambio di mail, poi ti ho lanciato la proposta di incontrarci e subito dopo me ne sono pentito. Dopo quindici giorni sono venuto a trovarti e abbiamo passato insieme una domenica, andando in giro per scavi e chiese. Ero spaventato dall’idea di essere gay, non dall’idea in sé ma dal fatto che nel mio ambiente familiare e tra i miei amici avrei probabilmente trovato atteggiamenti ostili o almeno pettegoli. Parlare con te mi sembrava una conquista importante, alla fine me ne sono andato più tranquillo, la paura era ridimensionata.
Poi ci siamo scambiati qualche mail e soprattutto qualche chiacchierata in chat. Allora Progetto aveva una sua chat! Ti chiederai perché mi rifaccio vivo dopo tanti anni e allora ti spiego subito il perché. Io lavoro nel Nord Italia e tra i miei colleghi di lavoro ce n’è uno, che qui chiamerò Paolo, che ho sempre considerato serio e affidabile, è molto taciturno, premetto subito che non è gay, l’ho visto tante volte con la sua ragazza ed erano veramente una bellissima coppia.
Con Paolo il dialogo era scarso, qualche scambio di cortesie ma veramente minimo, però delle piccole attenzioni reciproche c’erano. Non abbiamo mai preso il caffè insieme nelle pause di lavoro, era una simpatia a distanza, poi col tempo ho avuto l’impressione che Paolo stesse cedendo, si vedeva che era stanchissimo. Un giorno, vedendolo proprio a pezzi gli ho chiesto: “Come stai? Va tutto bene?” Lui non sapeva che cosa rispondere e mi ha detto: “Niente, sono solo cose mie…” Io non ho insistito, ma dopo quello scambio di pochissime parole qualche cosa è cambiato, quando passava davanti alla mia stanza accennava a un saluto e io rispondevo.
Però era evidente che Paolo stava male, qualche volta, anzi parecchie volte, la ragazza lo aspettava all’uscita, come era sempre successo. Un giorno che la ragazza non c’era mi ha detto “Mi accompagni per un pezzo di strada?” Io gli ho detto subito di sì. Ci siamo incamminati a piedi e lui mi ha detto: “Mi avevi chiesto come stavo… avevi capito che non sto bene per niente…” La passeggiata è stata lunga ma il discorso è rimasto sul generico.
Dopo qualche giorno siamo di nuovo usciti insieme, e piano piano tra noi è nata una certa confidenza. Nota, Project, che la ragazza veniva ad aspettarlo alla fine del lavoro almeno tre o quattro volte alla settimana e lui era veramente contento di vederla, quindi non sapevo che cosa pensare. Un giorno mi propone di andare insieme una domenica in un’altra città, cosa facilissima perché a 20 minuti di treno c’è un’altra città, lui dice che in un’altra città si sente più libero. Insomma, la mattina andiamo a Bologna e siamo lì prima delle nove, camminiamo in silenzio, poi a un certo punto mi chiede: “Tu conosci qualche gay?” A me viene da sorridere, ho un momento di esitazione, poi capisco che posso fidarmi e gli dico: “Ne conosco tanti!” Lui mi chiede se lo sto prendendo in giro e io gli dico che io sono gay.
Leggo nei suoi occhi un momento di panico, ma quasi non ci crede, mi chiede di nuovo se lo sto prendendo in giro e poi aggiunge, “Io invece non so che sono?” Gli dico che da quello che ho visto coi miei occhi quando la ragazza lo viene a prendere posso solo dire che lui è etero a denominazione di origine garantita. Da lì è cominciato un lunghissimo discorso che è andato avanti fino alla sera tardi, mano mano che lui mi parlava, mi tornavano in mente alcune conversazioni fatte con te, quando mi parlavi dei ragazzi etero con doc a tema gay, e quello che lui mi diceva calzava a pennello con quello che mi dicevi tu. Gli ho risposto le cose che avevo già sentito da te, ma riadattate al suo caso, lui non sapeva nulla del doc, pensava che gli avrei detto che era gay e rimase molto sorpreso a sentirsi rispondere che le cose che lui riteneva che fossero segno evidente di omosessualità erano considerate da me, cioè proprio da un gay, cose lontanissime dai gay.
Mi ha detto che aveva amato tantissimo la sua ragazza ma che si sentiva quasi un ingannatore perché non le aveva detto tutta la verità, cioè, che a suo dire, lui era gay. Gli ho fatto notare che se avesse detto alla sua ragazza che era gay le avrebbe detto una cosa falsa! Ho aggiunto che avrebbe potuto parlarle dei dubbi che aveva, perché quelli erano oggettivi e poi la ragazza avrebbe potuto anche reagire in modo positivo. Questo è stato per diversi giorni il suo dubbio amletico, aveva paura di parlare chiaro con la ragazza, ma era anche fortemente tentato. Un lunedì mattina mi chiama e mi dice che ha parlato con la ragazza, che l’ha presa bene! Era felice. La domenica seguente siamo andati tutti e tre a Bologna ed è stata una bellissima giornata. La ragazza era una persona intelligente e innamorata.
Confesso che a questo punto ho avuto anche io l’illusione di cui mi avevi accennato, cioè ho pensato che ormai Paolo avesse superato i suoi dubbi, ma l’illusione è durata poco. L’indomani ho parlato con Paolo al telefono per ore, il doc picchiava forte e tornavano a farsi sentire i dubbi e l’ansia, stava proprio male. Mi ha esposto tanti suoi dubbi. Continuava a pensare di essere gay nonostante tutto, mi ha anche detto che aveva pensato che avrebbe voluto provarci con me, al che gli ho detto che non bisogna essere gay per forza, che lui mi sta benissimo come amico etero, amico vero etero, ma che l’idea che lui fosse gay non mi era mai passata per la testa, ed è proprio così.
Paolo è un caro amico e gli voglio bene, adesso c’è una confidenza reciproca totale. Quando mi dice che la sua potrebbe essere omofobia interiorizzata mi viene da sorridere e gli dico: “Che??? Tu omofobo? Paolo! Tu hai un amico gay e te ne fidi! Te ne rendi conto?” Stando vicino a Paolo ho potuto vedere un etero innamorato, ma anche un etero logorato dal doc. Parlare con me lo tranquillizza un po’, ma dura poco, con la ragazza certe volte sta proprio bene, ma in certi momenti va in crisi profonda perché il doc si fa più aggressivo.
Ho cominciato a parlare con Paolo di terapie e di farmaci nella speranza che questi discorsi arrivino al cervello e non si fermino alle orecchie, lui ascolta ma poi finisce lì. Non posso certo imporgli nulla, farò la mia parte per cercare di fargli capire che l’idea di una terapia farmacologica ha senso.
Tra me e Paolo non ci sono problemi, invece avverto un certo imbarazzo nei confronti dei miei amici gay, ai quali di Paolo non ho nemmeno accennato, perché temo che potrebbero travisare del tutto la sostanza delle cose e poi perché il rapporto tra me, Paolo e la ragazza deve restare una cosa nostra, anche per non mettere in imbarazzo Paolo e la ragazza, cosa che potrebbe mettere a rischio il nostro rapporto.
Non avrei mai immaginato che si potessero creare rapporti serissimi di questo tipo, eppure è successo. Il vero problema è che io penso che per fare veramente uscire Paolo dal doc ci voglia una terapia farmacologica, seguita da uno specialista. Spero che lui si convinca a non minimizzare il problema, lui pensa che siccome gli dico sempre che è etero, allora va tutto bene perché non è gay, ma il doc c’è eccome lui ci sta male veramente, certe volte l’ho visto piangere di sconforto profondo.
Quando gli dico che deve vedere uno specialista non intendo affatto che voglio lavarmene le mani scaricandolo ad un’altra persona. Niente di tutto questo, ma vorrei che uscisse veramente dal doc e penso che avere un amico gay che gli dice e gli ripete all’infinito che lui è etero possa essere utile ma non possa veramente risolvere il problema. E poi tutta questa storia mi ha fatto capire che gay o etero siamo tutti fragili e abbiamo tutti bisogno di persone che ci vogliano bene.
Prima tendevo a distinguere nettamente il mio mondo affettivo dal mio mondo sociale e di lavoro, perché il mio mondo familiare e di lavoro è sostanzialmente e dichiaratamente etero e io devo essere prudente, mentre il mio mondo affettivo è, o meglio era esclusivamente gay. Oggi la divisione di principio tra etero e gay la vedo molto più sfumata. Sottolineo che non sono innamorato di Paolo ma vederlo soffrire mi fa proprio male e poi, vedendo la ragazza di Paolo posso dire che ho capito di che cosa è capace una ragazza innamorata e la cosa ha cambiato non poco la mia visione del mondo femminile che era molto riduttiva e stereotipata.
Non sono diventato etero! Però penso che per i gay una maggiore propensione ad abbattere gli steccati sarebbe veramente utile, oggi i gay pensano che ad abbattere gli steccati debbano essere soprattutto gli etero, ma posso dire che sto capendo adesso quanti stereotipi e quanti preconcetti avessi in testa io sugli etero! Insomma siamo molto più simili di quanto si possa pensare. Project, vedi tu dove mettere questa mail, se pensi di pubblicarla.
CosMar99
DOC E AMICIZIA TRA GAY E ETERO
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