Ciao Tom, c'è da dire però che come fa notare Dawkins, sono state messe a confronto centinaia di strategie diverse per un torneo virtuale del dilemma del prigioniero e la strategia vincente è quella chiamata
Tit for Tat, che consiste nel dare fiducia alla prima mossa e poi regolarsi sulle mosse dell'avversario: se ci rende la fiducia, possiamo continuare a darla, altrimenti se ci tradisce poi noi tradiamo a quella successiva, e così via.
La situazione italiana attuale è ormai avviata abbastanza bene e salvo alcuni casi (non rarissimi, ok, ma neanche la maggioranza), e salvo i ragazzi alle scuole medie per cui può essere più difficile (ma neanche sempre, qualcosa si sta muovendo anche lì) c'è la possibilità di dichiararsi senza che questo costituisca un problema forte.
E' un circolo virtuoso, più gente si dichiara e più la società recepisce positivamente, e più induce gente a dichiararsi e così via.
Chiaramente negli stati in cui l'omosessualità è perseguita, anche con la pena di morte, non è una strategia pensabile, ma in Italia il problema non si pone certo in questi termini.
E anche il chiedere a tutti di dichiararsi, non lo vedo come un obbligo per cui se non lo fai sei un traditore quanto un'esortazione, uno stimolo con la prospettiva di migliorare sia la propria vita che quella dei gay e della società intera. Esortazione che può essere liberamente recepita oppure no, e che non vale in quei casi estremi in cui non è possibile o quando si è troppo giovani. Quantomeno, io la vedo così (sono l'autore del blog lastessamedaglia.com - tra parentesi, Yin Yang, dal nickname non ti riconosco, chi sei?

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Secondo me si può, generalizzando (e quindi sicuramente "perdendo" qualcosa in termini di percorsi individuali unici e irripetibili, ma comunque dicendo qualcosa di valido), bisognerebbe iniziare costruendosi un'identità "gay" potendo contare sul supporto di altri LGBT, tramite forum oppure gruppi associativi. E' una prima fase importantissima, quella del confronto con altri LGBT, per poter acquistare sicurezza di sé. Ma dopo aver "attinto" a questa fonte, bisogna tornare alla vita "vera" rinvigoriti, o si rischia davvero di diventare il "gay" da una parte e il represso dall'altra. Se si ha acquistato sufficiente sicurezza si può procedere ai coming out, che all'inizio saranno carichi di emotività, tensione e quant'altro. Con i genitori poi è un passo importantissimo e forse è un discorso completamente a sé.
Però dopo, quando si ha imparato a fare i coming out e tutto, si può essere tranquillamente sé stessi in tutto e per tutto come un eterosessuale. Questo non significa andare in giro a dire "sono frocio", significa semplicemente che anche con amici di amici che non si conosce, se qualcuna commenta un ragazzo anche tu puoi dire "sì, è carino"; se qualcuno chiede se sei fidanzato, dici "sì, ho il ragazzo"; e via dicendo. Questo non è esibizionismo, né dare troppa importanza all'omosessualità. E' dare il giusto, normale, sano rilievo alla propria componente affettiva. E nasconderlo non è "mi accetto ma sono riservato", a meno che non stai parlando con persone chiaramente omofobe che potrebbero danneggiarti: è sottile omofobia interiorizzata.
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Aggiungo che in questo modo non vieni visto come "l'amico gay". Vieni visto come l' "amico gay" se l'hai nascosto per anni e poi fai la mega dichiarazione: "sai quella volta pensavo quello, sai poi ero innamorato di quello" etc (cosa che può succedere se sei amico di Tizio da molti anni, prima di aver integrato la componente omosessuale in modo da comportarsi liberamente e tranquillamente); oppure se hai amici omofobi, oppure i (le?) gay-friendly strambi che poi ti chiedono di andare a fare shopping o di vedere centinaia di film gay. Se hai amici equilibrati e di volta in volta nelle occasioni della vita parli loro delle tue questioni sentimentali non sei l'amico gay, sei l'amico. Punto. Come gli etero che parlano delle loro questioni sentimentali agli amici. Ho da poco iniziato l'università e con non-chalance quando è capitato ho detto di avere il fidanzato, dato che ci convivo, e non sono partite neanche discussioni sul "ah quindi sei gay", è stato recepito e accettato normalmente e parlo con amici e amiche delle nostre questioni come loro mi parlano delle loro senza che si faccia caso al fatto che noi siamo due maschi e nel loro caso sono un maschio e una femmina.