SESSO GAY E AMICIZIA

Approccio dei ragazzi gay verso la sessualità
Rispondi
Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5981
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

SESSO GAY E AMICIZIA

Messaggio da progettogayforum » giovedì 4 novembre 2021, 13:59

Ciao Project,
in questi giorni mi trovo a dover decidere alcune cose della mia vita, o almeno di un periodo della mia vita. Ho 26 anni, ho avuto qualche storia finita male ma non ne ho riportato nessuna conseguenza negativa. Premetto che sto molto attento alla prevenzione delle malattie e che evito pratiche pericolose quando non sono sicuro che chi ho davanti non rappresenti un rischio per me. Voglio dire che il sesso che chiamano completo, a parte che non è mai stato nelle mie fantasie, è una cosa che potrei fare solo col preservativo. Per qualcuno è una fissa ma, da quello che vedo, per tanti non lo è. Evitando radicalmente le pratiche a rischio, e dico praticamente tutte, resta che comunque fare sesso è gratificante lo stesso, non dico solo per me, ma per tante persone, diciamo così, meno fissate. Questo, diciamo, è il lato prevenzione. Quindi sembrerebbe che un contatto sessuale, se opportunamente gestito, col preservativo o evitando pratiche a rischio, possa non essere pericoloso, però a questo punto c’è un’altra faccenda, che è la riservatezza circa la propria sessualità e qui mi sono posto tante domande. Tanti ragazzi pensano che la loro sessualità sia un elemento assolutamente speciale della loro fisicità, che deve essere riservato solo al loro ragazzo, cioè ragazzo fisso, oppure a bravate varie, giustificabili proprio perché bravate, ma senza un minimo di affettività. Cerco di spiegarmi meglio: noi come segno di amicizia ci diamo la mano, che è già un contatto fisico, che in genere viene banalizzato, ma quando tocchiamo la mano di un ragazzo che ci interessa, quel toccarci la mano ci dà una scossa fortissima, quindi non è il fatto in sé di toccarsi o meno la mano che conta, quel gesto ha valenze diverse a seconda della persona cui è diretto. Io posso pure abbracciare un amico che sta passando un brutto momento e non penso certo che devo farne a meno per il fatto che io faccio lo stesso gesto anche con mio ragazzo, dal quale magari mi sento molto coinvolto. Perché tutto questo non deve avvenire anche col sesso? Cioè perché il sesso deve essere riservato esclusivamente al mio ragazzo? Io potrei benissimo avere un amico che può avere bisogno anche di un contatto sessuale e non solo di un abbraccio, perché dovrei negarglielo per il fatto che il sesso deve essere riservato soltanto al mio ragazzo? Sulle cose del sesso c’è molta più possessività che su qualunque altra cosa. Adesso sgombriamo il campo dalla presenza di un ragazzo, intendo di un fidanzato o qualcosa di simile, perché io non ho un fidanzato, Se mi trovassi di fronte ad un ragazzo che secondo me ci terrebbe molto ad avere anche qualche contatto sessuale con me, naturalmente in condizioni di totale sicurezza, perché dovrei dirgli di no, per il solo fatto che dovrei riservare la mia sessualità al mio futuro ragazzo (o anche al mio attuale ragazzo, se ne avessi uno)? Come si dà una calorosa stretta di mano o un abbraccio a un amico in un momento in cui ne ha bisogno, perché non si dovrebbe fare lo stesso anche con il sesso? Io ho provato a fare questo discorso ad alcuni ragazzi che conosco, qualcuno mi ha guardato perplesso, altri l’hanno risolta con una battuta, ma nessuno ha preso la cosa sul serio, era una specie di tabù intoccabile, e non riesco a capire perché. Ma andiamo al concreto. Io ho un amico che ha una vita sessuale molto più libera della mia. Diciamo subito che non è un libertino ma dà al sesso anche un enorme valore affettivo. Adesso questo ragazzo è rimasto praticamente solo per ragioni che io non conosco, ma suppongo che i suoi amici, non fossero amici nel senso pieno del termine, cioè che per loro lui fosse uno che va bene finché non crea problemi e dice sempre sì, poi, quando si rendono conto che non riescono a gestirlo come vogliono loro, lo scaricano e ciao. Io voglio bene a questo ragazzo, le sue fragilità sono analoghe alle mie, ma so bene che noi non saremo mai una coppia. Non mi sento veramente attratto sessualmente da lui e penso che anche lui non si senta troppo attratto da me, ma in certi momenti un po’ di sesso può fare bene, può aiutare a mettere da parte la malinconia e a stare un po’ meglio, perché vedi che c’è uno che ti accetta e che capisce e tuoi bisogni, che non ti dice di no, che non ti chiede nessun impegno e che, almeno in un certo senso, ti vuole bene senza condizioni, magari solo per una sera. Lui non sarà mai il mio ragazzo, questo lo so benissimo, ma non mi sembra un motivo serio per dirgli di no. Io non ho un ragazzo, quindi nessuno ci può rimanere male. Ho pensato che fare un po’ di sesso potrebbe illuderlo magari che io mi stia innamorando di lui, ma lui sa benissimo che non è così. E poi, se anche io avessi un ragazzo, mi creerebbe veramente problemi avere un ragazzo che mi vuole impedire una cosa che mi viene assolutamente spontanea. C’è questa idea non dell’amore esclusivo ma del sesso esclusivo, che è segno di gelosia e di possessività. Quando dico queste cose mi rispondono che ragiono così perché non ho un ragazzo ma io penso che avere un ragazzo, con queste cose non c’entri proprio niente. Perché un po’ di sesso non può essere anche una componente normale dell’amicizia? Ecco, la domanda è questa.

Avatar utente
progettogayforum
Amministratore
Messaggi: 5981
Iscritto il: sabato 9 maggio 2009, 22:05

Re: SESSO GAY E AMICIZIA

Messaggio da progettogayforum » sabato 6 novembre 2021, 17:27

Premetto che l’idea di fondo di questa risposta mi è stata fornita da un amico ingegnere durante una discussione su questa mail. Tutto è partito dal concetto di equilibrio. Cominciamo dunque dall’inizio e cerchiamo di costruire un’analogia tra le strutture di fondo che sostengono un individuo e ne permettono l’equilibrio psicologico e le strutture fisiche che sostengono una costruzione e ne permettono la stabilità.

Intanto il singolo individuo è già una struttura articolata, costruita su diverse componenti (affettività, sessualità, relazioni sociali, ecc.) che devono essere armonizzate tra loro per evitare il paradosso dell’uomo a una dimensione. Questa struttura individuale equilibrata, cioè senza tensioni interne eccessive, può essere immaginata come rigida e quindi indeformabile, ma può essere anche immaginata come deformabile, più o meno elastica, cioè capace di resistere (deformandosi) al variare delle tensioni interne e capace di ritornare in modo più o meno perfetto nella situazione precedente, quando le tensioni interne vengono meno. Questa struttura individuale, però deve essere anche in equilibrio col mondo esterno, perché le tensioni possono generarsi e spessissimo si generano nei rapporti con l’esterno. L’equilibrio individuale rispetto all’esterno è garantito attraverso una serie di vincoli.

Come è noto, se si immagina una struttura “rigida”, quindi indeformabile, per esempio un tavolino di ferro, l’esperienza e la meccanica insegnano che se il tavolino è poggiato sul pavimento su tre piedi e la proiezione del baricentro cade dentro il triangolo di appoggio, il tavolino resterà in equilibrio statico, se i piedi fossero solo due, il tavolino sarebbe instabile e basterebbe una minima perturbazione dell’equilibrio iniziale per farlo cadere. In sostanza, privando il tavolino di una sola delle sue gambe il tavolino cadrebbe. Ma se i piedi fossero quattro o più di quattro, eliminando una gamba, il tavolino rimarrebbe comunque in equilibrio. Ma facciamo un passo avanti. Se un tavolino ha più di tre gambe e una delle gambe è molto sottile e quindi non sopporta grandi pesi ed è anche rigida, il rischio che quella gamba si spezzi è decisamente alto, ma se tutte le gambe fossero elasticamente deformabili, quando quella più sollecitata dovesse accorciarsi sotto sforzo, interverrebbero le altre gambe e dividersi il peso del tavolino e l’equilibrio potrebbe essere mantenuto senza rotture.

In brevissima sintesi: se un tavolino si regge su molte gambe e una di esse cede, il tavolino non cade, se poi le gambe sono elastiche, alla deformazione della gamba più caricata, le altre gambe subentrano a dividersi il peso. In buona sostanza, quando i vincoli che integrano un corpo in una rete sono tanti e sono almeno relativamente deformabili ed elastici, il rischio di rottura è minimo e la rete nel suo complesso reagisce alle sollecitazioni deformandosi senza rotture, anche di fronte a sollecitazioni che manderebbero in pezzi una struttura rigida.

Riportiamo ora la metafora sul piano psicologico. Ciascuno ha una rete di relazioni (sessuali, affettive, sociali, ecc.) che possono essere più o meno rigide, ossia più o meno strutturalmente immodificabili. Un matrimonio è una struttura rigida, addirittura legalmente definita in termini di diritti e di obblighi. Se un matrimonio è soggetto a forti tensioni la probabilità che vada in frantumi è alta perché le condizioni sotto le quali un matrimonio si mantiene in equilibrio sono rigidamente definite. Una relazione con vincoli più elastici può reggere molto meglio alle sollecitazioni proprio perché è più elastica. Le relazioni che determinano l’equilibrio individuale sono un po’ come le zampe di un tavolino. Se le relazioni sono molte ed elastiche l’equilibrio si mantiene anche di fronte all’improvviso cedimento di una zampa troppo sottile o non sufficientemente elastica, ma se tutte le zampe sono sufficientemente elastiche la struttura si adatta, modifica gli equilibri e distribuisce i carichi ma senza arrivare a rottura e, soprattutto, al venir meno della sollecitazione, tende a tornare allo stato di equilibrio precedente.

Quando si dice che il sesso deve essere riservato solo al proprio ragazzo, cioè a quello che si identifica come il compagno per la vita, mentre l’amicizia non deve essere in nessun modo sessualizzata, si introduce una rigidità che non ha alcuna ragion d’essere al di là del fatto che è un concetto socialmente dato per scontato. Ma è socialmente dato per scontato anche il fatto che avere un compagno fisso sia molto più importante che avere una rete di amicizie, perché tra le due categorie: ”compagno” e “amico” si introduce una distinzione assiomatica a priori, con una scala di valori rigida e predefinita. Se l’equilibrio di un individuo dipende esclusivamente dalla stabilità del rapporto col partner, quando quel rapporto dovesse andare in crisi, l’equilibrio di quell’individuo sarebbe definitivamente compromesso, se invece l’equilibrio individuale dipende dall’inserimento in una rete di rapporti non rigidi, l’equilibrio potrà essere salvaguardato anche in condizioni di tensioni molto forti.

Rispondi