omosessualità e scout

Il rapporto fra tematiche gay e religiose, nella vita di sempre
barbara
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da barbara » martedì 8 maggio 2012, 17:59

Consiglio davvero la lettura del documento che ho postato, perchè è molto interessante. Su questo ci sarebbe molto da dire , ma la cosa che più mi preoccupa è il suggerimento secondo il quale nel caso un ragazzo confidasse al capo scout un dubbio sull'orientamento sessuale , dovrebbe essere essere coinvolta la famiglia consigliando un supporto psicologico.
Da un lato il documento prevede che il capo scout non debba rivelare il proprio orientamento (per vari motivi illustrati nel documento) e dall'altra c'è il rischio di un outing verso la famiglia nei confronti di un ragazzo/a che (forse) potrebbe essere omosessuale. Questa è la proposta del teologo presente all'incontro.
Mi spiace che i due esperti presenti non abbiano, se ho letto bene, sollevato perplessità intorno ai rischi di gestire una situazione in questi termini, specie senza la dovuta preparazione.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma per ora mi fermo qui.

Alyosha
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da Alyosha » martedì 8 maggio 2012, 18:19

Barbara avevo dato una lettura veloce al documento, quel che basta per capire che non vale la pena approfondire la lettura. L'ho presa larga apposta la questione per evitare di scivolare in sicure polemiche, perché stringi sstringi si arriva al nodo essenziale di omosessualità e religione discusso milioni di volte. Davo per scontanto che essendo un'associazione cattolica, in materia di educazione si preoccupasse di restituire l'impianto sessuofobo del cattolicesimo, con qualche ritocco direi più di natura estetica che sostanziale. C'è un però e mi pare questo il senso delle riflessioni di Nicomaco ed il però è che adesso si comincia a discutere di omosessualità. Il problema viene posto in modo pubblico ed esplicito e già questo solo fatto impedisce atti di omofobia espliciti. Sempre meglio delle direttive sottobanco che girano in gran segreto, intendo.
Porre il problema ad una platea è già un passo, ancorché le soluzioni siano di certo improponibili, discriminatorie e inbiancate di finta (e fuori luogo date le soluzioni proposstye) benevolenza. Mi piacerebbe che a quetso documento seguissero risposte, corrette, istruite e che indichino i punti deboli e le difformità di questo approccio, piuttosto della solita tiritera e gioco al parossismo.
Ad ogni modo ho ragioni per credere che il comportamento dei capi scout sia tutt'altro e che proprio per questo sia nata l'esigenza di porre la quesstione e dare regolamenti interni. In genere quando un comportamento è giudicato "naturlmente" illeggittimo non c'è neanche bisogno di regolamentare e al contrario nassce l'essigenza di stringere sulla norma, quando la devianza diventa corposa e sopratutto "pericolosa", ma questa è solo l'impressione che ho a pelle del problema, ripeto conosco molto poco dell'universo dello scoutismo.

barbara
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da barbara » martedì 8 maggio 2012, 19:16

Secondo me è anche possibile discutere di questo argomento senza proprio considerare la religione. Sinceramente a me poco importa il tipo di ideologia che può esserci dietro una scelta, quanto le conseguenze che ne derivano.
Leggevo tempo fa di un outing provocato da un insegnante in una scuola pubblica nei confronti di un'alunna adolescente. Io porrei entrambe le vicende sullo stesso piano. Francamente non mi interessa trovare lo origini di ciò. Preferisco usare questo spazio per esprimere un'opinione che magari aiuta qualcuno a riflettere.
Voglio anzi pensare (perchè no?) che il teologo abbia voluto vestire i panni del pedagogista pensando bene di consigliare qualcosa in risposta ai tormenti di un adolescente. Proprio per questo mi spingo a dire che un conto è promuovere un confonto pour parler , "facciamo cultura, scambiamoci opinioni" , un altro conto è mettere le mani in pasta in qualcosa di molto complesso senza capire i danni che si possono fare. Parlo di danni nel rapporto genitori-figli, ma prima ancora nel vissuto di un adolescente , che magari con fatica chiede di essere ascoltato e vede tradita la fiducia che ha posto in una figura educativa .
Nel documento si sostiene che il silenzio è dannoso. Mi sento di affermare che far danni è certamente peggio del silenzio.

Nicomaco
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da Nicomaco » martedì 8 maggio 2012, 19:24

In dieci minuti ho letto le conclusioni del documento segnalato da barbara. In particolare la sintesi delle discussioni avvenute nei gruppi di lavoro formati da coloro che hanno partecipato al seminario (immagino fossero capi scout) e la conclusione finale.

Limito il mio giudizio a questa parte dell’elaborato e dico che non mi sono sembrate affatto conclusioni “inquadrate”, ma conclusioni di persone che vogliono continuare a pensare con la loro testa, tenendo conto di quello che dice il magistero.

E conclusioni abbastanza aperte tra l’altro. Si da ad esempio per scontato che l’omosessualità non è una malattia. Si da per scontato che anche le persone omosessuali abbiano il diritto di coltivare la loro affettività e che ciò sia buono. L’invito alla castità (espresso dal magistero) è stato in alcuni gruppi di lavoro considerato un’imposizione quanto meno problematica (e forse contraddittoria …). Dunque non riesco a capire tutte queste polemiche sui giornali ivi comprese le accuse di razzismo che sono in alcuni casi volate. Molto resta da fare sicuramente. Ci sono ancora posizioni piuttosto arcaiche del magistero in tema di sessualità umana e poco attente all’esperienza concreta. Ci sono posizioni ipocrite e dettate dall’omofobia come dice boy-com. Occorrerebbe una rilettura dei testi sacri attenta a non negare l’umanità di coloro ai quali sono pur sempre rivolti. Ma anche qui non si può pensare che il mondo cattolico cambi in modo radicale atteggiamento dall’oggi al domani. O che sia disposto ad applaudire al matrimonio tra gay come certe associazioni pretenderebbero.

A me pare insomma che gli scout, la base scout e i loro capi (sul resto del documento non mi esprimo), rimangano una risorsa importante per la chiesa cattolica, anche rispetto al tema dell’omosessualità sul quale ormai si riesce a discutere senza essere condizionati dall’ipse dixit.
La verità, vi prego, sull'amore (W.H. Auden)

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Re: omosessualità e scout

Messaggio da barbara » martedì 8 maggio 2012, 19:34

Quello che tu dici è verissimo; ho riscontrato molta più apertura negli elaborati dei gruppi di lavoro che nelle lezioni introduttive.
Resta il fatto che le uniche indicazioni pratiche fornite sono quelle che ho segnalato prima. Confido i che a lato pratico prevalga il buon senso e che le persone si discostino da esse, ma resta il fatto che queste sono le indicazioni pratiche . E il giornalista non a caso le ha riportate.
Sulla dichiarazione che l'omosessualità non è una malattia, verissimo che viene ribadito a un certo punto, ma il messaggio che arriva al lettore , mi spiace dirlo, non è che l'omosessualità sia una variante naturale...
Ora nell'economia di un discorso posso affermare una cosa e poi fare esempi di tutt'altro tipo. Proprio per questo la lettura è opportuna. E' un documento molto complesso e l'articolo di giornale secondo me è riduttivo.

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Re: omosessualità e scout

Messaggio da konigdernacht » martedì 8 maggio 2012, 21:45

Nicomaco ha scritto:qui si scomoda la logica aristotelico-tomista … in modo assertivo … senza spiegare perché … e questo mi pare meno positivo, visto che l’Agesci non può certo avere a disposizione esperti di logica aristotelica per comprenderne il significato
Senza contare che San Tommaso d'Aquino ammetteva l'omosessualità, senza però ammettere la pratica omosessuale: ossia "sii omosessuale ma in silenzio e non in pratica!".

In merito a queste parole, un comune della Sardegna (non ricordo quale) ha detto che non permetterà agli scout di svolgere le loro attività all'aperto su terreni comunali se non si fa comunicazione scritta di dissociarsi da quanto sopradetto da padre Alessandro Salucci.
Ultima modifica di konigdernacht il giovedì 10 maggio 2012, 23:57, modificato 1 volta in totale.
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da il principe » martedì 8 maggio 2012, 22:08

Chiedere ragionevolezza ad associazioni e autorità religiose è come chiedere un abbraccio a un rapinatore.
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Alyosha
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da Alyosha » mercoledì 9 maggio 2012, 9:19

Le ultime riflessioni di Nicomaco e Barbara confermano la mia idea che la base sia molto più avanti dei vertici, confermando un trend generale in cui la società civile è molto più disposta di chi li rappresenta (in ogni contesto politico, sociale ecc.). Non riesco ad essere in accordo sino infondo ne con Barbara ne con Nicomaco però :). Con la prima perché non credo l'approccio dell'agesci sia separabile dalla posizione ufficiale della chiesa e infatti ne ricalca alla perfezione l'impronta, che ho voluto definire sessuofoba più che omofoba, mentre sono ovviamente d'accordo con lei nel dire che certi atteggiamenti vanno segnalati, perché profondamente pericolosi. E' chiaro che se uno scout parla della propria omosessualità e il capò si permette di violare la sua privacy parlandone in famiglia fa un reato gravissimo.
Dall'altro lato non sono daccordo con Nicomaco, non vedo grossi cambiamenti dai tempi di S. Tommaso (e molto prima in verità), tant'è che ancora si cita lui. E' cambiato il modo con cui si "perseguitano" i gay, oggi nelle nostre società nessuno penserebbe più a torture fisiche, ma non la sostanza. Resta infatti un accanimento ingiustificato e immotivato che ancora oggi la Chiesa esercita e ribadisce con i mezzi che gli sono stati dati, puntualmente e instancabilmente oserei dire. Gli unici cambiamenti che vedo sono quelli cui è "costretta", continuamente incalzata dalla società civile (a tal proposito occorre ricordare che gli stessi preti sono membri della società civile e ne subiscono l'influsso, quando interpretano o applicano regolamenti). Insomma non si bruciano ancora al rogo, solo perché non è più consentito farlo, ma si continua a perseguitarli per come meglio si può. Dire che si può essere gay, si può insomma desiderare, ma non realizzare questo desiderio, non è un grande passo in avanti. Non possono più dire che è una patologia (in realtà nel catechismo, che non è la Bibbia e potrebbe tranquillamente essere corretto, c'è proprio scritto così), come non possono più dire che è il sole che gira intorno alla terra. Ma è proprio quello il punto non possono più dirlo, non è che non vorrebbero. Mi fermo qui.
Ultima modifica di Alyosha il mercoledì 9 maggio 2012, 13:23, modificato 1 volta in totale.

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Re: omosessualità e scout

Messaggio da progettogayforum » mercoledì 9 maggio 2012, 11:10

Riposto qui alcune proposizioni del Catechismo Maggiore di San Pio X (1905) che è un atto di Magistero ufficiale della Chiesa:

966. Quali sono i peccati che si dicono gridare vendetta nel cospetto di Dio?
I peccati che diconsi gridar vendetta nel cospetto di Dio sono quattro:
1. omicidio volontario;
2. peccato impuro contro l’ordine della natura;
3. oppressione dei poveri;
4. fraudare la mercede agli operai.

967. Perché si dice che questi peccati gridano vendetta al cospetto di Dio?
Questi peccati diconsi gridare vendetta al cospetto di Dio, perché lo dice lo Spirito Santo e perché la loro iniquità è così grave e manifesta che provoca Dio a punirli con più severi castighi.

Il Catechismo approvato a promulgato nel 1997 da Giovanni Paolo II (quando l’attuale Papa era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede) così recita testualmente:

Castità e omosessualità
2357
L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, 238 la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». 239 Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati.
(238) Cf Gn 19,1-29; Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10.
(239) Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 8: AAS 68 (1976) 85.

2358 Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione.

2359 Le persone omosessuali sono chiamate alla castità. Attraverso le virtù della padronanza di sé, educatrici della libertà interiore, mediante il sostegno, talvolta, di un'amicizia disinteressata, con la preghiera e la grazia sacramentale, possono e devono, gradatamente e risolutamente, avvicinarsi alla perfezione cristiana.

Ma non c’è solo questo:

2352 Per masturbazione si deve intendere l'eccitazione volontaria degli organi genitali, al fine di trarne un piacere venereo. « Sia il Magistero della Chiesa – nella linea di una tradizione costante – sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato ». « Qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità ». Il godimento sessuale vi è ricercato al di fuori della « relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana ». 236
(236) Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Persona humana, 9: AAS 68 (1976) 86.


CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
PERSONA HUMANA
ALCUNE QUESTIONI DI ETICA SESSUALE

29 dicembre 1975(1)

Relazioni omosessuali
8. Ai nostri giorni, contro l’insegnamento costante del magistero e il senso morale del popolo cristiano, alcuni, fondandosi su osservazioni di ordine psicologico, hanno cominciato a giudicare con indulgenza, anzi a scusare del tutto, le relazioni omosessuali presso certi soggetti. Essi distinguono - e sembra non senza motivo - tra gli omosessuali la cui tendenza, derivando da falsa educazione, da mancanza di evoluzione sessuale normale, da abitudine contratta, da cattivi esempi o da altre cause analoghe, è transitoria o, almeno, non incurabile, e gli omosessuali che sono definitivamente tali per una specie di istinto innato o di costituzione patologica, giudicata incurabile.
Ora, per ciò che riguarda i soggetti di questa seconda categoria, alcuni concludono che la loro tendenza è a tal punto naturale da dover ritenere che essa giustifichi, in loro, relazioni omosessuali in una sincera comunione di vita e di amore, analoga al matrimonio, in quanto essi si sentono incapaci di sopportare una vita solitaria.
Certo, nell'azione pastorale, questi omosessuali devono essere accolti con comprensione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale. La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza; ma non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale. Secondo l'ordine morale oggettivo, le relazioni omosessuali sono atti privi della loro regola essenziale e indispensabile. Esse sono condannate nella sacra Scrittura come gravi depravazioni e presentate, anzi, come la funesta conseguenza di un rifiuto di Dio.(14) Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati e che, in nessun caso, possono ricevere una qualche approvazione.
(14) Rm 1,24-27: «Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in sé stessi la punizione che si addiceva al loro traviamento». Cf. anche quello che Paolo dice a proposito degli uomini sodomiti e pervertiti in 1 Cor 6,10 e 1 Tm 1,10.

Masturbazione
9. Spesso, oggi, si mette in dubbio o si nega espressamente la dottrina tradizionale cattolica, secondo la quale la masturbazione costituisce un grave disordine morale. La psicologia e la sociologia, si dice, dimostrano che, soprattutto tra gli adolescenti, essa è un fenomeno normale dell'evoluzione della sessualità. Non ci sarebbe colpa reale e grave, se non nella misura in cui il soggetto cedesse deliberatamente ad un'auto soddisfazione chiusa in se stessa («ipsazione»), perché in tal caso l'atto sarebbe radicalmente contrario a quella comunione amorosa tra persone di diverso sesso, che secondo certuni sarebbe quel che principalmente si cerca nell'uso della facoltà sessuale.
Questa opinione è contraria alla dottrina e alla pratica pastorale della chiesa cattolica. Quale che sia il valore di certi argomenti d'ordine biologico o filosofico, di cui talvolta si sono serviti i teologi, di fatto sia il magistero della chiesa - nella linea di una tradizione costante -, sia il senso morale dei fedeli hanno affermato senza esitazione che la masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato.(15) La ragione principale è che, qualunque ne sia il motivo, l'uso deliberato della facoltà sessuale, al di fuori dei rapporti coniugali normali, contraddice essenzialmente la sua finalità. A tale uso manca, infatti, la relazione sessuale richiesta dall'ordine morale, quella che realizza, «in un contesto di vero amore, l'integro senso della mutua donazione e della procreazione umana».(16) Soltanto a questa relazione regolare dev'essere riservato ogni esercizio deliberato sulla sessualità. Anche se non si può stabilire con certezza che la Scrittura riprova questo peccato con una distinta denominazione, la tradizione della chiesa ha giustamente inteso che esso veniva condannato nel nuovo testamento, quando questo parla di «impurità», di «impudicizia», o di altri vizi, contrari alla castità e alla continenza.
Le inchieste sociologiche possono indicare la frequenza questo disordine secondo i luoghi, la popolazione o le circostanze prese in considerazione; si rilevano così dei fatti. Ma i fatti non costituiscono un criterio che permette di giudicare del valore morale degli atti umani.(17) La frequenza del fenomeno in questione è, certo, da mettere in rapporto con l'innata debolezza dell'uomo in conseguenza del peccato originale, ma anche con la perdita del senso di Dio, la depravazione dei costumi, generata dalla commercializzazione del vizio, la sfrenata licenza di tanti spettacoli e di pubblicazioni, come anche con l'oblio del pudore, custode della castità.
La psicologia moderna offre, in materia di masturbazione, parecchi dati validi e utili, per formulare un giudizio più equo sulla responsabilità morale e per orientare l'azione pastorale. Essa aiuta a vedere come l'immaturità dell'adolescenza, che può talvolta prolungarsi oltre questa età, lo squilibrio psichico, o l'abitudine contratta possano influire sul comportamento, attenuando il carattere deliberato dell'atto, e far sì che, soggettivamente, non ci sia sempre colpa grave. Tuttavia, in generale, l'assenza di grave responsabilità non deve essere presunta; ciò significherebbe misconoscere la capacità morale delle persone.
Nel ministero pastorale, per formarsi un giudizio adeguato nei casi concreti, sarà preso in considerazione, nella sua totalità, il comportamento abituale delle persone, non soltanto per ciò che riguarda la pratica della carità e della giustizia, ma anche circa la preoccupazione di osservare il precetto particolare della castità. Si vedrà, specialmente, se si fa ricorso ai mezzi necessari, naturali e soprannaturali, che l'ascesi cristiana, nella sua esperienza di sempre, raccomanda per dominare le passioni e far progredire la virtù.
(15) Cf. LEONE IX, Ep. Ad splendidum nitentis, a. 1054: Denz 687-688; Sant’Offizio, Decreto del 2.3.1679: Denz 2149; Pio XII, Allocuzioni dell'8 ottobre 1953 e del 19 maggio 1956: AAS 45(1953), 677s e 58(1956), 472s.
(16) Gaudium et spes, 51: n. 23; EV 1/1483.

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Hugh
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Re: omosessualità e scout

Messaggio da Hugh » mercoledì 9 maggio 2012, 14:41

Salve a tutti,

l'argomento mi interessa e mi sono perciò letto con attenzione l'articolo di Repubblica, quanto scritto da fr. Salucci due anni fa e l'intero documento "ad usum AGESCI" con le relazioni di Compagnoni, Tomisich e Seghi.

Ho letto altresì quanto avete scritto voi su questa discussione.

Non provengo dall'ambiente scout (anzi, è utile precisare AGESCI, gli scout non sono tutti cattolici), ma ho avuto amici scout e pertanto la loro proposta educativa un poco la conosco, così come l'impegno che mettono nelle cose che fanno.

E' chiaro che essendo una associazione cattolica ha come riferimento il magistero della Chiesa cattolica.
Spiace dirlo, ma volte basta questo, ormai, per squalificare agli occhi di tante persone quello che una organizzazione fa di bene: il pregiudizio anticattolico talora supera persino quello che viene rinfacciato ai cattolici stessi.
L'articolo di Repubblica si pone un po' in quest'ottica, con il titolo ad effetto... ma si sa, quello lo fanno tutti i giornali. Diciamo pure che se mi fossi limitato a leggere il pezzo riportato dal quotidiano avrei ricavato una visione parziale dei fatti.

Fatte queste premesse, procedo per punti e cerco di essere sintetico:

1) le prime due relazioni, di Compagnoni e Tomisich, le ho trovate poco organiche, un tantino fumose e quasi per nulla condivisibili nelle conclusioni.
Tra l'altro, nella prima, vengono portati esempi (quello del criminale) al limite dell'offensivo. E non ci spendo più di queste 4 righe 4.

2) la terza relazione, quella di Seghi, è invece molto ricca e bella.
Va al sodo della questione, direi. Non si può accogliere in toto, ma è apprezzabile e condivisibile in molti punti.
Si evince come sia fondamentale per gli Scout educare i/le ragazzi/e a diventare uomini e donne, adulti maschi e femmine con una precisa identità di genere, senza discriminazioni nei confronti degli omosessuali, almeno a parole.
Il punto dolente, infatti, è la ricerca quasi affannosa del "dove si sbaglia", del "quando si rischia di mancare" da parte delle diverse agenzie educative - la famiglia in primis - nel timore che il ragazzo (soprattutto i maschi: viene affermato che in ambito femminile ci sono meno problemi) possa avere difficoltà a passare dalla fase (necessaria) omoaffettiva a quella definitiva eterosessuale.

E qui casca l'asino, perché non si può assolutamente caricare un padre, una madre, una famiglia, ma direi nemmeno la scuola, né tanto meno scout e altre associazioni di un peso simile!
E' già possibile che alcuni genitori questa responsabilità possano sentirla quasi come una colpa, ed ingiustamente, se il loro figlio mostra tendenze omosessuali: ci manca solo che ci si metta a codificare come fare perché certi "problemi" non si presentino!
Questo mi ha fatto veramente riflettere e mi ha dato molto fastidio.
Pretendere di asserire che si diventa gay perché qualcosa non funziona nel percorso di crescita del ragazzo dopo la fase edipica mi sembra alquanto azzardato.
Anche così fosse, si tratta della storia della crescita e dello sviluppo integrale di ogni singolo, e non vedo nessun intento buono nel cercare di essere "preventivi" il più possibile, se non quello - tutt'altro che nobile - che può eventualmente sconfinare in una forma sottilmente infida di razzismo!

Quanto ai capi, mi pare che si guardi più alla persona nel suo complesso che ad una sua eventuale tendenza sessuale. Le cose che ho letto non mi hanno sorpreso. Giustamente, però, le domande sono emerse nei gruppi e c'è bisogno di ulteriore chiarezza, perché se va bene il capo gay (non dichiarato), allora deve andare bene anche quello che fa e non si può indurre il sospetto che come gay non sia grado di accompagnare i ragazzi verso un armonioso sviluppo etero!!
Altrimenti, l'asino faticosamente rimessosi sulle zampe cade di nuovo!

Vorrei dire che anch'io, dalla lettura dei lavori di gruppo, ho avuta la netta e confortante impressione che le persone si facciano le domande giuste e non rinuncino ad usare la propria testa dopo aver ascoltato le idee di tutti (per carità, ognuno libero di esprimere la propria).

Ho letto, infine, il contributo di fr. Salucci, in perfetto e mirabile stile ecclesiale, di quelli che sanno volare molto in alto e sanno essere edificanti (Nicomaco, sono d'accordo con te). Mi sono concentrato sull'ampio paragrafo 7.3 dedicato all'omosessualità. E' vero, non viene condannata la tendenza omosessuale e l'amore sincero tra persone dello stesso sesso viene persino rivalutato e valorizzato nella sua "fecondità" (scusate se è poco...).
Si ribadisce che sono gli atti ad essere contrari all'ordine naturale, a causa della differenza della 'mediazione corporea' che è insuperabile, e l'uomo non può farci nulla.
Insomma, per Salucci, pur accettando la visione personalistica (e non solo genitale) della sessualità, si arriva - volenti o nolenti - a questo "nodo".

Se quindi mi fa piacere vedere che si fanno dei passi avanti e ne prendo atto (con mooolta cautela, secondo lo stile della "mia Chiesa", come è solito dire pure Vito Mancuso), sono convinto che altri ve ne siano da compiere.

Diceva Nicomaco a proposito dell'atto sessuale: ma quale atto? E' solo uno?
O ce ne sono di più? E due gay stanno insieme solo per quello? Ci sono poi coppie gay dove la penetrazione non è neppure contemplata... e allora?
Insomma, da meditare c'è tanto.

Non siamo, noi cattolici, qui a mani giunte a sperare e a gioire per ogni briciola che pare venga di quando in quando concessa dalle gerarchie o dai teologi: una nostra serenità, in tanti casi, l'abbiamo già raggiunta. Ci fa quindi più piacere per loro se riescono a liberarsi da sessuofobia in genere e da omofobia in particolare.
Mi direte: sì, ma la Chiesa è potente e condiziona anche le scelte politiche ecc ecc e il Paese rimane indietro, paga le conseguenze di una presenza "ingombrante".
E su questo non ho nulla da aggiungere e vi dò ragione: la "mia" Chiesa la difendo, ma la laicità dello Stato è irrinunciabile.
La lotta spirituale è dura quanto la guerra tra uomini
(Arthur Rimbaud, Una stagione all'inferno )

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