PREGIUDIZI E RIPENSAMENTI GAY

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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progettogayforum
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PREGIUDIZI E RIPENSAMENTI GAY

Messaggio da progettogayforum » lunedì 1 novembre 2021, 9:49

Caro Project,
leggere il forum a pezzettini, cioè andare a scavare nei vecchi post e leggerli uno per volta, perché molti sono pure lunghi, è diventato uno dei miei sport serali preferiti. Alcuni mi lasciano quasi indifferente, ma altri sono proprio belli, nel senso che mi ci ritrovo. Vedo ragazzi che ragionano come me e vivono cose che, salvo qualche condizione esterna di contorno, sono molto simili a quelle che vivo o che ho vissuto io. Apprezzo molto i post di quei ragazzi che ammettono di aver cambiato atteggiamento e non credono che la coerenza sia sempre una virtù. Quando sei molto giovane hai comunque le tue idee in testa che per te sono oggetto di fede, sono cose nelle quali tu credi, alle quali dai un valore assoluto. Tutto quello che non è in linea con le tue idee ti sembra sbagliato o comunque estraneo. Spari giudizi assoluti e senza appello e soprattutto presumi che non cambierai mai atteggiamento. È capitato così anche a me. A vent’anni sognavo di trovarmi un ragazzo che per me fosse tutto, che vivesse solo per me in un rapporto assolutamente esclusivo che avrebbe dovuto rappresentare la felicità perfetta per lui e per me. Ho provato ad approcciarmi al mondo gay con queste idee per la testa. Immaginavo che una coppia gay fosse un analogo della coppia etero, magari senza ruoli o con ruoli piuttosto sfumati, che le mie fantasie sessuali fossero identiche a quelle di tutti gli altri ragazzi e che tutti gli altri ragazzi ragionassero esattamente come me. Credevo che essere innamorati significasse stare ore al telefono, mandarsi messaggini, farsi regaletti, dirsi tutto e per contro trovare anche una risposta adeguata, sentirsi gratificati dal proprio ragazzo e mettere da parte malumori e sofferenze di qualsiasi genere, in pratica pensavo che innamorarsi fosse la felicità perfetta. Mi sentivo in grado di giudicare, pensavo di capire tutto e di essere pienamente padrone di me stesso. Ero molto propenso a dare credito a chiunque mi promettesse amore e fedeltà totale, davo molto peso alle parole e ai buoni propositi e avevo in mente un mio modello di innamorato, totalmente altruista e dominato dai buoni sentimenti. Per contro davo giudizi molto netti e taglienti sui ragazzi che davano molto valore al sesso, che non erano “fedeli” al loro partner, che non erano propensi a parlare d’amore con trasporto lirico e ne parlavano solo in termini di sesso. Mi sentivo in qualche modo moralmente migliore, diciamo così, uno scalino più in alto, mi sentivo un gay di altro profilo morale e umano. In realtà ero uno che non sapeva nulla del mondo e credeva di sapere tutto. Ho incontrato ragazzi che mi sono sembrati il coronamento dei miei sogni, ai quali avrei dato anche l’anima, che poi si sono dimostrati l’esatto contrario di quello che apparivano, ho incontrato altri bravi ragazzi come me (e lo dico con ironia) che si sono rivelati fragilissimi e i cui “fortissimi” sentimenti sono svaniti di fronte alla prima difficoltà. A 25 anni ho incontrato Livio (nome di fantasia), che aveva un anno meno di me e mi piaceva molto. Per la prima volta, con lui, mi sono trovato di fronte alle mie contraddizioni. Proprio perché istintivamente mi piaceva molto, ho messo da parte ogni forma di prudenza e ho provato subito a contattarlo, un comportamento del tutto al di fuori della mia teoria dell’amore. Livio è stato gentile con me ma penso che mi abbia considerato anche con enorme distacco, perché mi sentiva molto diverso da sé. Non lo vedevo gran che coinvolto. Un po’ sì, ma non si comportava affatto come il mio innamorato ideale avrebbe dovuto. Io non l’ho mollato, ho insistito, con la mia tecnica di approccio: sms, mezze paroline affettuose, ecc. ecc.. A un certo punto mi ha detto: “Se vuoi venire a letto con me, dillo subito, senza tante smancerie, per me si può anche fare.” Io gli ho detto: “Ma prima bisogna conoscersi bene, perché mettersi in coppia è una cosa impegnativa.” Lui mi ha guardato perplesso e mi ha detto: “Io ho parlato di andare a letto insieme, non di vivere la vita insieme. Conoscersi … sì, e come? No! .. Le cose troppo serie non sono per me. Sei un bel ragazzo, se vuoi fare un po’di sesso con me si può fare ma non ti mettere in testa idee assurde.” Ricordo che lo trovai estremamente sgradevole, aggressivo e volgare, assolutamente incapace di sentimenti profondi. Non ci misi molto a trovarmi un ragazzo che mi piaceva e che corrispondeva al mio modelli di innamorato ideale. Si chiamava Bruno (nome di fantasia), non era bello come Livio ma era il classico bravo ragazzo, parlava poco di sesso e molto di grandi sentimenti. Mi piaceva quello che diceva, ci ritrovavo lo stesso mio modo di ragionare. Bruno mi affascinava perché mi gratificava dicendomi che per lui io ero tutto, e che lui non poteva vivere senza di me, era diventato il mio mito. Non era delle mia regione e passavamo ore al telefono come due innamorati. Poi ci siamo anche incontrati dal vivo. Di persona era meglio che in chat, lui non parlava di sesso, o meglio, diceva che quello è l’ultimo dei problemi e non il primo, mi sorrideva in modo dolcissimo e io mi scioglievo nei suoi occhi. Poi a un certo punto, da un giorno all’altro, è sparito e non si è fatto più vivo, cioè ha proprio bloccato i miei contatti, mi ha isolato, e ho saputo da un amico comune che si era trovato un altro ragazzo e ci sono rimasto malissimo, cioè ho saputo che se lo era trovato ben prima di incontrarmi di persona. Non capivo come si potesse dire a un ragazzo le cose che mi diceva lui e nello stesso giorno dire le stesse cose pure ad un altro, eppure era proprio quello che era accaduto. Io l’ho paragonato a Livio e ne ho concluso che erano della stessa specie, una specie che non mi piaceva affatto. Qui ho commesso il mio primo errore grave, ho pensato di poter dire a Bruno quello che pensavo di lui, io, che pensavo di avere il pieno controllo su me stesso, ho fatto una cosa veramente incredibile, mi sono fatto dire dal nostro amico comune come ritrovare Bruno all’università (ma proprio in una città a più di 200 km dalla mia), ci sono andato in treno e l’ho aspettato alla fine delle lezioni. Quando mi ha visto ha cercato di cambiare strada ma io l’ho inseguito e lui non ha potuto sgattaiolare da nessuna parte ed è stato costretto a parlare con me. Gli ho detto, anzi meglio, gli ho vomitato addosso tutto il livore che mi portavo dentro per essere stato tradito e lui mi ha guardato come se fossi un mentecatto e mi ha detto: “Ma chi ti credi di essere? Sei proprio fuori dal mondo… Lasciami in pace che ho da fare!” L’incontro è finito così e io sono tornato nella mia città con un senso terribile di rabbia repressa. Avevo finito male le mie due prime storie e mi sono messo alla ricerca di un altro ragazzo, questa volta tramite un’Ap, e così ho trovato Paolo, che a prima vista mi piaceva molto ed era pure della mia città. Le chiacchierate in chat sono durate molto poco, ci siamo incontrati dopo pochissimi giorni. Era veramente un bel ragazzo, diciamo così, il mio tipo. Non c’è voluto molto per arrivare a parlare anche di sesso, non aveva mai avuto un ragazzo e questo fatto mi tranquillizzava molto, allora non pensai che era una cosa un po’ strana per un gay 25enne. Sicuramente lo avevo già incontrato all’università ma incredibilmente non mi aveva colpito particolarmente e non sapevo spiegarmi il perché. Esco con Paolo, mi sembra timido, imbranato, anche se fisicamente è proprio bello, non sembra vantarsene molto. Parliamo degli studi, io gli racconto di Livio e di Bruno e lui mi sta a sentire e mi dà ragione su tutta la linea, mi dice che ragazzi come quelli è meglio perderli che trovarli, che quelli non sanno niente dell’amore, ecc. ecc.. Con Paolo sto bene, non corre troppo col sesso, dice cose molto tenere, mi manda sms affettuosi agli orari più incredibili del giorno e della notte, io mi aspetto che prima o poi mi faccia qualche proposta anche di tipo sessuale, ma anche minima, anche di coccole, o anche solo di tenersi la mano, ma non succede, Paolo non mi tocca, discorsi ne fa tanti e da manuale ma mi chiedo dove sia il suo interesse sessuale verso di me, lui dice che le cose devono venire da sé ma i giorni passano e non succede nulla. Un sabato sera lo vedo da lontano per strada, potrei chiamarlo, fermarlo, ma non lo faccio, comincio a seguirlo, vedo che si ferma in piazza e si siede su una panchina da solo, io penso che sia una cosa strana e continuo ad osservarlo da lontano. Lui è di spalle e certamente non mi vede. Dopo 10 minuti tira fuori il cellulare e fa una chiamata al telefono, poi va in una pasticceria e ne esce con un pacchetto, poi suona il citofono ad un portone sotto i portici e sale su. Dal comportamento è ovvio che non è salito a casa sua. Vado a vedere il citofono ma ci sono tanti nomi e non ho praticamente nessuna possibilità di capire dove sia andato. Decido di aspettarlo, ma non esce si fanno le undici, poi mezzanotte e Paolo non esce. Io mi trovo una panchina che sia un punto di osservazione riparato, che nello stesso tempo consente di tenere sotto osservazione un lungo tratto di strada davanti al portone dove lui era entrato. Per fortuna era estate e non faceva freddo. Ho cercato di resistere anche alla necessità di andare a fare pipì, che si faceva sentire, e non ho perso d’occhio il portone. Ho passato lì tutta la notte perché dovevo capire e quando mi ci metto vado fino in fondo. La mattina della domenica, poco prima delle nove, Paolo è uscito dal portone insieme con una ragazza e l’ha accompagnata fino ad un altro portone non molto lontano, dove la ragazza ha suonato ed è salita. Si sono salutati “molto” affettuosamente, poi Paolo è andato a prendere il tram della linea che prende sempre, probabilmente per tonare a casa. In sintesi: la ragazza non era sua sorella né una sua parente, lui c’è andato portando il pacchettino della pasticceria, ci ha passato tutta la notte e poi l’ha riaccompagnata a casa dei genitori. La mia logica mi diceva che Paolo mi aveva detto la verità quando mi aveva detto che non aveva avuto nessun ragazzo, ma non me l’aveva detta tutta perché non mi aveva detto che aveva una ragazza e se uno ha una ragazza e passa la notte con lei, poi è ovvio che non si senta tanto trasportato dall’idea di fare sesso con un ragazzo! Il quadro sembrava decisamente coerente. Faccio mente locale e mi ricordo di avere visto Paolo all’università, ho proprio un flash e rivedo la scena, lui sta scherzando con una ragazza e lo sta facendo talmente di cuore che, pure se lui è un bel ragazzo, lo mette del tutto fuori dei miei possibili interessi. Tiro le conclusioni: è meglio prendere le distanze da Paolo, non voglio fare scenate con lui, scelgo una via soft, quando mi chiama gli dico che non me la sento di andare avanti e lui non mi sembra affatto sconvolto e anzi mi sembra piuttosto sollevato che il problema della pseudo-relazione con me si sia risolto in modo spontaneo. Non gli ho nemmeno detto che sapevo della ragazza e che lui mi aveva detto solo la metà della verità. Abbiamo chiuso la telefonata dicendoci che saremmo rimasi amici ma io non l’ho più chiamato e lui si è guardato bene dal farlo lui. Così era finita anche la mia terza storia e avevo messo anche Paolo nella lista dei fallimenti. Tempo dopo ho conosciuto Leone, bello, forte, di classe, è stato il primo ragazzo col quale sono andato a letto, era un seduttore, non proprio quello che avrei sognato, ma mi piaceva molto, aveva però un difetto che io ho potuto notare solo a distanza di tempo, pensava di essere il mio padrone, mi teneva legato col suo fascino e con una serie di comportamenti che io non potevo ricambiare, era ricco, molto educato, formalmente, ma era intimamente convinto di poter fare tutto quello che voleva con i ragazzi. All’inizio sembrava un ragazzo assolutamente normale ma poi, piano piano ha cominciato ad alzare il tiro delle sue proposte che sono finite rapidamente fuori della mia portata, ma evidentemente non della sua. Quando gli dicevo che su quel terreno non lo potevo seguire, perché proprio non me lo potevo permettere, lui mi rispondeva: “Ma non è un problema.” Io le prime volte davo a questa risposta un senso tutto mio, cioè che lui avrebbe rinunciato ai suoi progetti, per fare qualcosa che fosse accessibile pure per me, ma mi sbagliavo, lui non rinunciava ai suoi progetti e pensava che il problema fosse solo nel fatto di trovare i soldi e non capiva che io mi sentivo a disagio a pensare che le spese le doveva pagare lui, anche se, in effetti le spese non le pagava nemmeno lui, perché non lavorava, e quindi le spese le pagava la sua famiglia. La prima volta mi sono adattato, la seconda volta l’ho vissuta proprio come una forzatura, mi sono sentito come una mantenuta che va appresso al suo protettore, una sensazione veramente sgradevolissima. Ma la terza volta non c’è stata. Gli detto: “Mi sono sentito a disagio per tutto il tempo, è meglio che io torni nel mio mondo…” Lui ha cercato in tutti i modi di farmi cambiare idea, c’è rimasto malissimo, non era abituato all’idea che un ragazzo potesse dirgli di no, si è addirittura messo a piangere e a dire che avrebbe cambiato modo di fare ma se uno non si accorge nemmeno che tu stai a disagio e che ti sta mettendo i piedi in testa, non è credibile che possa cambiare cervello da un momento all’altro. Sono stato irremovibile e devo dire che ne avevo proprio le scatole piene delle storie coi ragazzi. Ne ho conosciuti altri, comunque, ma mi vedevano molto diffidente e ironico se non addirittura cinico con loro e se ne andavano quasi subito. Poi ho conosciuto casualmente un ragazzo che conosceva Livio e che era anche stato con lui, gli avrei raccontato volentieri la mia storia con Livio anche solo per sfogarmi, ma ho preferito aspettare e vedere che cosa mi avrebbe raccontato lui e sono rimasto stupito, mi ha detto che lui voleva bene a Livio, che si vedevano ancora qualche volta, il che nel suo linguaggio voleva dire che qualche volta andavano a letto insieme, era evidente che stimava Livio, che lo considerava uno come si deve. Gli ho chiesto: “Ma è il tuo ragazzo?” e mi ha risposto: “No! Non è il tipo che si mette stabilmente con qualcuno…” Ho insistito: “Ma ti ha tradito?” Lui mi ha guardato sorridendo e mi ha detto: “Che cosa? … No! Io lo sapevo benissimo, me lo aveva detto lui...” Qui mi sono cadute le braccia è ho insistito: “Come, te lo aveva detto lui? E tu che hai fatto?” Mi ha risposto: “Io gli voglio bene perché è uno come si deve ma se ha bisogno anche di altro, bisogna che segua la sua strada…” Io ho insistito: “Ma vi sentite ancora?” E lui mi ha risposto: “Sì, perché? Ti sembra strano?” Io gli ho detto: “Ma se lui ha un ragazzo?” E mi ha risposto: “Ma il ragazzo lo sa…” Io ero proprio frastornato da questi discorsi e gli ho detto: “Ma in che mondo vivete?” E lui mi ha risposto: “Ma in che mondo vivi tu?” Gli ho chiesto: “Ma riesci ad essere felice così?” e mi ha risposto: “Beh, sì, abbastanza, Livio mi vuole bene, non è che mi vuole bene di meno perché qualche volta sta con un altro ragazzo, perché Livio vuole bene anche a lui. Quel ragazzo non mi sta rubando niente…” Allora mi è venuta in mente una domanda assurda ma non mi sono trattenuto e gliel’ho fatta: “Ma, puta caso, io mi mettessi con Livio, o meglio se Livio facesse un po’ di sesso anche con me, tu come la prenderesti?” Mi ha risposto: “E come la devo prendere? Se almeno un po’ vi volete bene, ok, dove sta il problema? Non credo che Livio troncherebbe i contatti con me per questo, quindi sentiti libero… dico sul serio, non mi crolla proprio nulla!” Io gli ho detto che avevo conosciuto Livio e che tra noi tutto era finito prima che cominciasse, e lui mi ha detto che Livio gli aveva detto di un ragazzo che non voleva stare con lui se non ci fosse stato un rapporto tipo fidanzamento, che gli aveva parlato pure bene di quel ragazzo (cioè di me) e che gli era dispiaciuto che io mi fossi allontanato del tutto. Dopo una quindicina di giorni ho fatto una cosa che pensavo non avrei mai fatto. Ho ricontattato Livio e ci siamo rivisti. Devo dire che è stato molto contento di vedermi, siamo andati a prendere un caffè e abbiamo parlato un po’, non ci sono state proposte di nessun genere né da parte sua né da parte mia, però ci siamo lasciati con un abbraccio molto caloroso. Che cosa potrà succedere non lo so, in effetti è stato l’unico ragazzo che non mi ha raccontato balle, nei prossimi giorni dovrò prendere una decisione, o forse no, però il mio giudizio su Livio è radicalmente cambiato e le mie prospettive si sono molto allargate. Tutto qui.

Alyosha
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Re: PREGIUDIZI E RIPENSAMENTI GAY

Messaggio da Alyosha » giovedì 2 dicembre 2021, 20:01

Sarebbe interessante sapere come è finita dopo aver letto tutto :). Devo dire che sono rimasto un po' frastornato dal racconto di tutte queste storie e da alcuni atteggiamenti un po' inquietanti di appostamenti e visite a sorpresa che è sempre meglio non fare. Però se ho capito bene è il racconto di una vita e certi livori fanno anche parte un po' dell'età.
Posso solo dirti he sono dentro una relazione stabile da 8 anni ormai, che credo sia monogama. Non sono un tipo geloso per natura comunque e credo che non sia affatto la fisicità che mi ingelosirebbe. Con il tempo si impara a guardare le cose in maniera diversa e certe relazioni aperte, non blindate da stereotipi francamente etero possono avere un senso a patto che ci sia reciprocità. Credo che la cosa che più mi turberebbe sarebbe la mancanza di attenzioni e l'interesse che ha per me, il modo con il quale stiamo costruendo un futuro assieme. Insomma tutte cose che possono essere a livelli differenti in tipi di relazione differenti. Mi rendo conto che circola una discreta affettività dentro certi rapporti, che hanno un loro modo di essere solidi e duraturi, anche più e meglio di tante coppie se si costringono a stare assieme per intero diciamo così, sacrificando troppe cose del loro modo di essere e pensare.
Questo in linea generale, su di te, purtroppo emerge nel complesso una difficoltà a costruire delle relazioni, a fidarsi e affidarsi che credo vado un po' oltre le persone in sé. Anche farsi pagare una cena è un affidarsi infondo e se l'altro ha chiaro il "sacrificio" che stai facendo è comunque un modo per incontrarsi. Sul resto purtroppo fa tanto la persona che si incontra. Probabilmente sono stato fortunato. Certe cose però non devono esserci per forza per stare bene, il punto mi pare proprio questo alla fine. L'amore non è un bisogno, ma una sovrabbondanza. Non dovrebbe servire per completarci. Questa idea presuppone che sia carenti di qualcosa e tende alla lunga ad far diventare la relazione un luogo inquieto, dove è difficile sostare per così dire.

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