COPPIE GAY E RAPPORTI INDEFINITI

Coppie gay, difficoltà, prospettive, significato della vita di coppia dei gay
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COPPIE GAY E RAPPORTI INDEFINITI

Messaggio da progettogayforum » giovedì 21 dicembre 2023, 13:06

Caro Project,
seguo da anni il Forum di Progetto, mi dispiace che adesso sia molto meno frequentato di prima, perché è una realtà unica tra i siti gay che si possono trovare in rete ed è praticamente l’unico sito in cui mi sento veramente a mio agio.

Vorrei parlare di un problema che mi riguarda personalmente e cioè delle relazioni che io chiamo indefinite, ossia di quelle relazioni che in qualche modo esistono e non sono nemmeno banali, ma, per così dire, non sono inquadrabili in nessuna categoria, anche perché non soltanto non seguono alcun modello ma sono variabili nel tempo, attraversano cioè periodi di relativo entusiasmo e periodi di relativa bonaccia, al limite più che relazioni sessuali sembrano amicizie con un po’ di sesso, se e quando capita e comunque a periodi. Se dovessi individuare una caratteristica di queste relazioni direi che sta nella durata: queste relazioni durano anni e non sembrano destinate a tramontare. Direi che si tratta di relazioni in cui al di là di un interesse sessuale ondivago e di un interesse affettivo spesso conflittuale, non sono coinvolti altri interessi, cioè non ci sono obbligazioni reciproche salvo quelle spontanee, non socializzate e strettamente private, legate all’affettività e al sesso.

Ho letto il tuo ultimo post sulla reciprocità e mi sono chiesto se in queste relazioni indefinite c’è una vera reciprocità e devo dire che la reciprocità c’è nei fatti, ma è sistematicamente negata in nome della libertà individuale. Mi sono chiesto se la reciprocità non fosse per caso il classico auto-inganno ma mi sembra proprio di no. Ci si chiama al telefono per iniziativa sia dell’uno che dell’altro, non mi pare per niente un mio personale gioco di fantasia, lui c’è, ha la sua vita, della quale io so poco o nulla ma, per quanto limitato e relativo, abbiamo anche un mondo comune, cioè il mondo delle nostre esperienze condivise, che non costituiscono la base di nulla di tradizionalmente classico della vita di coppia. I nostri ricordi comuni non sono solidi ma incerti come le sabbie mobili, emergono dalla memoria nei momenti più incredibili e possono anche essere interpretati o negati a seconda delle circostanze, si tratta probabilmente di un qualcosa che lavora nel profondo o quantomeno di qualcosa che non ha un ruolo riconosciuto.

Esiste in queste relazioni indefinite la consapevolezza del rapporto? Qui la risposta è articolata. Una qualche consapevolezza dell’esistenza del rapporto c’è certamente da entrambe le parti, ma a questa consapevolezza non si annette nessun significato e probabilmente nessun valore, il legame è un legame di fatto del quale si prende atto ma che non è in nessun modo vincolante. Il legame non ha una legittimazione riconosciuta, è accettato perché esiste qui e adesso ma è comunque una realtà senza una apparente solidità, e forse questa è proprio la ragione della sua forza, perché non appare come un vincolo o come un obbligo.

Nelle relazioni indefinite ci sono forti asimmetrie che però non sono stabili, nel senso che non c’è un partner stabilmente più coinvolto e uno stabilmente meno coinvolto, questi ruoli cambiano nel tempo. La sessualizzazione del rapporto non è stabile e si passa da periodi di forte sessualizzazione a periodi in cui il sesso è assente per lunghissimi periodi. Questi rapporti sono sostanzialmente imprevedibili e proprio per questo talvolta creano da entrambe le parti imbarazzo, incomprensioni e senso di frustrazione, come talvolta creano momenti di vero entusiasmo, ma si tratta comunque di situazioni instabili. Direi che spesso la vita dei singoli partner esterna alla relazione è la premessa stessa della instabilità, la coppia, se così la si può chiamare, è la cassa di risonanza di eventi esterni alla coppia che possono indirettamente esaltarne e o deprimerne il valore, la coppia resta comunque per entrambi una delle possibili opzioni ma non quella scelta in via definitiva. L’impressione di essere sempre prossimi a vedere svanire la relazione in tempi brevi torna periodicamente ma anche ai momenti di maggiore distacco segue un ritorno, di cui comunque è difficilissimo definire le motivazioni, i limiti e i contenuti.

Tra noi non usiamo il linguaggio degli innamorati se non in alcuni e rari casi, in quei casi il linguaggio amoroso è accettato ma non sempre condiviso e risulta comunque gradito anche al partner che non lo usa, a condizione che sia limitato nel tempo e non appaia troppo retorico.

Nelle situazioni di stress dovute a motivi di lavoro, la presenza del partner è vista come un momento di sfogo in cui si può essere sé stessi senza timori, pur nella consapevolezza che l’altro partner potrà dimostrarsi anche critico o disinteressato. Entrambi i partner sanno a priori che il compagno ha una visione del mondo diversa, una sensibilità diversa e una diversa scala di valori e la diversità viene sistematicamente sottolineata non a parole ma nei fatti ma, nonostante tutto, la relazione non si perde. Ciascuno dei partner tende talvolta a riportare la relazione ad uno schema classico, o meglio lascia intendere che vorrebbe riportare la relazione ad uno schema classico ma, a distanza di tempo, risulta evidente dai comportamenti che ha cambiato idea e che si allontana di nuovo.

Il sesso, al di là dell’assoluta imprevedibilità, quando c’è, è totalmente sciolto e almeno all’apparenza è vissuto da entrambe le parti con molta partecipazione, resta comunque evidente che il sesso ha per i due partner significati diversi e mutevoli a seconda dei momenti. Del sesso non si parla mai, si fa, ma non se ne parla, perché parlarne farebbe emergere punti di vista piuttosto lontani. La comunicazione a livello sessuale sembra buona, quando non è contaminata dalle parole che immancabilmente la compromettono. Non si parla mai neppure della vita sessuale e affettiva al di fuori del rapporto, secondo il classico principio del: “don’t ask, don’t tell.” Ciascuno conserva un suo privato assoluto, al di là della relazione. Questa regola è accettata ma non sempre condivisa in modo tranquillo.

Tra noi non ci sono mitizzazioni, siamo convinti che in qualche modo ci vogliamo bene, o almeno non stiamo male insieme, nonostante i nostri difetti che sono tanti ma che vengono considerati sempre in blocco, mai analiticamente, perché ciascuno di noi non accetterebbe facilmente il giudizio dell’altro su questioni troppo personali. La possibilità di capirsi è considerata una specie di presupposto parziale ma in qualche modo teoricamente indefettibile di qualsiasi rapporto e quindi, per estensione, anche del nostro, ma in che cosa consiste il nostro capirsi resta comunque sempre nel vago, sembra quasi che capirsi sia sinonimo di non perdere i contatti.

Una volta tratteggiato il tipo di relazione alla quale mi riferisco, in modo che si capisca almeno da dove vengono dubbi e incertezze, mi chiedo che vuol dire tutto questo? E se e come si può andare avanti. E in realtà non so che pensare, oscillo anche io tra le ipotesi più estreme, qualche volta mi aspetto un incoraggiamento, che non arriva, altre volte ho l’impressione che lui si aspetti un incoraggiamento da me, ma penso che se non è convinto, io non devo cercare di convincerlo. Per un verso mi piacerebbe che la relazione prendesse una direzione chiara ma per l’altro so che, se questo non è successo fino adesso, è molto improbabile che succeda nel futuro.

Mi chiedo: “Noi che cosa siamo?” e non me lo chiedo per appiccicare un cartellino che certifichi la qualità della coppia, me lo chiedo perché non lo so. Ho provato a fare a meno di lui, ma è un tentativo di forzare le cose e vedo che nonostante i miei tentativi di distacco lui mi cerca ugualmente e dà per scontato che si tratti solo di oscillazioni temporanee, e devo dire che questo suo modo di vedere le cose mi piace molto e mi incoraggia ad andare avanti, però c’è, al fondo dei miei dubbi, il fatto di poter essere per lui una palla al piede, una specie di scoglio da cui vorrebbe disincagliarsi e, anche ammettendo che lui non voglia prendere definitivamente il largo, come mi dovrei comportare se in fondo la sua intenzione fosse proprio di lasciare le cose come stanno a tempo indeterminato, magari mantenendo nel frattempo altre relazioni di cui io non so nulla? Non ho elementi concreti per pensare cose del genere, ma il “don’t ask don’t tell” va bene a livello sociale, ma a livello di coppia lascia il dubbio che dietro ci sia tutto un mondo reale, per lui fondamentale, che io non oso nemmeno immaginare.

È gelosia questa? Beh, se lui mi dicesse che ha un altro ragazzo non ne rimarrei sconvolto ma mi sentirei molto frenato dal fatto che, ammesso e non concesso che a me e al mio partner stesse bene che lui avesse un altro partner, per quel ragazzo l’idea di avere un rapporto non esclusivo potrebbe essere inaccettabile e distruttiva, e in fondo potrebbe esserlo pure per me, perché già a livello di ipotesi mi lascia perplesso. L’altra soluzione, quella drastica del prendere le distanze definitivamente, sembrerebbe la più sensata. In questi anni ho conosciuto altri ragazzi in varie occasioni, ma quando facevo i paragoni tra quei ragazzi e il mio partner, beh, oggettivamente non avevo dubbi. Non l’ho mai tradito perché non voglio un altro, vorrei proprio lui, dico vorrei perché non so nemmeno se una cosa del genere è possibile.

Ho l’impressione che in complesso, al di là di tutte le oscillazioni, il nostro rapporto tenda a cambiare radicalmente e a perdere l’impronta sessuale che aveva inizialmente, spostandosi progressivamente verso un’amicizia ancora piuttosto solida, magari anche solo per abitudine, con qualche raro ritorno di fiamma quando altre prospettive si palesano più remote. Ma anche questi discorsi sono per gran parte farneticazioni senza basi concrete. Tanto premesso la domanda è: “Che devo fare?”

Mauro89

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Re: COPPIE GAY E RAPPORTI INDEFINITI

Messaggio da progettogayforum » venerdì 22 dicembre 2023, 3:30

Vorrei rispondere a Mauro89 di “Coppie gay e rapporti indefiniti”.
Caro Mauro, ho letto con attenzione le cose che hai scritto perché mi hanno fatto pensare a cose che ho vissuto anche io, che sono stato costantemente in bilico tra il credere in una vera storia d’amore e il non credere più in nulla. Alla fine io la mia scelta l’ho fatta, anche se non avevo veramente elementi concreti per decidere, ma ho scelto di istinto di tenermi quello che in qualche modo potevo chiamare il mio compagno. O avuto dubbi molto simili ai tuoi ma alla fine ho preso la mia decisione tenendo conto essenzialmente di un solo fatto, che io ritengo determinante e cioè la presenza del mio ragazzo che non è mai venuta meno. Certe volte il sesso mi manca, questo è vero, però lui c’è e si fida di me, ecco, questo è il secondo elemento: non conosco nei dettagli la sua vita privata e non so se mi ha detto sempre tutta la verità, ma so per certo che non mi ha raccontato bugie. Non so se lui mi considera il suo ragazzo, ma io per lui sono una presenza importante, il fatto stesso che con me qualche volte si arrabbia è un segno di attenzione, l’esatto contrario dell’indifferenza. Io avevo bisogno della sua presenza, e lui lo sapeva, ma non l’ho cercato, lui forse non aveva bisogno di me ma mi cercava, se lo faceva doveva pure avere un motivo, forse non è il motivo che io avrei voluto, ma non era certamente un motivo banale. Se una relazione esiste, non ha molto senso chiedersi come classificarla, il fatto essenziale è che quella relazione esiste, qualsiasi cosa essa sia. Non importa il motivo per cui mi cerca, quello che conta è che lo fa, cerca me e non una persona generica. Dovrei forse scappare davanti a lui perché forse mi cerca per un motivo che non corrisponde col mio? Io gli voglio bene, il fatto che lui continui a cercarmi è per me un motivo di orgoglio e direi pure di felicità. Può avere un altro ragazzo? Beh, finché questo fatto non mette in crisi in nostro rapporto, se lui è contento di stare anche con quel ragazzo, allora lo faccia pure, io lo voglio vedere felice e non necessariamente felice di stare con me o solo con me. Fino a questo momento il nostro rapporto è risultato inossidabile e questo, per me, ha un’importanza enorme, questa è una forma di fedeltà sostanziale. In altri tempi siamo andati a letto insieme, adesso non succede più da parecchio e questo è segno che non era il sesso a tenerci uniti. Mauro, tu ami veramente il tuo ragazzo? Vuoi la sua felicità? Allora non ti fare troppe domande e cerca di farglielo capire. Tiralo fuori anche dai suoi dubbi. Se poi le cose andranno male e non vi capirete non ti dimenticare che innamorarsi non è come investire denaro, non c’è bisogno che la bilancia sia in pareggio. Siamo uomini, non commercialisti. Io ho rischiato e fino a questo punto non me ne sono affatto pentito. Le cose non sono andate come avrei voluto all’inizio, ma lui c’è e quello che conta è la sua felicità che è anche la mia.
Seba90

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COPPIE GAY TRA SESSO E ASSENZA DI DIALOGO

Messaggio da progettogayforum » sabato 23 dicembre 2023, 14:22

Ciao Project,
mi riallaccio alla discussione sulle relazioni gay indefinite, perché penso che quella discussione sia tutta concentrata su un solo dubbio, ossia se tra i partner ci potrà essere, o ci potrà essere ancora una relazione anche sessuale. Capisco che non è una cosa indifferente, però riducendo il problema a questo si trascura il fatto che avere rapporti sessuali non significa necessariamente, e direi non significa affatto avere un contatto più serio o più profondo. Posso dire, per esperienza, che spesso il sesso allontana, crea un falso obiettivo, e dà l’illusione che il dialogo esista e pure a livelli profondi, quando di fatto non c’è vera comunicazione. Il mio ragazzo è un’ottima persona e gli voglio bene, ma mi rendo conto di non poter entrare veramente nel suo mondo, mi rendo conto che il sesso che c’è tra noi, che è anche gradevole e positivo, è spesso un modo per rimanere zitti e non dire niente, cioè fare sesso è un modo per non parlare. Qualche volta provo momenti di autentica sofferenza quando mi rendo conto che restiamo due mondi separati, sesso o non sesso. Siamo sostanzialmente due estranei che fanno sesso insieme ma ciascuno di noi è chiuso in se stesso, di fatto evitiamo entrambi il dialogo e quando ci deve essere per forza lo riduciamo al minimo. Vorrei parlare con lui in modo vero, ma non succede, e prima invece succedeva. Tra noi c’è un po’ di sesso ma il senso di insoddisfazione è profondo da entrambe le parti perché ci rendiamo conto che un dialogo vero è impossibile. Questo fatto mi fa stare proprio male, perché vedo che lui sta male, glielo leggo negli occhi, mi accorgo che diventa progressivamente impermeabile ai sentimenti, che avverte un disagio profondo ma evita di esprimerlo, penso che possa non fidarsi di me o forse semplicemente non sa nemmeno lui perché sta così. Ho notato che non ride più. Anni fa rideva e giocava, poi è subentrato un periodo di riso sardonico e di ironia amara, e alla fine il sorriso e il gioco sono spariti definitivamente. Dalle poche cose che so della sua vita attuale cerco di capire i motivi del suo umore depresso, del suo rifiutare tutto, del suo dire sempre no, del suo continuo evitare i discorsi. Mi chiedo se forse sono io che mi creo troppi dubbi inutili o che vedo la vita in un modo talmente rigido che non arrivo a capire la sua. Lui non è felice, questo è evidente. Non so se la ragione del suo disagio sono proprio io, e potrebbe benissimo essere, ma potrebbe anche essere al limite uno stato depressivo vero. In altri tempi, quando c’era un momento di difficoltà o di incomprensione, ci si guardava negli occhi, si scambiava un sorriso e il problema era superato, ora se ci si guarda negli occhi non si finisce in uno sguardo di intesa e quindi si sfugge l’uno lo sguardo dell’altro. Lui è uno realizzato in tanti settori, come nel lavoro, che lo preoccupa ma gli dà anche soddisfazioni, ma a livello affettivo penso che si senta radicalmente solo e non capito, ovviamente anche da me e forse anche dalle altre persone a cui tiene veramente, ammesso e non concesso che esistano. Volergli bene mi porta a una continua serie di docce fredde perché mi rendo conto che lui non è veramente felice di stare con me, io sono quasi un antidoto alla depressione profonda, che però è sempre in agguato. Quando sono in ansia per lui e gli mando un sms, nemmeno mi risponde, certe volte mi cerca, ma altre volte ho l’impressione che mi eviti o mi consideri come un sedativo di cui sarebbe meglio fare a meno ma al quale si finisce per ricorrere quando non c’è proprio niente di meglio. I pochi discorsi che facciamo riguardano il lavoro e le sue preoccupazioni in quel settore, ma non scendiamo mai nel personale. Ma a che serve il sesso se un dialogo sostanziale non esiste e se alla fine di una serata lui è più depresso di prima e io non so proprio come comportarmi? Se guardo indietro nel tempo, mi rendo conto che in fondo è stato sempre così e che la storia si ripete. Ho riletto le cose che scrivevo anni fa e sono sostanzialmente identiche a quelle che scrivo adesso. A me starebbe bene anche un ruolo subalterno ma ho paura che la mia presenza possa addirittura essere negativa, che lui possa vedere una serata passata con me come un cedimento, come un momento di mancata padronanza di se stesso, come se lui si arrendesse al diavolo o a una tentazione malsana dalla quale farebbe bene a tenersi a distanza. E poi, col tempo, questa sostanziale assenza di comunicazione affettiva lo allontana da me sempre di più e il sesso non può sostituire in nessun modo il coinvolgimento affettivo che c’era prima. Sono molto trite, Project, lo vedo triste e non posso fare nulla, mi manca tanto un dialogo diretto e una complicità affettiva sostanziale. Il sesso svuotato di queste cose perde senso, certe volte vorrei fuggirmene in un posto lontano, forse lui starebbe meglio, ma poi penso che potrebbe stare anche peggio e che non avrebbe più nemmeno me, nemmeno per un po’ di sesso e tanta depressione. Penso spesso a lui e a come può stare e mi accorgo che non riesco a capirlo veramente, non capisco il perché di tanti suoi modi di fare ma vedo che non sta bene e si sento totalmente impotente. Che dovrei fare?
Renzo

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Re: COPPIE GAY E RAPPORTI INDEFINITI

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 27 dicembre 2023, 0:01

Grazie Project della tua mail, hi cercato di farmi capire il tuo punto di vista che rispetto e apprezzo, vorrei riuscire a ragionare come te, ma non riesco a vedere le cose con il distacco necessario. Mi è piaciuto leggere quello che hai scritto a proposito del “poco”: “Tieni presente che quello che ai tuoi occhi può apparire poco, per lui potrebbe anche essere l’unico punto di riferimento reale. Non pensare che la difficoltà di dialogo esista solo con te, da quello che scrivi, è possibile che quello che tu chiami dialogo difficile, sia l’unico dialogo possibile, per quanto difficile, il dialogo con gli altri potrebbe essere non solo praticamente ridotto a pura formalità, ma potrebbe anche anche sostanzialmente falso. L’assenza di dialogo sostituito dalla presenza fisica e da un po’ di sesso è molto meglio di una recita sociale. Lui non è sparito, certo tu non sai se ha un’altra vita, al limite potrebbe pure essere, ma se avesse veramente un’altra vita, non verrebbe da te a cercare uno sfogo alla sua malinconia. Tu forse non lo capisci ma non gli hai mai detto di no, altre persone potrebbero averlo allontanato, perché la depressione non piace a nessuno.”
In effetti, quel minimo di dialogo che esiste non è finto, capisco che sta male ma non recita, non cerca di nascondere il fatto che sta male, quasi lo sottolinea e lo esaspera coi suoi comportamenti. Su di lui, dal punto di vista del lavoro ci si può contare al 100%, ma dal punto di vista dei rapporti umani tutto dipende dal momento. Nei momenti buoni qualche sprazzo di luce c’è, in quelli negativi, non so che cosa dire, sembra che gli vada tutto male. Non parla di sé e non parla di niente, devo cogliere qua e là qualche parola significativa, quella c’è ancora, ma non riesco a capirne il significato. Capita che qualche volta, quando parla, non riesco a capire esattamente a che cosa si riferisce. Lui non dà appuntamenti, non dice mai “ci sentiamo domani”, fa solo un cenno di saluto con la mano. Il sesso sembra essere in nostro linguaggio preferito, ma poi lui non è soddisfatto nemmeno di quello. Sembra vivere di cose astratte, di idee e di principi più che di contatti con persone reali. Ho sempre pensato che vorrei vederlo felice, anche senza di me, ma vorrei vederlo felice. Mi toglierei dalla scena immediatamente, ma non succede. Ha conosciuto tanti ragazzi, in altri tempi aveva anche grandi entusiasmi, poi le storie finivano rapidamente o si trasformavano in amicizie saltuarie e temo che anche il nostro rapporto, pure se non si è perduto, abbia fatto in fondo la stessa fine. Ho l’impressione che si stia staccando dalle persone, anche se il nostro rapporto, in qualche modo, esiste ancora, forse solo per il sesso. Non so proprio che fare. Non voglio lasciarlo così, vorrei lasciarlo in una situazione positiva che però non vedo. Mi manca la sua telefonata, che a seconda dei momenti tende quasi a sparire. Non so che cosa lui pensa di me, certe volte ha detto di me cose che non mi sono piaciute troppo ma che forse erano vere, vorrei solo non essere un fastidio per lui, qualche volta l’impressione che dà è proprio questa, ma dopo cinque minuti cambia atteggiamento e magari si riesce a dire tre parole. Certe cose che dico, di contenuto affettivo ma senza eccessi, gli sono gradite. Insomma, Project, in testa ho una grande confusione. Si può dire che uno vuole bene a un ragazzo se lo vorrebbe diverso da come è realmente? Perché è quello che mi succede. Penso a lui le ore intere, vorrei fare qualcosa di positivo ma mi sento bloccato. Il tempo passa e non cambia nulla.
Renzo

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