VECCHI GAY E GIOVANI
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VECCHI GAY E GIOVANI
Che cosa ci porta ad amare la vita? I legami con la vita sono in realtà rappresentati dai legami con le persone con le quali abbiamo un contatto serio. Il legame con la vita si indebolisce quando si indebolisce la rete sociale che ci sostiene. La solitudine e l’inerzia inducono a visioni pessimistiche del proprio futuro derivanti da una presunta inutilità della propria persona. La vera disillusione è un fatto positivo, è un ridimensionamento delle aspettative che le rende compatibili con la realtà. Se la disillusione non ridimensiona le aspettative ma le distrugge non è vera disillusione ma distruzione, rifiuto del confronto con la realtà. I vecchi disillusi sono tentati dalla disillusione distruttiva e dalla tentazione del radicalismo della negatività. Un vecchio non deve costruire il suo futuro, che sarà comunque breve, e più diventa vecchio più deve accettare che i suoi interlocutori saranno via via sempre più giovani rispetto a lui. Anche un vecchio, per avere una ragione di vita deve pensare al futuro, ma non al proprio futuro. Torna l’idea dello sguardo costantemente rivolto al futuro. Un vecchio gay, nel bene e nel male, ha accumulato esperienze che pur appartenendo ad epoche lontane dal presente, possono avere ancora oggi una utilità per chi viene dopo. Se un vecchio gay ha un dovere, è il dovere di essere presente quando serve, con la dovuta prudenza e nel totale rispetto di chi verrà dopo, perché la sua testimonianza non può essere facilmente sostituita. Non si tratta di insegnare ma di testimoniare, di dire onestamente ciò che si pensa e si prova come ciò che si è pensato e provato in altri periodi della vita. I vecchi, se si rendono conto di essere vecchi e non sono abbagliati da miraggi fuori tempo e fuori luogo, tendono a ridurre la vita all’essenziale perché capiscono che, alla fine, l’unica cosa che conta, al di là della mera sopravvivenza, è il volersi bene. Il vecchio riceve vitalità dal contatto col mondo giovane se si rende conto che quello che può dare è poco mentre quello che può ricevere è moltissimo. Un vecchio legato al mondo giovane invecchia più lentamente e invecchia meglio, è meno centrato su se stesso, si rende conto che c’è molto, anzi moltissimo da fare e che se le persone sono fungibili nel lavoro, non lo sono nei rapporti umani e quindi se un vecchio ha un dovere è quello di non ritirarsi finché le forze fisiche glielo consentono.
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Re: VECCHI GAY E GIOVANI
La vecchiaia è debolezza ma anche consapevolezza. Non è più tempo di progetti, bisogna cominciare a prendere congedo da quanto ha dato un senso alla vita, e qui parlo di tante piccole cose confortevoli, non certo di grandi ideali o di prospettive lontane, che sono state archiviate da tempo. L’essere gay, in qualche modo, ha caratterizzato la mia vita per molti anni, poi, lentamente e quasi inavvertitamente, le cose cambiano e ti ritrovi, giorno dopo giorno, senza prospettive, senza futuro, o meglio, ti rendi conto che il futuro è breve, che la tua stagione volge alla fine e che di fatto, non hai realizzato nulla di positivo, hai sollevato molta polvere, ma quando la polvere si posa l’orizzonte è comunque piatto e vuoto. Le progettualità di un tempo sono svanite senza lasciare traccia, la vecchiaia, che sembrava lontanissima, è arrivata e piano piano ha cominciato a portarsi via tutto. Restano degli affetti, questo è vero, e bisognerebbe costruire proprio su queste basi, ma qualche volta la stanchezza, e intendo la stanchezza fisica, prima che morale, è tale che si finisce per richiudersi in se stessi, a passare o bruciare il tempo in una passività che è solo attesa. Rileggo i diari di 50 e più anni fa, ma quell’epoca della mia vita mi sembra archeologica, qualcosa che non solo non esiste più, ma appartiene quasi ad un’altra persona. Oggi tutto si concentra sul fisico e sull’essenziale, sul riuscire a dormire, sui dolori articolari, sul senso di fatica, sulla lentezza nella ripresa, sulla pressione alta, sui deficit di memoria e di attenzione, sull’essere diventato ormai una specie di mummia da esporre in un museo. Oggi la cosa più desiderata è il riposo, la quiete, il silenzio. Le notizie del telegiornale sono deprimenti e presentano un futuro che è l’esatto contrario di quello che avrei desiderato e il fatto che non sarà il mio futuro, alla fine, è quasi una consolazione. La resilienza in fondo c’è, ma non ha nulla di spontaneo, è un dovere verso gli altri, prima che verso se stessi, al quale non si può venire meno. La volontà supplisce all’entusiasmo.
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IL DISTACCO DEL VECCHIO GAY
La vecchiaia è il tempo del distacco, non sto parlando della fine della vita, che è o si cerca di mettere, nonostante tutto, ancora sullo sfondo, parlo del distacco dalle persone e dalle cose. Il distacco non è indifferenza o disinteresse, se lo fosse sarebbe in fondo qualcosa di indolore, il distacco è sensazione di distanza, di inarrivabilità, di inadeguatezza, non è un non volere qualcosa ma una presa d’atto del non potere raggiungerla, è la sensazione di vedersi sfuggire qualcosa che è stata un po’ il mito della vita e che piano piano si dimostra irraggiungibile. Non è il mondo intorno che cambia, cambia solo il punto di vista del vecchio, ma lo sottolineo, non cambia senza nostalgie, anzi, le nostalgie sono la caratteristica del distacco. Il distacco è un trauma affettivo, direi il trauma affettivo tipico della vecchiaia, quando non c’è ancora l’incombere della malattia ad occupare il primo posto. Anche staccarsi dalle cose è traumatico, se non c’è la speranza del ritorno. Cambiare casa, da vecchi, è un trauma non indifferente, ma staccarsi dalle persone e da certe persone in particolare, è veramente difficile, non c’è solo il disagio del vecchio ma anche il rammarico per aver provocato ad altri il disagio del distacco. I vecchi hanno spesso paura di fare danni a quelli ai quali vogliono bene e anche il distacco è in fondo un fare danni quantunque inevitabile. I vecchi vorrebbero non invecchiare ma si rendono conto che gli atteggiamenti e i modi di fare giovanili diventano via via sempre più inopportuni e al limite ridicoli e che il tempo regge effettivamente comunque e sempre tutte le cose. Il distacco è spesso difficile e lento, intervallato da apparenti ritorni di un minimo di entusiasmo, seguiti da un inevitabile ritorno alla realtà. È proprio qui che il vecchio fa i conti con la vecchiaia, e si accorge di concentrarsi solo su se stesso e sul proprio declino. In altri periodi della vita l’idea del distacco sarebbe stata distruttiva e inaccettabile, ma poi, piano piano, diventa una realtà pervasiva che perde il suo aspetto distruttivo proprio perché è inevitabile, genera malinconia, nostalgia, che restano però sentimenti teorici, privi ormai della spinta al recupero che li caratterizzava in altre epoche. In genere la vita familiare dovrebbe creare legami; per un gay, che non ha famiglia, i rapporti con la famiglia di origine si allentano con gli anni, le amicizie e le relazioni di coppia possono in qualche caso supplire più o meno parzialmente alla mancanza di una famiglia, ma l’avanzare dell’età travolge lentamente ogni cosa come una marea che si alza inesorabilmente, è allora che il vecchio riscontra non solo la sua inutilità, che sarebbe cosa solo sua, ma la sua inadeguatezza e la sua pericolosità per le vite degli altri, per i quali diventerebbe progressivamente solo un peso o una palla al piede.
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VECCHI GAY CHE HANNO BIOSGNO DI IMPARARE
In questi ultimi giorni, le mie giornate di vecchio gay sono state particolarmente intense, non solo dense di impegni ma veramente educative. Imparo ogni giorno da persone molto più giovani di me delle verità che non conoscevo o che conoscevo solo molto superficialmente. Il contatto con alcuni ragazzi e con il loro mondo mi apre il cervello e mi fa capire quando varia e complessa possa essere la realtà e quanto parziale e riduttiva sia la mia personale esperienza. Questo non vale solo per i ragazzi gay ma anche per i ragazzi etero con disturbo ossessivo compulsivo a tema gay coi quali ho avuto contatti, ragazzi che, al di là del d.o.c., hanno personalità veramente notevoli e sono capaci di slanci morali di livello tale che dovrebbero essere presi come esempi da seguire. Due altre cose imparo tutti i giorni e cioè, prima di tutto, che anche le persone migliori possono passare momenti di sofferenza profonda, e poi che l'intelligenza e la sofferenza condivisa sono capaci di abbattere qualsiasi barriera. La vicinanza di questi ragazzi può essere utile a loro ma è certamente utile a me, perché mi tiene vivo, evita il mio scivolamento verso la depressione e l'isolamento. Vedere quante persone di valore ci sono, persone di tutte le età, mi conferma che il mondo ha ancora, nonostante tutto, molto di buono, che deve essere valorizzato perché è una risorsa per tutti. I vecchi possono avere un ruolo che non consiste nel restare falsamente giovani, ma nell'accettare di essere vecchi, perché quella, semplicemente, è la verità e perché i vecchi, proprio in quanto vecchi, possono realisticamente avere un ruolo nella vita dei giovani. Certe volte resto stupito della fiducia e della disponibilità che incontro e sento il dovere morale di spendere la mia vecchiaia per qualcosa che abbia senso, e questo qualcosa consiste nel mettere la mia esperienza e quell'entusiasmo che mi rimane al servizio di chi potrebbe trarne giovamento. Non mi sento generoso per questo perché sono il primo ad ottenerne una gratificazione profonda.
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Re: VECCHI GAY E GIOVANI
L’attività di Progetto mi occupa per molte ore del giorno e anche della notte. Se per un verso è una fatica soprattutto fisica, per l’altro mi mette a contatto col mondo di altre persone lontanissime da me per età e per esperienze di vita ed è un contatto assolutamente particolare, perché non si limita ad aspetti si socialità comune ma coinvolge la sfera più intima della vita, cioè la sessualità. La maggior parte dei miei contatti, oggi, riguarda persone eterosessuali con problemi di doc (disturbo ossessivo compulsivo) a focus gay. Riscontro ogni giorno che le differenze e le distanze, che in teoria dovrebbero esistere, sono in realtà residuati ideologici di dualismi che hanno poco senso. Scopro ogni giorno che al di là di qualsiasi differenza, i bisogni di fondo sono esattamente gli stessi e che un dialogo vero è sempre possibile e utile. Il mondo interiore delle persone, visto da vicino, è infinitamente migliore di come uno potrebbe immaginarselo da lontano. Vedo ogni giorno che le persone più problematiche possiedono enormi potenzialità e sono capaci di sentimenti profondi che troppo spesso restano sepolti sotto una miriade di problemi creati o esasperati per la gran parte da convenzioni sociali e forme aberranti di comunicazione. Ci sono persone che identificano se stesse come un problema perché sono state considerate spesso, se non sempre, come un problema dagli altri e hanno interiorizzato questo schema. Fare capire a queste persone che non solo non sono un problema ma possono fare moltissimo e fanno oggettivamente moltissimo nella vita degli altri, fa rivivere in loro una motivazione rimasta sopita per molto tempo. Chi vive problemi seri cerca un dialogo serio perché ne ha veramente bisogno ed è capace di forme di altruismo lontanissime dalla mentalità del contabile dell’affettività che deve realizzare il pareggio tra dare e avere. Vedo esempi di amore profondo tra un ragazzo e una ragazza al di là di tutti i problemi possibili e cerco di trarne insegnamento. In un mondo dominato dalla frenesia economica e dalla irrazionalità vedo vite individuali ricche di sentimenti veri. Mi rendo conto che le mie esigenze più profonde, al di là delle apparenze, sono identiche a quelle degli altri e che siamo molto più simili di quanto si potrebbe pensare e questo conforta perché nel dopo di me qualcosa di me resterà perché gli altri mi sono profondamente simili.
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Re: VECCHI GAY E GIOVANI
Vivere è difficile, il sogno di vivere tranquilli in un ambiente sereno è stato il mio sogno per tutta la vita, un’utopia, qualcosa di improbabile o meglio di impossibile. L’imprevisto, che non era imprevedibile, ma non è stato previsto, è continuamente in agguato. Gli errori si fanno e sono inevitabili, non c’è attenzione o buona volontà o prudenza che basti per evitarli, solo chi non fa nulla non sbaglia mai. Vivere vuol dire sbagliare, spesso si sbaglia senza nemmeno accorgersi di sbagliare. Ci si fa portare dall’entusiasmo in una profonda ingenuità e si sbaglia come sbagliano i bambini senza nemmeno rendersene conto. Solo dopo si capisce che le cose sono più grandi di noi, che spesso ci sovrastano, che siamo piccoli, gocce perse nell’oceano, che l’impotenza e la frustrazione sono una presenza costante. Ma c’è un ma, la vita va avanti comunque, impotenza e frustrazione sono sempre relative, gli errori si correggono, gli imprevisti di possono limitare e il loro effetto può essere contenuto, la serenità, per quanto imperfetta è sempre possibile, le crisi spesso si risolvono, ad ogni tramonto segue quasi sempre un’alba.
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