SESSO GAY E LAVORO PRECARIO

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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progettogayforum
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SESSO GAY E LAVORO PRECARIO

Messaggio da progettogayforum » sabato 5 giugno 2021, 10:53

Caro Project,
in questi ultimi mesi ci siamo sentiti più volte e ti devo riconoscere un merito, non dai consigli a sproposito e, se non sai che dire, ti limiti ad ascoltare e a cercare di capire. La mia storia almeno alla grossa la sai. Il mio ragazzo, o meglio quello che io considero il mio ragazzo, anche se lui non si considera per niente il mio ragazzo, frequenta (cioè fa sesso anche con) altri ragazzi e io questo lo sapevo dall’inizio, però alla fine, tra alti e bassi e stando molto attenti alla prevenzione, perché non si sa mai, tra noi si è creato un rapporto che con tutti i suoi difetti, va avanti da anni. In sostanza io ho finito per accettare che lui abbia bisogno anche di altri, per anni il problema è stato questo, poi piano piano questo problema è passato al dimenticatoio. Lui è così: prendere o lasciare e io ho deciso che non lo volevo perdere e francamente non me ne sono pentito. Tra noi l’intesa sessuale è totale, devo dire che a questi livelli non mi era mai capitato con nessuno. Ultimamente non ci siamo sentiti per un lungo periodo, per questioni di lavoro e anche di covid, poi siamo riusciti tutti e due a fare il vaccino, due settimane dopo viene da me, quando io non me lo aspettavo proprio (fa sempre così, non ama gli appuntamenti). Lo vedo esitante, in genere i nostri contatti partono dall’immediatamente sessuale, ma questa volta no, al che io mi chiedo che è successo e siccome non so trovare una risposta cerco anche io di tenere un basso profilo e l’imbarazzo reciproco cresce, in pratica lui pensa che io mi tenga distaccato per qualche ragione, come se tra noi fosse crollato qualcosa, poi si siede sul divano, io mi siedo in poltrona e non accanto a lui, lui batte la mano sul cuscino del divano e mi dice: “Avvicinati”, io vado a sedermi accanto a lui e lui tenta un approccio sessuale, trova una risposta positiva e da lì cominciamo a fare sesso. Ho avuto la nettissima impressione che fare sesso per lui fosse in quel momento una cosa della massima importanza. Tra noi a livello sessuale non c’è mai stato il minimo imbarazzo e così non c’è stato nemmeno questa volta. La partecipazione è stata intensissima, alla fine mi ha detto: ne avevo proprio bisogno. Io pensavo che il sesso lo avesse tirato fuori dalla malinconia, e invece no! Dopo aveva una faccia serissima, mi ha detto che ha grossi problemi di lavoro, che teme che il suo contratto non sarà rinnovato e che lui potrà finire disoccupato a breve termine e che non sa che cosa fare, per cercare di parare un colpo del genere. Trovare un lavoro stabile è difficile, e lavorare con contratti precari significa non avere mai un minimo di sicurezza per il futuro. Ha inviato il suo curriculum a varie aziende, tra l’altro lui è un tecnico laureato che si occupa di “ … omissis …”, quindi, almeno in teoria, non dovrebbe avere problemi di lavoro. Ha fatto dei colloqui ma gli propongono dei contratti di livello più basso del suo attuale. Insomma, questo tipo di problemi adesso lo condiziona molto. Qualche anno fa, quando studiava ancora, era sempre contento, scherzava, rideva, ne faceva di tutti i colori ma in modo goliardico, adesso sembra un’altra persona non ride più, tende a deprimersi, ha paura del futuro. Io non penso che i suoi problemi siano legati al mondo affettivo perché lui, in un modo o nell’altro un equilibrio affettivo lo ha realizzato, se lo consideri da fuori sembra strano ma credo che dal suo punto di vista sia sostanzialmente accettabile, o almeno adesso lo ha accettato come la sua normalità. Ti dico, Project, io sono un po’ più grande di lui e per mia fortuna ho un lavoro stabile e mi sono venuti in testa un sacco di interrogativi, perché se dovesse veramente perdere il lavoro, per lui sarebbe un disastro, dovrebbe tornare a vivere a casa dei suoi, che tutto sommato gli vogliono bene, ma per lui, perdere il suo appartamentino e perdere l’autonomia economica sarebbe veramente una cosa distruttiva. Io per lui farei qualsiasi cosa, ma temo che la prenderebbe male. Non verrebbe mai a stare a casa mia, non sarebbe come stare coi genitori ma sarebbe comunque per lui una limitazione fortissima della libertà, in pratica si sentirebbe costretto a una convivenza che non ha mai voluto e poi ci sarebbe il fatto che la gente comincerebbe a farsi troppe domande e lui si sentirebbe etichettato. Ti posso dire che sono veramente preoccupato. Tra l’altro lui non è un ingenuo e se ha la sensazione che il suo contratto non sarà rinnovato, ha certamente le sue buone ragioni. Lui pensa che ci sarà proprio un ridimensionamento del personale e sarà un ridimensionamento drastico e che procederanno sulla base dell’anzianità di servizio e quindi lui ci finirà in mezzo comunque. L’idea che lui possa finire senza lavoro mette in agitazione anche me. Il sesso può anche essere un rimedio temporaneo per la depressione da perdita del lavoro, ma solo trovare un posto fisso sarebbe la soluzione del problema. Io ho provato a dirgli che con una qualificazione e con un’esperienza come la sua la possibilità di restare disoccupato è minima, ma lui era molto scettico sul punto e mi ha detto: questo lo dici tu, ma io i fatti li vedo ogni giorno. Lo vedo cupo in volto e preoccupato, quando stiamo a letto insieme si distrae, è come se il suo cervello entrasse in una pausa felice in cui si sente al sicuro, ma la cosa dura poco perché il malessere è profondo e il dialogo tra noi su queste cose è rischioso e tutto in salita. Può sembrare assurdo che con un ragazzo col quale hai una fortissima intesa sessuale non riesci a parlare di lavoro, eppure è così, perché lui sul piano sessuale le sue certezze ce le ha, e nessuno mi toglie dalla testa che quando è venuto da me all’improvviso, lo ha fatto, consciamente o inconsciamente, per mettermi alla prova, cioè proprio per verificare se quelle certezze erano veramente certezze, quando invece si tratta di lavoro, la precarietà e l’instabilità lavorano sottotraccia e possono metterlo in crisi. Mi chiedo perché è venuto da me e non è andato da qualcuno dei ragazzi che frequenta. In effetti la risposta ce l’ho, lui sapeva che non gli avrei mai detto di no. Francamente vederlo così sconsolato mi ha fatto male, perché è una bravissima persona, noi abbiamo avuto e abbiamo tuttora delle incomprensioni ma io penso che ci sia una stima reciproca profonda. Certe volte penso che quando si condivide l’intimità sessuale a questi livelli, di fatto si condivide anche qualcosa di spirituale, perché ti devi fidare totalmente del tuo compagno per essere totalmente te stesso davanti a lui, e questo tra noi succede e non so quanto gli possa succedere con altre persone. Noi non facciamo sesso per gioco, è un’esigenza profonda, è la volontà di ottenere l’ennesima conferma che ci si vuole bene, che nonostante tutte le incomprensioni e tutti i problemi noi ci siamo l’uno per l’altro, che siamo una specie di porto sicuro uno per l’altro. Adesso nella mia stanza e sul mio letto c’è ancora traccia del suo profumo e pensare che stando con me è riuscito a staccarsi almeno per un po’ dalle sue preoccupazioni mi inorgoglisce, ha provato almeno per un po’ la sensazione che la vita non è tutta uno schifo che ti può crollare addosso da un momento all’altro. A un certo punto ha parlato anche di casa sua, cioè dell’appartamento dove vive da solo, e ne ha parlato con tenerezza come del posto dove si può riposare veramente, dove può stare veramente bene e questo mi ha fatto pensare che ha proprio il terrore di perdere quella casa e di dover ritornare con i suoi. Da quando è andato via il mio cervello è in agitazione, mi chiedo come mi dovrei comportare con lui quando si esce dal campo del sesso. Cercare di parlare con lui seriamente? Ma lo stresserei peggio perché basta il pensiero di perdere il lavoro che perde quel po’ di serenità che aveva trovato. Evitare l’argomento per non stressarlo? Beh, io penso che per lui sia oggettivamente stressante stare con me perché quando i momenti di forte coinvolgimento sessuale sono finiti, si finisce per palare anche di altro e quanto più ci si avvicina a quegli altri argomenti tanto più aumenta la sua insofferenza e la sua tendenza a cambiare discorso e a scappare, proprio a salutarmi e ad andare via. Rivedo nei suoi occhi tanta malinconia, una volta c’era la malinconia perché la sua vita affettiva non era soddisfacente ora almeno entro certi limiti lo è e quella malinconia cede il passo ad un’altra malinconia, quella del non realizzarsi nel lavoro e nella conquista stabile di un’autonomia. Quando lo vedo giù di corda mi chiedo perché deve capitare a lui e non a me e mi sento come uno che ha vinto la lotteria del lavoro e che adesso non ha paura di perdere il posto e non so come comportarmi, perché sono problemi maledettamente seri, non sono problemi psicologici ma problemi economici che possono condizionare la vita in modo pesantissimo. Ho paura che lui mi veda come quello fortunato che ha la sicurezza del lavoro e che fa solo bei discorsi a uno che quella sicurezza non ce l’ha. Non vorrei che queste cose scavassero tra noi una specie di abisso che divide la stabilità dalla precarietà. Io, personalmente non ho vissuto periodi di disoccupazione ma posso immaginare quanto possa essere distruttivo. Penso che eviterò di parlare con lui di questi argomenti, che in fondo sono quelli che adesso lo angosciano di più. Ancora ha qualche mese prima della scadenza del contratto e cercherà di fare il possibile ma, da quel poco che dice, tira una brutta aria e le prospettive non sono affatto rosee. Vedo anche da un’altra cosa che sta in un periodo difficile. Quando ieri abbiamo fatto sesso (questa è l’espressione che usa lui) non era totalmente concentrato sul sesso, si sentiva in una situazione protetta, si sentiva al sicuro, ogni tanto c’erano momenti di pausa e restava disteso ad occhi chiusi, quasi per godersi quei pochi minuti di tranquillità. Erano minuti di silenzio ma anche di comunicazione profonda, si vedeva che in quei momenti le preoccupazioni erano lontane. Si comportava in modo totalmente libero e almeno in parte diverso dal solito. Io sapevo che non dovevo interrompere quei momenti di silenzio, che non dovevo parlare, che mi dovevo stendere accanto a lui e che dovevo stringergli la mano. Mi ha sempre stupito il fatto che su queste cose ci capiamo anche senza parlare. Certe volte andare a letto con un ragazzo è proprio una specie di rifugio dai dolori della vita, un tornare in una dimensione di immediatezza, di calore, di condivisione senza riserve, in cui si è accettati al 100% per quello che si è. Vedi, Project, quando mi chiedo perché resto con lui nonostante tutto, alla fine la risposta la trovo: lui parla poco ma tra noi ci vogliamo bene, abbiamo paura pure di dirlo perché abbiamo paura che questa felicità sia fragile eppure gli anni passano e noi siamo ancora qui.

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