SESSO GAY E MALINCONIE

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
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progettogayforum
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SESSO GAY E MALINCONIE

Messaggio da progettogayforum » lunedì 28 settembre 2020, 2:50

Ciao Project,
ho parlato con te l'inverno scorso e sei stato l'unico a dirmi che vedevi la mia storia con Massimo come una cosa molto seria e penso che lo sia veramente. Ti mando queste mie riflessioni per aggiornarti, vedi tu se pensi che si possono inserire nel forum, a me farebbe piacere.

Ieri ho passato la notte con Massimo, un ragazzo che conosco da parecchi anni, che non è il mio ragazzo, perché io non ho un ragazzo, ma col quale qualche volta succede. La nostra notte di sesso è stata molto diversa da come tanta gente si immagina queste cose. Visto da fuori sarebbe tutto normale, il sesso, nei comportamenti, è più o meno sempre lo stesso, ma vissuto con un forte trasporto emotivo può assumere mille significati, anche apparentemente contraddittori: partecipazione e distacco, illusione di aver coinvolto l’altro nel nostro mondo e presa d’atto che non è così, e in particolare partecipazione sessuale e distacco affettivo da una parte e forte partecipazione affettiva e coinvolgimento sessuale decisamente più debole dall’altra. Le dissimmetrie tra noi sono apparentemente profonde ma le analogie sono certamente più profonde e le nostre dissimmetrie si sono ridotte progressivamente nel corso degli anni e comunque non sono mai state distruttive. So bene che questo non è il classico linguaggio degli innamorati, ma ci sono molte specie di amore, alcune hanno bisogno di assolutizzare e di mitizzare, altre superano questo stadio senza venire meno. L’illusione che il sesso possa risolvere tutti i problemi, possa allontanare gli ansiosi dall’ansia, gli indifferenti dall’indifferenza e possa creare quel clima magico che è un po’ come l’araba Fenice, di cui tutti parlano, anche se non esiste, è purtroppo un postulato debole della sessualità che non regge al confronto con la realtà.
Tutto questo non vuol dire affatto che il sesso non ha senso perché non fa miracoli, ma che può avere un altro senso, fosse anche parziale e relativo, e che questo altro senso, un senso liberatorio perché comunicativo, affettivo, stabilizzante, in certi casi può diventare quello più importante. Si può fare sesso con entusiasmo o anche per disperazione. Certo, il sesso può non risolvere tutto, ma è comunque un aiuto, un modo diverso di cercare un contatto vero che potrà anche essere frustrante ma potrà, nonostante tutto, permettere una forma di comunicazione che per via verbale sarebbe difficilissima. I miei contatti sessuali con Massimo, apparentemente, sono stati sempre problematici. Lui tiene molto al sesso e, specialmente quando è solo, mi cerca per fare sesso. Quando non mi cerca io so che lui si è trovato un ragazzo e tutto sommato ci sta bene. Sembra paradossale, ma sono contento quando non mi cerca, ma non perché io sto male con lui o perché vorrei da lui un’esclusività che non trovo, ma semplicemente perché so che se non mi cerca è perché lui sta bene e non ha bisogno di me. Io ho bisogno di lui? Me lo sono chiesto molte volte, certo lui non è stato l’unico ragazzo della mia vita, ma è stato certamente l’unico ragazzo importante. Nell’arco della giornata penso a lui molte volte, sono convinto che sia una persona ottima sotto tutti i punti di vista, fisicamente incarna il mio tipo ideale, se dovessi perderlo in via definitiva, un’ipotesi che mi sembra oggettivamente irrealistica, perché ci conosciamo da molto tempo e il nostro rapporto ha attraversato tempeste di tutti i generi senza sfaldarsi, penso ci starei molto male, ma se succedesse perché lui si è trovato un ragazzo e si sente realizzato, beh allora lo accetterei, ma perderlo e saperlo abbandonato alle sue malinconie, beh questo non lo accetterei, mi farebbe stare proprio male, lo considererei un fallimento pesantissimo della mia vita. Io non voglio che sia mio, anche se l’ho desiderato, io voglio che sia felice!
Massimo mi aveva chiamato tre giorni fa dopo un lungo silenzio durato più di due mesi, in quei due mesi però non era sparito del tutto, mi aveva chiamato in paio di volte per pochi secondi per chiedermi come stavo e per dirmi che aveva trovato un ragazzo col quale stava bene. Lui sa che una notizia del genere, per me, è una cosa positiva e me la comunica proprio per questo. Tre giorni fa mi chiama ed è evidente che non sta bene, gli entusiasmi non ci sono più e la malinconia regna sovrana, lui parla poco, dice solo cose molto significative e ascolta. La telefonata si conclude bene, almeno per quanto possibile, ma è evidente che è solo o che almeno si sente solo nonostante tutto. Ieri pomeriggio mi chiama e mi dice che verrà da me in tarda serata, io gli dico che lo aspetto e che mi fa piacere vederlo, cosa per altro verissima. Nel tempo dell’attesa cambio la biancheria del letto e la federa del cuscino e rassetto un po’ la stanza, apro le finestre, non posso negare che sono contento di vederlo.
Ieri notte ho fatto di tutto per mettere Massimo a suo agio, in certi momenti era sereno, distratto, giocava, scherzava, era una cosa meravigliosa, e quelli per me erano i momenti più belli, quelli che mi si stampano nella memoria, ma in altri momenti, se lo guardavo negli occhi, mi rendevo conto che era sul punto di piangere, Partecipava al sesso con me, almeno a momenti, ma non si staccava del tutto dai suoi problemi e dai suoi pensieri, io avrei fatto di tutto per allontanarlo dalle sue frustrazioni, dalle sue sensazioni di vuoto, mi illudevo che il sesso potesse fare questo miracolo, ma evidentemente non era così. Le ragioni profonde della sua malinconia erano lì, non erano state eliminate e covavano come il fuoco sotto la cenere, gliele leggevi negli occhi. Io ho avuto i miei problemi sessuali con lui ieri notte, come è successo anche altre volte, gliene avrei parlato, come d’altra parte ho fatto altre volte, ma lui mi ha guardato dritto negli occhi e si è passato l’indice davanti alla bocca come per dirmi di stare zitto e che non c’era bisogno di dire niente, perché in effetti del sesso non gliene importava nulla. Il sesso era il motivo ufficiale del nostro incontro, ma il motivo vero era rendersi conto di esistere ancora l’uno per l’altro, vedere ancora quell’attrazione fisica reciproca che ci conferma che dall’altra parte c’è un interesse vero, e che nulla è cambiato almeno tra noi. Lui non sottolinea mai i fallimenti o le debolezze altrui, ma soltanto le proprie. Gli ho chiesto se era deluso da me, mi ha risposto che non era affatto deluso ma che mi vedeva stanco, e lo ero, perché in effetti lui ha molta più resistenza di me. Che senso aveva fare sesso con me se alla fine, anche se non è rimasto deluso, comunque non ha allontanato le sue malinconie? Io penso che ci sia alla base il desiderio di essere accettato per quello che è realmente. Nel sesso lui ha pazienza, è molto dolce, mi guida, non si arrabbia mai, e con me di pazienza ce ne vuole veramente tantissima.
La nudità del corpo è il simbolo della nudità dell’anima. Passare tempo nudi, insieme, senza sesso, ma solo per riposare quando sopraggiunge un po’ di stanchezza, dà la sensazione di essere integralmente accettati dall’altro perché quel momento non sessuale è probabilmente più importante di tutto il resto, perché è un momento di normalità: stai col tuo compagno come staresti con te stesso, non lo coinvolgi in un momento di performance sessuale ma in un momento della tua vita quotidiana, non devi dimostrargli niente, devi solo essere come sei, eppure nemmeno così si spezza quella solitudine profonda che viene dalla consapevolezza, vera o presunta, che non avrai mai quello che desideri veramente, che tutta la tua vita sarà riempita da sostituzioni e da sostituti di quello che vorresti. La sensazione che quello stato di insoddisfazione che ha ingrigito la tua vita fino ad ora si manifesterà comunque, identico o quasi, tante altre volte sembra una certezza granitica che condizionerà e svaluterà il futuro.
Lui ha notato che ieri notte io non gli ho detto mai di no, che l’ho seguito in tutto e questo fatto un po’ lo ha gratificato, non tanto per il sesso ma perché capisce che se non gli dico di no significa che mi rendo conto che sta male veramente. In certi momenti, direi nei momenti in cui era più lontano dai suoi pensieri negativi, penso che abbia avuto la sensazione che tra noi si stesse creando un legame forte, ma lui avrebbe voluto creare quel tipo di legame con un’altra persona con la quale sa bene di non poter creare niente di simile, e quindi qualcosa che di per sé poteva essere bello si è trasformato nell’ennesimo pensiero frustrante, e penso che i suoi occhi lucidi avessero proprio questa origine. Che cosa vuol dire amare ed essere amati? Ciascuno di noi, in momenti diversi, dà significati diversi a quelle parole e spesso sono significati incompatibili: legame e libertà; egoismo e altruismo; felicità e martirio. Perché un ragazzo molto bello, molto intelligente e sotto tanti aspetti non affettivi anche molto realizzato, finisce schiacciato, in certi momenti almeno, dalla depressione, dall’idea che il mondo fa schifo e che il futuro non potrà che essere peggiore del presente? Io conosco Massimo da tanti anni e gli voglio bene ma mi rendo conto che la nostra conoscenza, che pure è una conoscenza di lunga data, basata su rispetto e affetto reciproco, non può alleviare le sue malinconie. Massimo ha un estremo bisogno di affetto ma rivendica sempre la sua autonomia, il suo non voler dipendere da nessuno. La sua autostima dipende in gran parte dal livello della sua autonomia. Lui tenta di conciliare il fatto di essere amato col fatto di essere totalmente libero, forse con me ci riesce ma con altri questo tentativo è fallimentare.
Ormai dalla nostra notte di sesso sono passate diverse ore e io continuo a pensarci, e la sensazione dominante è che ci fosse qualcosa di non espresso, che il sesso fosse solo una scusa per farsi accettare con tutte le proprie malinconie. Ho cercato di capire come potesse stare lui, ma eccetto minimi sprazzi di sorriso, pochissimi ma bellissimi, il tono dominante è stato di tristezza. A un certo punto ci siamo fermati e ha cominciato a parlarmi delle sue frustrazioni e della sua tristezza, e in fondo non ne capiva lui stesso il perché. In un certo senso, lui accetta da me le mezze cose, ma dai ragazzi ai quali è interessato veramente lui vorrebbe un coinvolgimento totale, ma anche lì trova solo mezze cose e dice a se stesso che sta meglio solo, ma poi non accetta l’idea di stare solo e allora mi cerca e alla fine si rende conto di essere solo anche con me e torna alle sue malinconie. Mi dice che io mi comporto con lui un po’ come lui si comporta con i ragazzi ai quali tiene, nel senso che gli dico sempre di sì e cerco di compiacerlo e poi ci sto male perché lui non mi corrisponde, o almeno, a livello affettivo, non mi corrisponde come io vorrei. Ho cercato di fargli capire che gli voglio bene, ma questa espressione, detta da me, lo spaventa, gli ho detto che non sono affatto sconvolto dal fatto che lui se ne vada con altri ragazzi, ma vorrei che non fosse triste, che riuscisse a cacciare fuori quella malinconia nera che si porta dentro, ma questo discorso gli sembra strano, come se dietro ci fosse una volontà di ingabbiarlo, di togliergli la sua libertà.
Ieri sera i miei comportamenti sessuali erano impacciati, stavamo facendo sesso, eppure io avevo paura di accarezzargli il viso, paura di baciarlo, cosa che non faccio da tantissimo tempo, perché queste cose lo inducono a pensare che sono troppo innamorato di lui e che tra noi si sta creando un rapporto dissimmetrico e malato. Noi possiamo fare sesso, ma scambiarsi tenerezze, coccole, per lui sarebbe una cosa difficile da accettare, ma non perché le ritenga infantili o troppo sdolcinate ma proprio per il contenuto affettivo che esprimono. Io penso al sesso soprattutto come vicinanza fisica del ragazzo che amo, per lui associare sesso e affettività è difficile, lo ha sognato con altre persone, ma non lo ha mai realizzato e almeno, con me, trova un surrogato di ciò che ha sognato. Il coinvolgimento affettivo da parte mia è profondo e lui se ne rende conto ma nello stesso tempo lo teme, perché non vuole finire nell’orbita di nessuno. Lui confonde amore e dipendenza, per lui le due cose sono sostanzialmente identiche. Mi ha sempre detto di non essere innamorato di me ed è sempre stato convinto che io fossi innamorato di lui, in realtà gli voglio bene, nel senso che vorrei vederlo felice perché ha delle virtù uniche che neppure lui sa di possedere, non è aggressivo, non ce l’ha con gli altri ma con se stesso, non recrimina, non rimprovera. Ieri sera gli ho chiesto se era rimasto deluso e mi ha detto di essere invece soddisfatto, ma questo significa che si sente soddisfatto non del sesso ma del fatto che il muretto costituito da me contro la sua malinconia non è crollato e che gli resto vicino nonostante tutto, penso che il senso della serata fosse proprio questo. So bene che quando sta con me non pensa a me, se non in qualche momento magico, e che si porta sempre appresso il bagaglio pesante dei suoi pensieri ed è proprio questo che io vorrei non dico che non accadesse, perché accadrà comunque, ma che succedesse sempre meno. Vorrei che gli spazi di sereno in una giornata grigia diventassero tanti e lunghi, che quel sorriso leggero si vedesse più spesso, che quegli occhi non fossero così spesso umidi di malinconia.
Di lui amo soprattutto una cosa, l’onestà, il fatto che non recita mai, che vuole essere accettato anche in quelli che lui ritiene i suoi lati più deboli, le sue contraddizioni. Mi colpisce molto quando mi dice che vuole essere solo, perché non lo dice nei miei confronti ma rispetto ai ragazzi di cui è innamorato e che non lo corrispondono, lui sente quei legami come forme di dipendenza. Vuole bene a quei ragazzi ma si rende conto che loro non gli vogliono bene allo stesso modo, non starebbero veramente male se lui si staccasse da loro, dopo qualche settimana non lo chiamerebbero più perché mentalmente sarebbero già passati oltre. Non mi dice mai che vuole staccarsi da me molto semplicemente perché non mi sente come un vincolo, si rende conto che io non potrò mai essere per lui un’ipotesi praticabile e questo fatto lo tranquillizza, sa che, nonostante qualche coccola di troppo, non cercherò di ingabbiarlo, che ci sarò quando avrà bisogno di me, come d’altra parte lui c’è stato quando ne ho avuto bisogno, ma nel mio volergli bene lo lascerò libero. Lui sa che il nostro è comunque un rapporto stabile, che dura da anni e non pretende di diventare un vincolo a nessun livello. Ci si sente di rado, ci si vede ancora più di rado, quando ci si vede c’è un po’ di sesso, che per i suoi standard non penso sia molto entusiasmante, ma soprattutto c’è quel po’ di calore affettivo che gli manca. Quando facciamo l’amore si stringe a me in modo fortissimo e sono i momenti in cui sta meglio e mette da parte gli altri pensieri. Il sesso, per lui, è un modo di esprimersi che penso nella maggior parte dei casi rimanga del tutto incompreso. Il sesso per lui è l’affettività incarnata e quando lo vedo contento di stare con me, perché certe volte succede, penso che, anche se svaluta queste cose, dia alla mia presenza anche una valenza affettiva importante. Mi dice che non sono il suo tipo ma che con me sta bene. Mi dice che apprezza il fatto che non lo giudico, che non sparo sentenze, che so stare zitto al momento opportuno, che non lo tengo mai sotto pressione, che ho il senso del limite, e queste cose le vede come una forma di esitazione e di rispetto. Lui sente che cerco di farlo stare bene, non ha paura di me, si fida, almeno fino ad un certo punto può parlare delle sue malinconie, dei suoi fallimenti, del suo sentirsi inadatto a costruire rapporti veramente reciproci. In effetti non è accostante, per apprezzarlo lo devi conoscere da vicino, la sua schiettezza è spiazzante, ma se ti vuole bene anche solo un po’, non si dimentica di te, non ti seppellisce nel passato. Coi i suoi ex, almeno con quelli seri, che ci sono pure stati, alla fine ha mantenuto un rapporto, sporadico ma reale.
Quando parlo con lui, mi colpisce il fatto che le sue risposte sono sempre diverse da come io me le aspetto. Sento che lui è un altro, non è il mio doppio, non parla tanto per parlare, non mi dà sempre ragione, non banalizza ma mi prende sul serio, mi ascolta, si ricorda delle cose che gli dico. Non so come definire il nostro rapporto e penso che non sia definibile con nessuna categoria comune, siamo entrambi strani, siamo diversi ma ci capiamo, siamo anche diversi nella sessualità ma alla fine abbiamo trovato un nostro equilibrio e non pensavo che sarebbe successo, né da parte sua né da parte mia, e invece è successo. Non c’è il minimo imbarazzo, conosciamo i nostri limiti fisici e mentali e non ce ne facciamo condizionare. Io ho avuto altri ragazzi, diciamo così meno complicati, ma con lui è diverso, non ha mai fatto discorsi stupidi sul sesso, dopo che ho conosciuto lui nella mia vita non c’è stato più posto per nessun altro. Di ragazzi molto belli ne ho conosciuti parecchi, ma lui è diverso, non è il mio ragazzo ma gli voglio bene in modo profondo.

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