LAVORARE STANCA ANCHE I GAY

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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LAVORARE STANCA ANCHE I GAY

Messaggio da progettogayforum » domenica 18 luglio 2021, 20:56

Caro Project,
ti scrivo per sfogarmi un po’ e non è la prima mail che ti mando. Sono stanco, Project, non della solitudine, o meglio della relativa solitudine, quella l’accetto, sono stanco proprio di trovarmi di fronte a problemi reali nella loro banale brutalità. Certe volte penso che non avrò mai un dialogo vero con quello che mi ostino a considerare il mio ragazzo, che è un bravo ragazzo dopotutto, ma non è il mio ragazzo se non nella mia fantasia e l’assenza di dialogo non dipende dal fatto che frequenta altri ragazzi, cosa che non mi crea grossi problemi. L’assenza di dialogo deriva dalla difficoltà di accettare i nostri lati deboli, sia i suoi che i miei e dalla nostra tendenza a nascondere sotto il tappeto i problemi cosiddetti banali, cioè quelli brutalmente economici e di lavoro. Noi ci frequentiamo poco, ma ci frequentiamo e penso che tutto sommato ci vogliamo anche bene. Parliamo liberamente di sesso, lui mi parla degli altri ragazzi, cioè mi fa capire che per lui sono importanti ma su questi problemi, che dovrebbero essere i problemi più spinosi, non ci sono mai state vere incomprensioni. Tra noi c’è rispetto reciproco, non ci sono recriminazioni, diamo entrambi per scontato che in caso di necessità ci saremmo certamente l’uno per l’altro, ma nei casi di necessità non includiamo i problemi economici e quelli di lavoro. Lavoriamo entrambi, io ho un lavoro di livello più basso del suo ma stabile, lui ha un lavoro importante che gli permette di guadagnare bene ma è sempre a rischio di rimanere da un giorno all’altro con un pugno di mosche. Lui non solo non si è mai vantato del suo lavoro ma lo ha sempre considerato il risultato di un colpo di fortuna destinato a finire in breve tempo per la sua incapacità di gestirlo. In realtà, fino ad ora ha gestito la situazione in modo molto efficiente, ma il lavoro, che gli dà molto, gli richiede probabilmente uno sforzo e una serie di rinunce che, col tempo, lui è sempre meno disposto ad accettare. Tutto questo io l’ho dedotto nel corso di questo ultimo anno da una serie di mezze parole, di allusioni e di smorfie in occasione di discorsi sensibili. Tra noi non ci sono segreti, ci siamo confessati reciprocamente cose che non abbiamo detto a nessun altro e tra noi non è cambiato nulla. Lui mi dice che sono un uomo libero perché non sono schiavo di nessuno e io penso che il discorso eviti di arrivare alla conclusione che lui invece è asservito al lavoro. Lui non è mai stato avaro e non si è mai vantato delle sue possibilità economiche che gli derivano proprio e soltanto dal suo lavoro. Non butta il denaro dalla finestra e in pratica non ne parla mai. È stressato, stressatissimo, gira sempre col portatile appresso, quando viene da me per un po’ di sesso, si trattiene al massimo per un’ora e poi se ne va. Io all’inizio pensavo che se ne andasse così presto per andare da qualche altro ragazzo, ma non è così, lui se ne va a casa sua a lavorare finché non crolla dal sonno. Una volta è venuto da me e dopo il sesso si è addormentato, poi si è svegliato di botto dopo una mezz’ora ed è scappato di corsa a casa sua a lavorare. Un giorno si è arrabbiato con me e ha tenuto un comportamento un po’ aggressivo, cosa che non gli succede quasi mai, io vedevo che stava male, gli ho accarezzato la faccia e lui si è messo a piangere e dopo cinque minuti è andato via. Non sopporta la precarietà ma quella è da sempre la sua condizione di vita. Alcuni suoi ex non tolleravano i suoi modi di fare e lo hanno allontanato pensando di avere a che fare con un caso patologico. Sa di dover prendere decisioni importanti per il suo futuro ma non riesce a decidere e va avanti per inerzia. Ha paura del futuro. Pensa che tra qualche anno finirà in strada a fare il barbone, si sente costantemente inadeguato, soprattutto nel lavoro, ma gli effetti dell’ansia si vedono fortissimi anche nel fatto che tende a brutalizzare i sentimenti, che ci sono eccome, ma portano via troppo tempo, quel tempo che sa che deve dedicare solo al lavoro e che è un tempo che non gli appartiene più. È sempre stato un po’ strano, insofferente di qualsiasi tipo di vincolo, impulsivo, tendenzialmente depresso e pronto a colpevolizzarsi per cose che da lui non dipendevano affatto. Ha una caratteristica che io apprezzo moltissimo e che lui non ha mai considerato positiva, cioè la tendenza a non sparire, a non recidere i rapporti con le persone, salvo casi veramente estremi. Se lo cerco, qualche volta risponde in modo molto spiccio e quasi infastidito, ma dopo qualche giorno è lui a farsi vivo come se niente fosse successo. Certe volte, quando stiamo a letto insieme non so come comportarmi, non capisco che cosa lui vuole esattamente da me. Se fa caldo, come in questi giorni, vuole che io lasci la finestra aperta, ma poi si lascia andare a parlare a voce alta in modo molto libero e non sopporta che io gli dica di fare piano perché temo che gli altri inquilini del palazzo ci sentano, e mi dice: “Allora mi rivesto e me ne vado!” E non scherza. Ovviamente io devo correre ai ripari e lui si tranquillizza. Mi dice che io mi nascondo, che non ho coraggio. Lui non è dichiarato sul lavoro, ma i suoi amici e in pratica tantissime altre persone sanno tutto di lui (e anche di noi). Questo per esempio potrebbe creare problemi tra noi, ma di questo non si parla mai. Se vogliamo, è un problema di secondo livello, anche perché parlarne seriamente richiederebbe una marea di tempo che lui non può sottrarre al lavoro. A livello sessuale, tra noi non ci sono mai stati problemi, ormai abbiamo trovato da anni i nostri equilibri, e poi è abbastanza prudente (non sempre però) e allora ci limitiamo a cose protette o a rischio zero, cosa che prima non gli piaceva affatto, ma poi ha finito per accettare e adesso è la nostra regola non scritta. Con lui, comunque, il sesso non è e non è mai stato un problema, quello che mi mette in crisi è l’assenza di un dialogo vero sulle cose che lo mettono in difficoltà, come se lui pensasse che i suoi problemi deve risolverseli da sé e parlarne con me sarebbe in pratica solo una perdita di tempo. In effetti, in un certo senso è così, però quando lo vedo nervoso, ansioso o depresso, ci sto veramente male. Se penso a lui, lo penso con tenerezza, in effetti anche lui, dal suo punto di vista, me ne ha perdonate tante. Non è vendicativo, non è proprio nella sua natura, qualche volta è burbero, scostante, direi ruvido e io cerco di essere rispettoso e di non invadere la sua privacy. Qualche volta, ultimamente, fa ricorso un po’ troppo frequente ad alcolici e fumo e la cosa mi preoccupa, perché prima non era mai successo, è lui stesso che me lo dice, ma poi non si lascia andare a oltrepassare i limiti del buon senso. In una cosa però ha cominciato a perdere il controllo ed è l’alimentazione: mangia troppo e tende ad aumentare di peso e si vede, e questo fatto lo condiziona sia con i ragazzi che conosce che nei confronti del suo ambiente di lavoro, dove la fisicità conta parecchio. Quando gli dico di limitare l’alimentazione mi ascolta, se gli parlo di fare sport (cosa che prima faceva) non mi ascolta nemmeno, perché lo sport gli richiederebbe tempo. Qualche giorno fa ho conosciuto un suo ex che mi ha parlato di lui, questo ragazzo non sapeva chi fossi e mi ha parlato di lui senza remore. Non ha detto male di lui, ma secondo me di lui non aveva capito niente, mi elencava solo i suoi difetti, che io conoscevo benissimo, ma non riusciva a vedere i pregi. Lo vedeva come autoritario, dominante, padrone, cosa che lui non è assolutamente. Io l’ho visto piangere tantissime volte. Il suo ex pretendeva di controllarlo e probabilmente le incomprensioni venivano tutte da lì. Lui mi ha rimproverato tante volte di essere ipocrita e di non avere coraggio ma in fondo aveva ragione e io gli ho detto tante volte che ha un modo di fare irritante e lui, d’altra parte, lo ha riconosciuto. I difetti ce li abbiamo entrambi, ma non cerchiamo di essere perfetti o di apparire quello che non siamo. Forse la nota più forte del nostro rapporto è la sincerità. Lui mi dice: “io sono così”, se ti sta bene ok, altrimenti te ne vai per la tua strada. Con lui non c’è un’apparenza e una realtà, è tutto chiaro ed esplicito, lui non recita, e nemmeno io. È schietto al limite della brutalità ma non si offende se gli dici in faccia quello che pensi senza peli sulla lingua. Non ti risponde in modo polemico, sta zitto, ma quello che gli dici se lo ricorda, cioè ci pensa, cerca di tirarne fuori qualcosa di buono e non tende affatto a sentirsi vittima. Io gli voglio bene così com’è, posso avere tanti sogni su di lui, ma so che rimarranno sogni, in ogni caso so che c’è, che magari passerà un po’ di tempo ma lo rivedrò e che potrò contribuire a farlo stare un po’ meglio. Nella sua vita un posticino io ce l’ho. Non siamo più giovanissimi, abbiamo vissuto entrambi le nostre esperienze e entrambi avremmo potuto prendere altre strade, diciamo così, più normali, eppure siamo ancora qui e una ragione ci dovrà pure essere.

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