SESSO GAY TRA CONDIVISIONE E INCOMPRENSIONI

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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progettogayforum
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SESSO GAY TRA CONDIVISIONE E INCOMPRENSIONI

Messaggio da progettogayforum » sabato 4 dicembre 2021, 21:41

Caro Project,
vorrei proporti un argomento che mi pare pressoché inesistente nel forum e anche nel manuale, parlo del fatto che il sesso, che dovrebbe essere motivo di unione, cioè che in fondo dovrebbe costituire un legame forte, nella realtà rischia di essere un motivo di stress nella coppia; parlo però di uno stress che spesso non porta alla rottura della coppia perché c’è da entrambe le parti una forma di adattamento, cioè un tentativo di salvare il salvabile, ma lo stress c’è, le preoccupazioni si fanno sentire da entrambe le parti, perché si capisce che c’è qualcosa che non funziona.

Ti faccio un esempio concreto: in una coppia uno dei due resta nella coppia per motivi affettivi e l’altro solo per motivi sessuali, entrambi finiscono per adattarsi, stanno e restano insieme ma dal punto di vista di entrambi si percepisce che c’è qualcosa che non va. In una situazione del genere si condivide ben poco, ciascuno dei due è bene o male strumentalizzato dall’altro, la cosa è reciproca e si accetta per quello, ma i due viaggiano su binari paralleli che non si incontreranno mai.

Sia ben chiaro, Project, io non tendo a sublimare il sesso, lo considero una componente essenziale di un rapporto di coppia, ma che cosa vuol dire sesso? E non è nemmeno una questione di pratiche sessuali ma di senso e di valore che si dà a quelle pratiche.

Io ho un compagno più o meno fisso da anni, lui ha anche altri partner ma il problema non sarebbe nemmeno questo, io non li ho, cioè, adesso non ne ho, ma non me ne faccio nessun merito, non ne ho semplicemente perché non ne sento il bisogno. Lui lo sente, ok, non crolla il mondo. Il problema vero sta nel fatto che lui dà un peso enorme a certi comportamenti sessuali che per me non hanno nessun significato speciale.

Certe volte mi chiede se mi è piaciuta questa o quella pratica sessuale e in quei momenti è evidente che per lui quelle cose hanno un significato che io non riesco proprio a trovarci. Non è una questione di moralismo, le cose che a lui interessano particolarmente le faccio anche io, ma non ci trovo niente di speciale. Su queste cose si creano spesso dialoghi imbarazzanti, lui mi fa domande e evidentemente si aspetta delle risposte ben precise ma io non capisco dove voglia andare a parare, e così restiamo delusi in due, perché lui non si sente capito (cosa che accade realmente) e io non capisco che tipo di risposta lui voglia da me.

Lui è un brav’uomo, questo è innegabile, e noi in un certo senso ci vogliamo bene ma ci sono molti limiti. Io non lo capisco, cioè non riesco ad entrare nella sua logica quando mi fa domande sulle pratiche sessuali per capire se certe cose mi piacciono o meno, forse lui vorrebbe delle risposte nette: tipo questo mi piace e questo non mi piace ma poi si rende conto che io a quelle cose non attribuisco nessun valore speciale, che per me una cosa vale l’altra.

Aggiungo che lui, stando a quello che penso io, non mi fa tutte quelle domande per assillarmi ma per capire quale comportamento sessuale è considerato da me più eccitante proprio perché vuole venirmi incontro e vuole farmi vivere una sessualità che sia per me quanto più possibile soddisfacente. Lui in sostanza ha una finalità che non è egoistica ma si sente deluso da me, o meglio direi svalutato, perché una cosa che lui fa con la massima buona volontà, di fatto, non viene capita e lui pensa che sia sottovalutata o che non sia stata affatto notata, e qualche volta è realmente così.

Ci vogliamo bene, ma questa espressione per lui e per me significa cose diverse, cerchiamo di fare qualcosa di buono l’uno per l’altro ma il concetto di cosa buona che abbiamo non è lo stesso. Tra noi non c’è nessun problema a letto, se lui avverte che c’è qualcosa che a me non sta bene, la mette da parte e io cerco di fare lo stesso, il problema viene quando ne parliamo, quando cerchiamo di spiegare a parole quello che pensiamo e che proviamo o quando cerchiamo di capire il mondo dell’altro, perché allora le incomprensioni si fanno radicali, anche se comunque la relazione va avanti. Io penso che lui si senta in imbarazzo quando si accorge che io non ho capito il senso di quello che lui ha fatto “per me!” per quanto possa sembrare paradossale.

Lui si ricorda puntualmente quello che abbiamo fatto le ultime volte che siamo stati a letto insieme, e se lo ricorda anche a distanza di mesi e resta stupito che io invece non mi ricordi gran che e si sente trascurato per questo. Io sto bene con lui perché c’è lui, che poi si faccia questo o quello non mi cambia praticamente nulla. Se cerco di allontanare la sua attenzione dai contenuti tipicamente sessuali e di insistere sul fatto che gli voglio bene e gliene vorrei anche se non andassimo a letto insieme, mi dice che sono ipocrita e che non gli dico la verità, il che forse in un certo senso è pure vero. Mi dice che io non parlo mai di sesso in modo esplicito e che questo gli dà fastidio, che deve essere sempre lui a fare il primo passo, ma quando ho provato a fare io il primo passo, dopo mi ha detto che allora io stavo con lui solo per quello.

Comunque, recriminazioni a parte, i problemi arrivano sempre dopo il sesso, quando si tratta di analizzare e interpretare i fatti. Come vorrei che non ci fossero commenti! Ma forse son utili anche quelli. Noi siamo bravi col sesso ma con le parole siamo un disastro. Quando gli dico che è un uomo serio, che non ti pianta per motivi stupidi e che ha una elasticità mentale che non ce l’ha nessuno, lui si adombra, non vuole sentire questi discorsi. Lui preferisce parlare di sesso, o meglio preferisce farlo quando ci vediamo e quando non ci vediamo preferisce parlare al telefono solo di quello spaccando pure il capello.

Noi andiamo d’accordo? Che domanda perentoria! Direi che andiamo avanti, ma l’accordo, l’accordo vero, è più un sogno che una realtà. Non so se riusciremo ad andare avanti per molto. Io ho conosciuto altri ragazzi e li ho anche frequentati per un po’, ma francamente con lui sto meglio, diciamo che con gli altri c’era un apparente andare d’accordo su tutto, ma in fondo ciascuno preferiva pensare ai fatti propri. Con lui è diverso: noi siamo sempre in crisi, diciamo che stare in crisi per noi è una malattia cronica, ma alla fine non c’è mai stata una ragione vera che ci abbia separato definitivamente.

Tra noi il dialogo è difficile, funziona proprio poco. Prima, quando mi chiamava ero contentissimo, adesso sono ancora contento ma sono anche preoccupato: andremo a letto insieme ma poi, e dico proprio subito dopo il sesso, lo vedrò insoddisfatto, frustrato ma frustrato dalle mie mancate risposte verbali e non dal sesso.

Qualche volta mi dice che sono un caso patologico ma non me lo dice come inizio della resa dei conti finale, ma come spunto per farmi capire che secondo lui almeno un po’ è proprio così. E pure io qualche volta penso che lui abbia qualcosa di patologico o forse lo penso solo perché lui non ragiona come me. A me sembra nevrotico, almeno qualche volta, e certe volte comincio a pensare che sarebbe meglio andarcene ciascuno per la propria strada. Lo penso per un po’, ma poi, non saprei dire se per amore o per abitudine cerco di rimuovere tutto quello che non va e di salvare il rapporto con lui e penso che lui faccia più o meno lo stesso con me.

Sono anni che andiamo avanti così: sesso senza problemi, perché proprio non ce ne sono, e frustrazioni derivanti dalla mancanza di vera sintonia. Si può stare con un ragazzo col quale la condivisione è essenzialmente sul piano fisico? Evidentemente la risposta è sì, perché alla fine lui ad avvicinarsi a me e a capire il mio modo di ragionare ci prova, non lo posso negare, ha pazienza, rispetto, non si arrabbia, ma si sente comunque frustrato e per me è più o meno lo stesso. Ecco, quello che condividiamo veramente è lo spirito di adattamento reciproco.

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