E' ovvio che parliamo della nostra vita per un cambiamento che può tornare a noi, come manifestazione più intensa dei nostri diritti... a partire da quello base di tante costituzioni (il riconoscimento dell'uguaglianza).Ed ecco, quello che voglio dire è anche questo. Un contesto omofobo dipende anche da noi. NON SOLO, ma anche e soprattutto da noi. Ci sono i casi di persone che non possono agire, ma di sicuro ci sono anche persone che possono agire.
Se non da noi, da chi può partire il cambiamento? Chi aspettiamo venga a migliorare la situazione? Se tutti aspettano chi lo farà? Se tutti gli attivisti avessero aspettato dove saremmo ora? E io non dico di essere attivisti, dico solo di non nasconderci.
Ma non è altrettanto ovvio che... Essendoci trovati in una situazione che non abbiamo chiesto, pensato, previsto e via dicendo... tutto si può dire, fuorché che è colpa di chi ne rimane spiazzato.
Non solo, non è automatico uscire da quella spirale di pregiudizi che ci si ritrova a vivere... E' un percorso faticoso, tortuoso... e non prendere atto di queste difficoltà, non considerando nemmeno i risvolti psicologici di un C.O. in un ambiente potenzialmente pericoloso (e lo è, in quanto il problema è causato da quello che abbiamo dovuto passare, prima di pensare ad un C.O.) mi sembra assolutamente fuorviante.
E mi paro in posizione così netta, perché mi sembra che semplifichi troppo, una realtà che sembri dare anche per scontato... Io invece cercherei di riconoscere gli sforzi che hai fatto per arrivare alle tue considerazioni attuali e, sulla base di quelli, darei forza al mio discorso.
p.s. Ci mancherebbe solo che qualcuno ti odiasse adesso.. E' un confronto, possiamo anche discutere con toni accesi, ma non prendere queste parole assolutamente sul personale, ne le mie, ne quelle di qualunque altro utente..